La rinascita dei Toronto Raptors

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Che la versione 2013-2014 dei Toronto Raptors fosse la migliore da almeno cinque anni a questa parte era noto a tutti. Nessuno però si sarebbe mai aspettato di vedere, a metà stagione, i canadesi oscillare costantemente tra la terza e la quarta posizione della Eastern Conference. I motivi di questo non del tutto inatteso exploit sono molteplici.
Il primo è sicuramente l’arrivo di Masai Ujiri, GM dell’anno a Denver la scorsa stagione, che ha ribaltato i Raptors come un calzino migliorandone qualità ed efficienza. I cambiamenti nel roster di Toronto sono stati significativi: dopo sette anni di amore-odio è stato salutato Bargnani in estate e l’8 dicembre è stato scambiato quel Rudy Gay che doveva essere il futuro della franchigia. Cessioni importanti, che non hanno però indebolito il roster come l’apparenza poteva suggerire. Sono infatti approdati in Canada giocatori di ruolo e buone potenzialità come John Salmons, Patrick Patterson,  Chuck Hayes e Greivis Vasquez che hanno contribuito a compattare la squadra e rendere i Raptors un nucleo più solido e affidabile.

Il secondo motivo che spiega l’ottima annata che sta vivendo la franchigia canadese sono l’esplosione definitiva di DeMar DeRozan e la completa maturazione di Kyle Lowry. Il reparto guardie dei canadesi è il vero motore della squadra oltre che ad essere uno degli assortimenti più interessanti ed entusiasmanti dell’intera Lega. Grazie agli addii di Bargnani e Gay, DeRozan si è potuto finalmente prendere quelle licenze offensive che prima spettavano ai due sopra citati, diventando così non solo il miglior marcatore della squadra, ma anche l’undicesimo marcatore della NBA a 22 punti di media, lasciando anche intravedere doti di leadership e trascinatore fino ad ora sconosciute.
Discorso analogo può essere fatto per Lowry, che sta vivendo la miglior stagione della carriera raggiungendo numeri mai fatti segnare prima come 16.6 ppg e 7.5 apg (decimo migliore della Lega) tirando col 43.1% dal campo e 39.4% da tre.

Il fatto che DeRozan sarà il quarto Raptor della storia a prendere parte all’All-Star Game (e una convocazione la meritava di sicuro anche Lowry) dopo Vince Carter, Antonio Davis e Chris Bosh, rispecchia appieno l’ottima stagione che si sta vivendo sulle rive del Lago Ontario.
Tornando ai motivi dell’ottima annata dei Raptors, non si può non ammettere come giocare in una Eastern Conference così debole faciliti molto le cose. Sono infatti solo quattro al momento le squadre che possono vantare un record positivo ad Est (Chicago e Washington sono al 50% di vittorie), sintomo di un livello medio della Conference ai limiti dell’imbarazzante. Non sorprende infatti, che il record contro squadre dell’Est sia 17-12 mentre quello contro squadre dell’Ovest scenda a 9-11 e che il record totale contro squadre con il 50% o più di vittorie sia solo 8-16.

A Toronto, nonostante tutto, si sta programmando davvero il futuro, affidandosi oltre a DeRozan anche a Terrence Ross, fresco di record di franchigia a 51 punti (alla pari di Carter) e Valanciunas, che sta diventando sempre più decisivo, non deludendo così le tante aspettative sui sul suo conto. Oltre al lato tecnico, si sta rafforzando la franchigia anche sul piano commerciale, espandendo il marchio “Raptors” grazie alla stretta collaborazione intrapresa con il cantante Drake che diventerà “Global Ambassador” dei Raptors e che nella stagione 2015-2016 disegnerà le nuove divise. Sempre a Toronto, nel 2016, si disputerà il primo All-Star Game fuori dagli Stati Uniti, un altro modo per rendere forte la franchigia.

Sono tante le novità in Canada, la più importante e immediata è quella di un ritorno ai Playoff dopo sei anni, e anche se l’avventura si concluderà (presumibilmente) contro Miami o Indiana, i motivi per non perdere d’occhio i Toronto Raptors sono davvero tanti.