Panathinaikos: un derby per ripartire

0
1547

C’era una volta una corazzata con la maglia verde: giocava in una bolgia dantesca e molti grandi del Vecchio Continente difendevano i suoi colori. La guidava una delle menti più acute della storia recente del basket europeo, Zelimir Obradovic. Era il Panathinaikos dei record, una squadra capace di vincere l’Eurolega per quattro volte in un decennio e di delineare un’identità di gioco estremamente precisa. Un gruppo che stritolava gli avversari con la sua mentalità e li “finiva” con la forza dei suoi interpreti: quasi tutte le stelle della nazionale greca hanno vestito la canotta col trifoglio e hanno reso grande il club della borghesia di Atene. Oggi, i tempi dell’egemonia ellenica non sono ancora finiti, ma hanno assunto i toni plebei e le tinte accese dei Reds: la doppietta dell’Olympiacos ha relegato il Panathinaikos in una dimensione subalterna decisamente inedita per il nuovo millennio.

L’addio di Obradovic e il declino di molti dei protagonisti dell’epopea degli ultimi due lustri ha costretto la dirigenza verde a ripensare la squadra e a gestire un periodo piuttosto complesso: il nuovo coach, Argiris Pedoulakis, si è ritrovato fra le mani un roster molto meno competitivo di quelli che caratterizzavano OAKA nell’era del grande maestro serbo. Parecchie altre squadre avrebbero approfittato della situazione per giubilare i loro veterani e avviare un percorso di rinnovamento; sulla scena ateniese, però, queste operazioni non sono del tutto consigliabili. La passione dei tifosi, il calore dell’ambiente e la storia dei club impongono ai loro alfieri di competere sempre ai massimi livelli, anche nelle stagioni di passaggio: Maciulis non vale Siskauskas? Fotsis non è più il fattore della sua prima esperienza in verde? Ukic non è neanche lontanamente paragonabile a Spanoulis? James Gist e Stephane Lasme non hanno l’esperienza del miglior Batiste? Non importa: il Panathinaikos non può permettersi di vivere un’annata negativa.

Dopo le difficoltà della regular season (quarto posto con 5-5 di record), Dimitris Diamantidis ha voluto dimostrare all’Europa che lui e i suoi compagni erano ancora degni di vestire una maglia così pesante: nel girone della morte i Verdi di Atene hanno sorpreso tutti gli addetti ai lavori con una partenza-sprint. L’esperienza del giocatore più completo, continuo e decisivo dell’ultimo decennio, l’esplosività di Lasme e la grande voglia di James Gist hanno lanciato il Panathinaikos in vetta al Gruppo E. Per diventare ancora più solide, le nuove certezze della Top 16 avevano bisogno della prova del fuoco: quando il Barcellona di Xavi Pascual si è presentato a OAKA, Pedoulakis ha capito che era giunto il momento di far capire all’Eurolega il vero valore della sua squadra. Purtroppo per lui e per il Pana, la sua missione è perfettamente riuscita: i Verdi hanno gettato in campo tutto il loro cuore e tutta la voglia di grandezza che avevano coltivato nella prima parte della stagione, ma non hanno potuto nulla contro la forza della corazzata blaugrana. Se Obradovic era riuscito più volte a mettere i bastoni fra le ruote del carro armato di Pascual, il suo successore non ha trovato il modo di arginare l’impatto fisico dei lunghi del Barça e di aggirare la solidità difensiva dei catalani. La sconfitta interna nello scontro diretto ha riempito di dubbi le menti dei Campioni di Grecia: mentre l’Olympiacos risorgeva dalle ceneri del Forum, il Panathinaikos si perdeva nei dubbi e nelle inquietudini di una stagione di passaggio.

L’infortunio di Gist, la stanchezza di Diamantidis e le difficoltà degli ultimi arrivati hanno complicato la fase centrale del girone della morte e hanno avvicinato i ragazzi di Pedoulakis alla zona della delusione e della resa; in uno scenario del genere, quale medicina avrebbe potuto curare i loro mali meglio del derby di Atene? Il confronto con i Reds ha riacceso di entusiasmo il trifoglio e ha restituito a OAKA la sua dimensione infernale. Sul campo, Lasme e Ukic hanno preso per mano i loro compagni, che hanno mostrato all’Europa il lato migliore della loro difesa e hanno tolto ossigeno all’attacco dei Campioni in carica. I Verdi sono tornati alla vittoria 66-62, hanno agganciato i cugini del Pireo e, insieme all’Emporio Armani Milano, hanno formato un lussuoso terzetto che corre all’inseguimento del Barcellona.

Anche se i tempi di Obradovic e delle glorie sembrano ancora piuttosto lontani, chi vorrebbe giocarsi un match decisivo a OAKA? Pochi, non c’è dubbio.