Rockets, la delusione del mercato NBA

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LeBron James? Carmelo Anthony? Titolo NBA a mani basse e nuovi Big Three con James Harden e Dwight Howard? Ma l’uno ritorna a casa sulle strade dell’Ohio e l’altro rifirma con i New York Knicks. Chris Bosh? Nemmeno. Titolo NBA? Neanche a parlarne, almeno per un po’.
I Rockets escono da una stagione per certi versi straordinaria, come dimostra il fatto che non arrivavano tanto vicini al podio della Western Conference dall’ultima volta che l’avevano raggiunto ai tempi di Hakeem The Dream, per certi versi fallimentare, soprattutto dopo la durissima e netta sconfitta per 4-2 nella serie d’apertura dei playoff contro i Trail Blazers. Houston nelle ultime stagioni ha (quasi) sempre avuto ottime squadre, ma non ha mai trovato la quadratura del cerchio per tornare ai piani altissimi raggiunti sul finire degli anni Novanta. Con l’arrivo di Howard la scorsa estate, seguita in ordine cronologico alla conferma di Harden tra i talenti più cristallini nel panorama NBA, sembrava che tutto sarebbe potuto cambiare, dando una svolta alle prospettive dei texani.

Eppure, la scorsa stagione è mancato ancora qualcosa per elevarsi tra le grandi, quel qualcosa che sicuramente James e Anthony, ma probabilmente anche solo lo stesso Bosh, avrebbero potuto garantire. Harden è già un giocatore straordinario, ma manca della leadership giusta in alcuni tratti della partita e lo scorso anno la squadra, nei momenti decisivi, era sempre sulle sue spalle. Howard, si sa, non è propriamente un cuor di leone, anche se negli scorsi playoff è stato di gran lunga il migliore dei suoi. Il fallimento, però, non è arrivato solo dal punto di vista delle entrate, che si sono limitate al solo ritorno di Trevor Ariza dai Wizards.

Chandler Parsons, uno dei migliori prospetti di casa Rockets, si è accasato a Dallas con un contratto per tre anni e 46 milioni di dollari totali, offerta non pareggiata dalla casa madre. L’errore nel lasciar partire Parsons, una delle migliori ali in prospettiva nella Lega e protagonista dei recenti successi dei texani, pare già gravissimo di per sé, ma il peggio è dietro l’angolo. L’anno passato sarebbe, infatti, bastato meno di un milione di dollari per prolungare il contratto del giocatore ancora per una stagione e non dover rischiare di perderlo in questa free agency. Sembra, però, che Houston fosse troppo impegnata nell’affare Howard, o sia stato proprio lo stesso affare Howard il motivo per cui Parsons è stato spedito sul mercato fin da quest’anno invece che confermarlo a roster almeno fino alla prossima estate.

No, il disastro non è ancora finito. Nella speranza e convinzione assoluta di poter arrivare a Bosh, i Rockets hanno deciso di liberare una buona manciata di spazio salariale spedendo Jeremy Lin, che ha giocato da play titolare la maggior parte delle partite nella scorsa stagione, e una futura prima scelta ai Lakers in cambio niente meno che del centro Sergei Lishchuk. Una scelta assurda o per lo meno discutibile, così come quella di lasciar partire Omer Asik in direzione New Orleans. Il centro, che aveva sempre garantito delle buone se non ottime prestazioni ai Rockets, è stato ceduto (insieme a Omri Casspi) nella trade che ha riportato Ariza in Texas insieme ad Alonzo Gee, con un contratto di 4 anni a 32 milioni di dollari.

Il roster di Houston, ad oggi, oltre ai già citati Harden, Howard, Ariza e Gee comprende il solo Beverley da play di livello e nel suo complesso nomi non certo altisonanti: Hopson, Jones, Motiejunas, Canaan, Covington e Daniels. Il GM Daryl Morey ha bucato tutti gli obiettivi e ora si ritrova a dover cercare di costruire qualcosa con i free agent rimasti oppure con qualche trade, non una cosa facile, visto che le pedine di scambio sono piuttosto limitate, soprattutto dopo le cessioni di Lin e Asik.

Houston, we have a problem.

1 COMMENT

  1. Parsons lo volevano rifirmare però non si aspettavano che qualcuno gli offrisse il massimo salariale. Sui 10-12 a stagione pareggiavano le offerte.

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