Kevin Martin, una sub-star NBA

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2030

Nella NBA ci sono tante categorie di giocatori. C’è chi lotta per rimanere nella Lega, chi ha un posto in panchina o in quintetto assicurato, gli All-Star, le Superstar e chi è appena sotto di essi. Kevin Martin appartiene senza dubbio a quest’ultima categoria. Non è mai stato considerato una stella, ma si sta comunque parlando di un giocatore che è riuscito a chiudere per cinque volte oltre i 20 punti di media stagionali e che in carriera tira il 38.7% da tre. Attaccante puro, passatore e rimbalzista mediocre come testimoniano gli appena 2 apg e 3.3 rpg in carriera. Probabilmente è proprio questo gioco monodimensionale la principale ragione per cui Martin non è e non sarà mai un giocatore di primissima fascia.

Nelle ultime due stagioni però, è riuscito verosimilmente a trovare la propria dimensione ideale. Dopo essere stato a Sacramento prima (con ottimi numeri) e a Houston poi (esperienza rivedibile), la prima opzione offensiva della squadra, nell’ultimo biennio Martin si è confermato e si sta confermando molto efficace come seconda/terza opzione offensiva. Lo scorso anno è stato proprio grazie a lui che Oklahoma City è riuscita a sopperire alla partenza di Harden ed essere considerata tra le favorite al titolo fino all’infortunio di Westbrook. Ai Thunder, Martin ha dovuto ricoprire il ruolo di sesto uomo per la prima e fin qui unica volta in carriera (nelle tre stagioni precedenti è partito in quintetto 163 volte su 166), producendo 14 punti e tirando il 42.6% da tre, fin li massimo in carriera.

In estate diventa free-agent e lascia OKC per accasarsi a Minnesota da Rick Adelman, suo coach già a Sacramento e Houston. Martin ammette di aver scelto i T-Wolves per la presenza di Adelman e lo stesso coach accoglie il suo pupillo a braccia aperte. Sono le premesse di quella che è, fino ad ora, una grande stagione per Martin, ma discreta per i Timberwolves, che nell’agguerrita Western Conference sono tra le candidate ad approdare in post-season. Il numero 23 ancora una volta non è più il leader realizzativo della squadra (compito che spetta a Love), ma da seconda opzione offensiva sta producendo 21.9 ppg (decimo miglior marcatore NBA) e all’età di 30 anni ha il 41.9% da dietro l’arco (ma escludendo le ultime partite non troppo positive era al massimo in carriera sopra il 43%).

KevinMartin_shotchart

Le cifre parlano da sole e il fatto che Kevin Martin stia vivendo una seconda giovinezza è sotto gli occhi di tutti, anche dell’ambiente dei Thunder, che in quanto ad affetto è stato piuttosto carente nei confronti di Kevin considerandolo sempre come “il rimpiazzo di Harden”. La fiducia di Adelman e dei Timberwolves in lui invece è totale, come testimoniato dal contratto da 28 milioni in 4 anni che Martin ha firmato in estate. A Minnesota non si respira aria di playoff da dieci lunghissimi anni, e se Love e Rubio staranno bene, Martin può essere l’elemento decisivo per l’approdo dei T-Wolves alla tanto agognata post-season.

Si può ormai affermare con certezza che lo status di Kevin Martin sia quello di una sub-star, ovvero quello di un giocatore sempre un gradino al di sotto delle stelle della Lega. Per vincere e raggiungere gli obiettivi però, anche le Star hanno bisogno di aiuto e supporto, e al momento Kevin Martin è forse il miglior giocatore che possa svolgere questo compito.

5 COMMENTS

    • Il mio candidato per MIP al momento è Spencer Hawes. Ok sono di parte, però dai … tra i primi 5? 🙂

      • se dovessi stilare una classifica oggi dei primi 3 giocatori candidati al mip direi klay Thompson su tutti, isaiah Thomas e poi bledsoe…quest’ultimo è il giocatore che ha fatto più parlare di se ma anche grazie ad una iniezione importante di minuti passando da ca 20 a 35 min di utilizzo medio…

        • Infatti. A parità, o quasi, di minuti giocati, quello che è salito maggiormente di livello è Davis.
          Altri stanno migliorando molto, ma hanno le stat pompate anche grazie ad un notevole aumento di minuti.

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