Denver Nuggets: nessun motivo per disperarsi

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Capolinea. O meglio, primo capolinea. Con la partenza del GM Ujiri, di coach Karl e di Andre Iguodala, Corey Brewer e Kosta Koufos a Denver termina ufficialmente un ciclo che aveva fatto tornare i Nuggets ai piani alti della Western Conference. Ora l’obiettivo è ricostruire, con la consapevolezza di avere comunque una buona base da cui partire.
Partiamo appunto da chi è rimasto: Ty Lawson arriva da una stagione molto positiva, scollinando addirittura oltre i 20 punti di media a partita nei playoffs contro Golden State, e avrà anche per quest’annata le redini della squadra. Javale McGee con coach Karl aveva un minutaggio limitato, che sicuramente crescerà data la partenza di Koufos e per lui ci saranno notevoli responsabilità sotto le plance (non solo su Shaqtin a fool). Per Danilo Gallinari la situazione si fa più complessa: senza Iguodala potrà prendersi più tiri e più isolamenti anche spalle a canestro, ma bisogna tenere sotto controllo i progressi del legamento crociato infortunato per stabilire quando e come potrà rientrare in campo. Il primo violino in attacco rimane comunque Danilo, assieme a Lawson. Poi, “the manimal” Kenneth Faried, pronto ad una stagione da protagonista e da possibile All Star. I mezzi atletici rimangono spaventosi, e c’è solo da curare quel tiro dalla media che è stato spesso discontinuo durante la scorsa stagione. Avrà più spazio (almeno fino al ritorno di Gallinari) anche Wilson Chandler, eterna promessa che deve ancora sbocciare definitivamente.

Il neo GM Tim Connelly ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per trovare i nuovi “pezzi” della scacchiera di Denver e riportare tranquillità in un ambiente scosso dal licenziamento di coach Karl e dalla firma di Iggy a Golden State. Il posto in panchina è stato colmato da Brian Shaw, giovane ma con tanta esperienza NBA, sia da giocatore che da assistente allenatore ai Lakers prima e ai Pacers poi: corteggiato da una decina di franchigie, ha alla fine scelto le montagne del Colorado per iniziare la carriera da head coach. Successivamente è stata la volta dei giocatori: i nuovi arrivati nella “mile- high city” rispondono ai nomi di JJ Hickson (che non rientrava più nei piani di Portland), Randy Foye (da Utah) e Nate Robinson, non trattenuto dai Bulls e firmato con un biennale da poco più di 4 milioni di dollari. Sapranno integrarsi nei meccanismi di Denver?
Foye è una guardia ordinata, che ha sempre dato il suo apporto statistico, da Minnesota all’ultima esperienza con i Jazz, e potrebbe anche coprire l’eventuale vuoto lasciato da Andre Miller, insoddisfatto della dirigenza dopo il licenziamento di Karl, che potrebbe partire. Destano più preoccupazioni Hickson e “Kryptonate” Robinson: il lungo proveniente dai Blazers potrebbe avere problemi di minutaggio e di coabitazione con Faried, mentre l’ex Bulls dovrà ancora una volta adattarsi ad essere il terzo o quarto violino di una squadra, avendo davanti Lawson, Gallinari e anche McGee, partendo dalla panchina.

L’ambiente dei Nuggets, abituato ultimamente a molte vittorie e soddisfazioni, non vorrebbe che questa fosse una stagione di transizione, ma se i “nuovi” non dovessero integrarsi al meglio, la Northwestern Division potrebbe essere più ardua del previsto, con Portland e Minnesota pronte a scavalcare Denver per un posto nei playoff.

8 COMMENTS

  1. Denver ha sbracato. Se cedi Iguopdala e Brewer e ingaggi Robinson, sei un incompetente nel migliore dei casi. Ci sarà un fuggi fuggi generale nel breve periodo.

    • … e Karl per Shaw. Sono da settimo posto, quelle davanti non si sono indebolite (tranno OKC, ma non sono i gragari a fare la differenza) e quelle dietro si sono rinforzate (HOU e GSW)

  2. Il potenziale della squadra resta comunque elevato, ma bisognerà vedere come coach Shaw imposterà il gioco della squadra. Molta curiosità!

  3. squadra comunque temibilissima, ed in grado di piazzare un altro colpo di mercato, scambiando 2-3 pezzi del roster attuale, per un upgrade nello spot di guardia o ala grande. continuo comunque a pensare che aldridge o pau gasol siano entrambi perfetti per giocare al fianco di un centro atletico come mcgee. mirerei a loro più che ad una guardia di livello.

  4. il potenziale della squadra è ancora alto ma il vero salto di qualità lo fanno con l’eventuale esplosione di javalone che deve dimostrare di valere quelle cifre per più di quei 5-8 min a partita in cui rende bene. nello spot di ala grande son coperti perché si possono alternare gallo hickson e faried con arthur e randolph che possono far rifiatare gli altri in rs… chandler mi sembra essere molto fragile ed un eterno incompiuto, come guardia ci dovrebbe stare teoricamente lui, nel ruolo di play son coperti e nel ruolo di sf c’è il gallo… la formazione sarà: ty – chandler – gallo – faried – mcgee con miller-nate-hickson sicuri in rotazione… bisogna vedere se javal fa un salto di qualità altrimenti servirebbe un buon centro ( concordo sul modello gasol)

  5. ma nessuno commenta l’arrivo di oden a miami… se pat vince pure questa scommessa… diventa il miglior gm di sempre

    • si specializzerà nelle sventolata di asciugamano,però si porterà l anello a casa a fine anno

  6. L’esperienza di Roy con Minnesota potrebbe forse farci capire come andrà..fermo restando che mi piacerebbe moltissimo vedere un Oden al 100%..sulla carta è una mossa davvero buona quella di Miami, al pari di quella fatta da Cleveland con Bynum

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