Dallas Mavericks: un bicchiere mezzo pieno

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San Antonio, At&T Center, ultimi minuti di Gara 7 di un primo turno tanto avvincente quanto complesso: l’uragano Tony Parker ha appena mandato in frantumi le barriere protettive che Rick Carlisle e il suo staff avevano pazientemente costruito nei primi episodi della serie e ha regalato ai San Antonio Spurs il biglietto per il loro ultimo grande ballo sul palcoscenico NBA. Dirk Nowitzki, Monta Ellis, Shawn Marion e Vince Carter non hanno seguito l’occhio del ciclone e hanno pagato a caro prezzo la sua furia: il 119-96 del tabellone li inchioda a una resa incondizionata, ma non spegne l’orgoglio dei loro occhi. La storia del derby parla per loro.

UNA SERIE AVVINCENTE – Alla vigilia del primo turno, lo scontro fra la migliore squadra della Lega e la sua storica rivale del Texas non offriva spunti statistici particolarmente interessanti: gli Spurs avevano vinto gli ultimi 10 confronti e arrivavano alla post season con tante certezze; i Mavericks avevano strappato la qualificazione nella volata finale e non sembravano capaci di reggere l’impatto con l’attacco più armonioso e fluido dell’intera NBA. La difesa di Dallas non aveva mai dato garanzie di affidabilità e, anche se l’eterna giovinezza di Nowitzki assicurava a coach Carlisle una straordinaria imprevedibilità offensiva, lo staff di Mark Cuban sembrava proiettato verso un’estate decisiva per le sorti della franchigia. Gara 1 ha smentito le previsioni più semplicistiche, il secondo atto ha fatto gridare alla lesa maestà: gli astuti piani difensivi dell’ex-allenatore dei Pistons, la furia agonistica di Monta Ellis e la taglia fisica di Carter e Marion hanno fatto saltare il fortino dell’At&T Center e hanno regalato agli appassionati di tutto il mondo una serie feconda di spunti tattici e risvolti agonistici. Gli esterni dei Mavericks hanno ostacolato il gioco perimetrale dei panchinari di Gregg Popovich e hanno trasformato il vantaggio tecnico dei tiratori in nero-argento in un preoccupante handicap fisico: Danny Green e Marco Belinelli non hanno trovato il ritmo offensivo e hanno pagato a caro prezzo i mismatch generati dalla prestanza di Carter, dall’atipicità di Devin Harris e dall’imprevedibilità di Monta Ellis. L’ex-Warriors e Bucks ha insinuato diversi dubbi nella psiche di Tony Parker: i suoi guizzi offensivi e il ritrovato genio di José Calderon hanno ridotto l’impatto di Patty Mills e hanno lasciato solo il franco-belga per i primi quattro episodi. Solo l’orgoglio di Manu Ginobili, l’eterna solidità di Tim Duncan e l’improvviso risveglio dell’MVP delle Finals 2007 hanno piegato l’ascesa di rendimento di Dirk Nowitzki e le resistenze dei Mavericks. Mark Cuban e la sua truppa hanno salutato i Playoffs, ma hanno dimostrato che San Antonio non è la corazzata invulnerabile che alcune sequenze della stagione regolare avevano proposto al mondo.

IL DILEMMA DELL’ANAGRAFE – L’estate di Dallas sarà decisamente calda: i Mavericks dovranno sciogliere diversi nodi e stabilire quale futuro attenderà Dirk Nowitzki e Rick Carlisle. Il decimo realizzatore della storia dell’NBA, Vince Carter e Shawn Marion hanno dimostrato che le loro faretre contengono ancora diverse frecce avvelenate, mentre Devin Harris non ha fugato tutti i dubbi legati alla sua fama di eterno incompiuto. Mark Cuban sarà chiamato ad aprire un nuovo ciclo senza trascurare l’esperienza degli ultimi reduci del trionfale 2011: mentre la dirigenza dei Mavericks valuterà le conferme dei veterani e degli esterni che hanno segnato questa stagione, WünderDirk attenderà la compagnia di un grande free-agent. Chi lo raggiungerà nella città più importante del Texas? Luol Deng e Marcin Gortat sono due free agent che potrebbero fare comodo per puntellare la squadra anche a dei costi accettabili, i media della Grande Mela hanno già parlato di un possibile ritorno di Tyson Chandler; gli analisti più audaci hanno avanzato l’ipotesi del clamoroso passaggio ai Mavs addirittura di Carmelo Anthony; i giornali di Milwaukee hanno accennato ad alcune trattative legate al trasferimento di Larry Sanders. Mentre Chandler e Sanders – che hanno sofferto parecchio per infortuni traumatici e non offrono particolari garanzie di continuità offensiva – meriterebbero esami più approfonditi poiché integrerebbero la front-line di Carlisle e concederebbero valide alternative a Dalembert e Wright, l’arrivo di ‘Melo altererebbe sensibilmente gli equilibri di una franchigia costruita intorno all’esempio di uno dei professionisti più esemplari dell’NBA.

Riuscirà Mark Cuban a restare alla larga dalle sirene mediatiche che accompagnano il talento di Baltimora? Ai mesi estivi l’ardua sentenza!

1 COMMENT

  1. Grande serie da parte dei Mavs, e in ogni caso bellissima pallacanestro.
    Carlisle é un ottimo coach, forse anche sottovalutato. I veterani poi sembravano tutti avere 3-4 anni di meno e Ellis ha giocato una super serie, senza la solita tendenza ad andare sopra le righe.
    Ma l’anno prossimo? Se Dirk resta ad un salario ridotto ed arrivano un paio di buoni free agent (Deng sarebbe ottimo) potrebbe aspettarli una stagione molto promettente. Ma dovranno considerare che i nuovi arrivi dovranno innanzitutto colmare l’inevitabile calo che avranno, se resteranno, Dirk, Matrix e Carter e poi migliorare il talento complessivo.
    Al di la di quello che vorrebbe Cuban io dubito che Melo vorrà andare a Dallas. Staremo a vedere.

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