Spurs nella leggenda: cosa prevede ora il futuro?

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Il più grande spettacolo del basket contemporaneo. I San Antonio Spurs hanno sollevato il quinto Larry O’Brien Trophy della loro storia al termine di un viaggio di redenzione che li ha portati a toccare le stelle: l’attacco di coach Popovich ha appagato l’intelletto degli addetti ai lavori e ha esaltato i cultori dello stile, la difesa di Leonard, Duncan e Splitter ha fatto gioire i tecnici e ha segnato i momenti più importanti dei playoffs, le vicende degli underdogs e le storie globali della squadra più cosmopolita dell’universo hanno stregato i giornalisti e hanno incantato i curiosi di tutto il mondo. La leggenda del gioco abbraccia Tim Duncan, la Hall of Fame attende Tony Parker e Manu Ginobili, la pellicola di un documentario racconta la cavalcata aborigena di Patty Mills, migliaia di tortellini aspettano il ritorno a Bologna di Marco Belinelli, ma uno stuolo di dubbi attanaglia il miglior front office dell’NBA: i Big Three dell’Alamo continueranno la loro magica avventura alla conquista della Lega?

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Parker è il più giovane e ci sarà ancora poiché non ha alcuna voglia di abbandonare i vertici del basket mondiale, ma Ginobili e Duncan avranno ancora la forza di proseguire il loro cammino verso l’eternità o saluteranno il Gioco con l’Anello al dito? Questo dilemma pervade la festosa atmosfera del giugno texano: Manu ha combattuto mille battaglie e il suo fisico ha sopportato centinaia di colpi proibiti, ma la sua formidabile mente cestistica ha trasformato gli acciacchi e le pesantezze dell’età in formidabili risorse tecniche. Non salta più come una volta? Nessun problema: vede ogni cosa prima degli altri e immagina gli eventi per poi plasmarli alla maniera di un artista. Se Coach Pop continuerà a gestire i suoi minuti e gli concederà qualche partita di “ferie”, il suo rendimento non conoscerà cali significativi; l’orizzonte di Rio de Janeiro (Giochi 2016) illuminerà i suoi occhi e accenderà i suoi desideri: la leggenda vivente del basket argentino inseguirà il suo ultimo grande sogno olimpico fino alla fine, ma lo staff nero-argento dovrà aiutarlo a limitare la sua infinita generosità e a dosare gli sforzi.

Negli ultimi anni, anche Tim Duncan ha avuto bisogno del contagocce di Gregg Popovich, ma il 2014 ha regalato gocce di Shangri-La alla sua magica anima caraibica: i silenzi dello psicologo di Saint-Croix non hanno nascosto i bagliori della sua terza giovinezza e le meraviglie della sua tecnica individuale. Non è più l’atleta prodigioso che ha ricordato a tanti addetti ai lavori la perfetta simbiosi fra corpo e mente di Bill Russell? La rivoltante intelligenza cestistica che pervade i suoi 213 centimetri gli consente di occupare sempre la posizione corretta e di alterare le certezze degli attacchi avversari; la pulizia esecutiva che lo ha reso The Big Fundamental regala agli scout innumerevoli opportunità di verificare che le skills portano i giocatori oltre i limiti delle loro ginocchia e dei loro acciacchi.

La migliore post-season che un trentottenne abbia mai disputato nell’età contemporanea convincerà il caraibico a tentare l’ennesimo assalto al Larry O’Brien Trophy? Duncan non si è mai sbilanciato: anche se le sue ultime dichiarazioni hanno lasciato trasparire una velata intenzione di lasciare l’NBA nel momento più alto della sua ritrovata gioventù, nessun analista è mai riuscito a penetrare fra le pieghe del suo animo. E infatti Tim Duncan ha deciso di esercitare l’opzione per il rinnovo del suo contratto: per un altro anno gli Spurs continueranno a nutrirsi del suo muto carisma e delle sue splendide giocate sui due lati del campo, e il GM R.C. Buford e i suoi colleghi potranno prendersi un’intera stagione per programmare il futuro senza il nuotatore da Saint Croix.

Superato il nodo sul futuro di Duncan, San Antonio dovrà fare i conti col salary cap nel momento in cui dovrà andare a rinnovare i contratti di Boris Diaw, Patty Mills e Matt Bonner, giocatori che comunque appartengono di diritto alla grande famiglia in nero-argento e non dovrebbero cercare nuove fortune lontano dall’Alamo.

L’esplosione di Kawhi Leonard testimonia l’importanza del coraggio: quando il front office decise di sacrificare George Hill per arrivare all’ala di San Diego State University, molti storsero il naso. Popovich non gradì la mossa di Buford, ma accettò la scommessa e si mise al lavoro: nell’anno più dolce della sua carriera sul pino, il ragazzo californiano ha ripagato i suoi sforzi con gli interessi. Il titolo di MVP gli ha consegnato le chiavi del futuro degli Spurs proprio come l’alloro del 1999 ha aperto la strada al tramonto dell’ammiraglio David Robinson e all’ascesa di Duncan: il testimone passerà subito nelle mani del numero 2? Possibile, ma gli appassionati del campionato più bello del mondo non sono ancora sazi: vorrebbero un altro, magico, ultimo ballo dei Re.

2 COMMENTS

  1. Con il QI cestistico e non e la capacità di gestirsi che hanno gli Spurs penso che un’ altro anno a livelli altissimi lo possano fare tranquillamente,poi certo non è detto che arrivi un’ altro anello.

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