Barça: una buona stagione non basta

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Da più di dieci anni, il Fùtbol Club Barcelona riveste un ruolo di primissimo piano nel basket europeo: i catalani hanno lanciato talenti straordinari – Pau Gasol e Juan Carlos Navarro su tutti – e sono riusciti a portare a casa per due volte l’Eurolega. Se a questo bilancio si aggiungono le ripetute affermazioni nella Liga ACB e nella Copa del Rey, si percepisce come l’egemonia blaugrana si sia dipanata nei lustri e quanto essa sia significativa: il panorama cestistico spagnolo è – per distacco – il più competitivo d’Europa e se una squadra riesce a dominarlo per un periodo di tempo piuttosto lungo, compie un’impresa di livello assoluto. Al cospetto del Barça, delle sue risorse economiche e dei suoi roster, queste ragionevoli affermazioni perdono buona parte del loro valore: la corazzata di Xavi Pascual ha raccolto molto meno di quello che avrebbe potuto.

In ogni stagione, Navarro e compagni hanno lasciato per strada partite sanguinose e hanno perso occasioni incredibili per entrare nella leggenda del Vecchio continente; le tre sconfitte contro il Panathinaikos nei Quarti dell’Eurolega 2011 e l’assurda resa al Baskonia di Huertas nell’ultimo atto della Liga ACB 2010 rappresentano alla perfezione i paradossi della gestione catalana: talento sconfinato, solidità difensiva, grandi vittorie, colossali opportunità lasciate per strada. Da un paio d’anni, però, lo scenario iberico e continentale è cambiato in maniera piuttosto significativa: l’arrivo di Rudy Fernandez e gli investimenti del Real Madrid hanno spostato l’asse del dominio verso la Capitale. I Blancos di Pablo Laso hanno iniziato un processo di crescita che non lascia intravedere alcun limite e hanno relegato il Barcelona al ruolo di runner-up; dopo tante stagioni di dominio, blaugrana si sono ritrovati a inseguire i loro rivali e a cercare un antidoto al loro strapotere.

Nelle prime fasi della Liga ACB e nella Regular Season di Eurolega, Xavi Pascual ha faticato parecchio a trovare la quadratura del cerchio: le partenze di alcuni dei protagonisti dell’annata precedente e gli arrivi di Papanikolaou, Lampe, Dorsey e Nachbar avevano destabilizzato gli equilibri tattici della squadra. Con il trascorrere dei mesi, il tecnico catalano ha dato un volto migliore alla sua creatura: anche se le ormai abituali battute d’arresto di campionato non sono mancate – il 98-84 del Clàsico di Vistalegre e la caduta contro il Laboral Kutxa su tutte – il Barça ha cambiato decisamente passo in Europa. L’arrivo del 2014 ha portato sulle ramblas parecchie ottime notizie: Juan Carlos Navarro ha ritrovato la salute, il feeling col canestro e i ventelli con cui ha spesso deliziato il Vecchio Continente; Lorbek è riuscito a mettere da parte i guai fisici e ha giocato tre partite consecutive; Oleson si è integrato molto bene nel sistema offensivo; Tomic ha dato prova del suo straordinario talento. La vittoria in casa contro l’Efes e quelle esterne contro Fenerbahce e Olympiacos hanno lanciato i blaugrana in vetta al Gruppo E: coach Pascual ha sfruttato la grande esperienza dei suoi veterani e la straordinaria profondità del suo roster.

Basteranno questi ingredienti a minacciare la supremazia del Real Madrid? Stando ad oggi, la risposta più naturale a questo dilemma è un secco no: i ragazzi di Pablo Laso giocano un basket troppo straripante per essere contenuto dalla pur buona solidità del Barça (sono ancora imbattuti in stagione). Per sperare di competere contro gli Invincibili della Capitale, lo staff catalano dovrà cercare di inserire al meglio Lampe, Papanikolaou e Nachbar: la loro fisicità e il loro talento potrebbero colmare il gap tecnico che separa i blancos dal resto dell’Europa dei canestri. Nelle loro mani – e nelle gambe dell’Armata Rossa di Ettore Messina – si trovano i sogni di chi spera di infliggere almeno una sconfitta alla corazzata di Vistalegre.