Atlanta Hawks: corsa al titolo sì, ma senza fretta

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Ognuna delle trenta franchigie impegnate nella National Basketball Association coltiva il sogno di vincere il titolo NBA e tutte, chi più chi meno, si adopera per trasformare in solida realtà il sogno che si sta coltivando. Gli Atlanta Hawks sono una di queste e il titolo di campione NBA manca in Georgia da ben cinquantacinque anni e considerando il piano di ristrutturazione inaugurato dal GM Danny Ferry due anni fa, occorrerà aspettare ancora.

Per i tifosi di Atlanta ci sarà bisogno ancora di tanta pazienza, anche perchè le facce nuove portate in Georgia non aiutano a dare agli Hawks l’idea di essere diventata una contender ed anzi sembra che il processo di rebuilding sia appena iniziato. Anche se (con ironia) non la pensa allo stesso modo l’account twitter ufficiale degli Hawks il quale sentenzia:

È arrivato un nuovo allenatore (Mike Budenholzer, storico vice di Gregg Popovich agli Spurs) oltre ad un valido free agent come Paul Millsap (14.6 punti e 7.1 rimbalzi la passata stagione in maglia Jazz) con la speranza di non far rimpiangere troppo Josh Smith (17.5 punti, 8.4 rimbalzi ed anche 4.1 assist di media l’anno scorso) che, da free agent, ha deciso di cambiare aria e accettare la corte dei Detroit Pistons.
In tandem con l’ex Jazz agirà Al Horford, pronto a farsi carico delle responsabilità nei momenti chiave della partita. Per il dominicano l’obiettivo è di fare meglio della passata stagione (chiusa in doppia doppia di media da 17.4 punti e 10.2 rimbalzi tirando con il 52% dal campo) dimostrando allo stesso tempo di meritare l’investitura di go-to-guy al quale affidarsi durante la partita.

Alle loro spalle agirà un backcourt rimasto invariato rispetto alla passata stagione e che quindi vedrà impegnato in campo Jeff Teague (che ha vissuto un’estate complessa venendo messo spesso al centro di rumors di mercato che lo vedevano lontano da Atlanta) accoppiato con il cecchino Kyle Korver (che ha firmato il rinnovo contrattale quest’estate) o insieme a John Jenkins (sophomore in costante crescita e quindi da monitorare) qualora Korver venisse spostato in ala piccola. In attesa del ritorno dall’infortunio al ginocchio di Lou Williams.

Se per lo starting five si può spendere una buona parola in ottica playoffs, la qualità della panchina può essere un fattore determinante in negativo, e che può affossare le speranza di questi Hawks, soprattutto se verosimilmente Atlanta duellerà fino all’ultima gara per un biglietto che vale la post season. Ferry ha cercato di sostituire degnamente i partenti Devin Harris, Ivan Johnson, Zaza Pachulia, Dahntay Jones e DeShawn Stevenson portando a casa DeMarre Carroll, Gustavo Ayon, Pero Antic, Cartier Martin ed Elton Brand a cui si aggiungono il su citato Jenkins ed il rookie tedesco Dennis Schroeder, scelto con la #17 all’ultimo draft.

La navigazione a fari spenti in una Eastern Conference (ben livellata sopratutto nella parte bassa della classifica) può essere un opzione sul tavolo per questi Hawks, per uscire allo scoperto al momento dello sprint finale aggiudicandosi un sudato ottavo posto che vale la qualificazione ai playoffs. Poi però arriva il momento di affrontare un top team lanciato verso le finali di conference, che fare allora?

A questa domanda gli Hawks sembrano al momento non voler rispondere, anche perchè ad Atlanta nessuno ha voglia di fasciarsi la testa prima di rompersela. In una parola, semplicemente, non c’è fretta.