Serie A: la nuova Virtus Bologna punta al futuro

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Se il buongiorno si vede dal mattino la nuova Virtus Bologna può essere fiduciosa sul proseguo del campionato. Si è giocata appena una partita eppure le V Nere hanno mostrato qualcosa di diverso rispetto alle ultime stagioni e persino a Casalecchio si respirava un’aria diversa. Merito del nuovo corso targato Renato Villalta e Bruno Arrigoni. Dopo la parentesi del ciclo Sabatini la Virtus aveva bisogno di una ventata di aria fresca per ripresentarsi ai nastri di partenza del campionato con nuovi stimoli. E non c’è nulla di meglio che rievocare i fasti del passato, sperando che i giocatori di oggi ne traggano ispirazione. Infatti con Villalta è tornato un altro simbolo della Virtus vincente, ovvero lo sponsor Granarolo, che di per sè pare indicare poco ma in realtà indica come sia tornata la voglia di investire nel basket e di provare ad aprire un nuovo ciclo vincente. A questo aggiungiamo anche che il nuovo presidente ha da subito impresso una direzione diversa rispetto a quella data da Sabatini, puntando ha fare le cose in chiaro e a riconquistare l’affetto dei tifosi, uno dei fulcri del suo progetto. E il popolo bianconero bolognese ha risposto finora bene con 2106 abbonamenti sottoscritti fino alla settimana scorsa, pur rimanendo come obiettivo ultimo quello di tornare a riempire tutta la Unipol Arena.

Se le motivazioni, allora, per invertire la tendenza ci sono tutte mancava però la parte più importante ovvero quella tecnica. Ma anche qui la scelta non poteva essere migliore, visto che come direttore sportivo è arrivato Bruno Arrigoni, uno che lavora sotto traccia ma sa sempre tirare fuori il meglio dal mercato e difficilmente sbaglia un colpo. Come allenatore è rimasto invece Luca Bechi colui che la scorsa stagione aveva dato nuova linfa ad una Virtus in caduta libera, e che dopo quello sforzo quest’estate ha potuto costruire, con Arrigoni, la sua squadra. Un gruppo, che come dimostra la partita con Sassari è stato costruito veramente bene, puntando molto anche sui giovani. Bechi ha voluto uno starting five anomalo per il basket moderno con due americani piccoli come Casper Ware e Dwight Hardy , il primo in regia il secondo come guardia, accompagnati da due ali giovani, atletiche e con buon tiro da fuori,  come Viktor Gadderfors e Brock Motum insieme ad un centro verticale come Shawn King.
Una bella scommessa,  soprattutto quella di puntare su Hardy che era stato il crack della Legadue due anni fa, ma che si era perso l’anno scorso ad Avellino prima di finire a Barcellona; allo stesso modo sono una scommessa i due lunghi King e Jordan, in quanto giocatori verticali, da pitturato, che però si completano bene con i piccoli e sono due buoni intimidatori dell’area.

La panchina bolognese è quella che ci rende più contenti perchè Bechi ha deciso di puntare sui giovani italiani protagonisti dell’oro europeo under-20: Imbrò, Fontecchio, Landi. Tutti e tre hanno una grande occasione ma andranno gestiti con oculatezza per evitare di perdersi; forse quello più preparato è Imbrò, che ha già giocato con continuità l’anno scorso (e che è stato nominato addirittura capitano della squadra) ma tutti e tre dovranno rispondere sul campo alle tante parole spese. A chiudere il roster c’è poi Matt Walsh, giocatore giramondo ma con una notevole esperienza e malizia, ottimo per fare da chioccia ai tanti giovani e per dare il suo contributo in uscita dalla panchina: tant’è che dopo la partita con Sassari ha elogiato la squadra, sottolineando il lavoro fatto in palestra.

Insomma le premesse per fare una buona stagione ci sono, quanto meno per fare meglio di quella passata, però un ruolo fondamentale lo avrà Bechi: a lui spetta il compito di plasmare i tanti giovani, ben sei classe ’90,  di farli crescere e di integrarli con il resto della squadra, nonchè di adattare al nostro campionato gli stranieri alla prima esperienza in Italia; se ci riuscirà allora ne vedremo delle belle.