L’NBA diventa Global Basketball Association

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Un prodotto è di grande successo quando lo si riesce a vendere dappertutto, dentro e fuori i propri confini nazionali. La National Basketball Association secondo il commissioner David Stern è un vero e proprio fenomeno da esportazione, una multinazionale dello spettacolo impegnata a valorizzare la pallacanestro nel mondo. E per avvicinare ancor di più l’universo internazionale e quello NBA, Stern ha dato vita ad una preseason decisamente diversa dal solito. Le squadre NBA portano avanti la loro preparazione ma in location piuttosto particolari, sparse nei quattro angoli del pianeta.

Semplice trovata di marketing o programmazione per il futuro? Forse entrambe le cose considerando la particolare attenzione dell’NBA verso i mercati emergenti unito al desiderio di coinvolgere (e far confluire a livello monetario) l’interesse di milioni e milioni di appassionati di basket sparsi in tutto il globo terrestre. Analisi di mercato e grafici a parte, il Global Tour ha visto impegnate diverse franchigie e con tutte le precauzioni del caso si può iniziare a fare qualche riflessione.

Partendo con un plauso al CSKA Mosca di coach Ettore Messina trionfatore al Target Center di Minneapolis contro i Timberwolves. Per i russi prestazione sontuosa da parte di Milos Teodosic (26) senza dimenticare gli altri sette uomini nelle file russe in doppia cifra, contro cui poco hanno potuto i 21 punti di Derrick Williams ed i 14 di Kevin Martin.

Dagli Stati Uniti ci si è spostati in Europa, con Oklahoma City Thunder e Philadelphia 76ers trionfanti rispettivamente in Turchia contro il Fenerbahce (24 punti in 28 minuti per Kevin Durant) ed in Spagna contro il Bilbao (in evidenza Evan Turner con 25 punti) prima di scontrarsi l’una contro l’altra a Manchester. In terra inglese, alla Phones4U Arena (dove abbiamo potuto parlare con i giocatori dei Thunder e con quelli dei Sixers), va segnalata la vittoria dei Thunder che fatturano 68 punti, 25 rimbalzi e 21 assist con il trio Reggie Jackson-Serge Ibaka-Kevin Durant.

Dal Vecchio Continente al Sudmerica (a Rio de Janeiro) per assistere al match tra Chicago Bulls e Washington Wizards. Pur senza Derrick Rose e Joakim Noah, la truppa di coach Thibodeau ha portato a casa la vittoria grazie ai 18 punti di Taj Gibson ed ai 14 di Luol Deng.

Infine gran finale in Asia con i faccia a faccia tra Houston RocketsIndiana Pacers e Los Angeles Lakers Golden State Warriors. Lo scontro riassunto nel duello tra James Harden e Paul George (disputato prima a Manila e poi a Taipei) è andato ad appannaggio dell’ex OKC, leader con 21 punti in entrambi i match, a cui si aggiunge la doppia doppia di Omri Casspi (17 punti e 10 rimbalzi) nelle Filippine ed i 17 punti e 4 assist di Jeremy Lin nella sua Taiwan.

Ma il gran finale del Global Tour non poteva che andare in scena in Cina dove, dislocati tra Pechino e Shanghai, i Golden State Warriors hanno battuto 2-0 i Los Angeles Lakers, senza Kobe Bryant. Nella gara 1 a Pechino brilla David Lee (31 punti e 6 rimbalzi) ed Andrew Bogut (9 punti e 14 rimbalzi) perfettamente assistiti da uno Steph Curry in versione deluxe da 24 punti. Nel re-match a Shanghai non va molto meglio ai gialloviola con il solo Pau Gasol in doppia cifra (16 a fine gara) a cui si oppone un positivo Klay Thompson da 25 punti.

In definitiva l’esperienza del Global Tour si è rivelata un ulteriore passo in avanti da parte dell’NBA verso il resto del mondo. Tralasciando le logiche di marketing, aprire le porte alle squadre NBA è una grande opportunità, per prendere appunti e portare sul parquet un grande spettacolo, quello che ogni appassionato di basket vorrebbe sempre vedere.