Golden State, è l’anno della verità?

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Il campionato NBA 2014/2015 si annuncia come uno dei più significativi per la franchigia di Oakland, chiamata a dare diverse risposte dopo un’estate che ha visto l’inattesa partenza di coach Mark Jackson e il mancato approdo di Kevin Love, finito a Cleveland alla corte di King James.
Andando con ordine, ha lasciato qualche dubbio, in più di un addetto ai lavori oltre che nei giocatori, la scelta della dirigenza di dare il ben servito all’allenatore artefice delle ultime ottime stagioni, per puntare su un esordiente, seppur dalle ottime credenziali, quale Steve Kerr. L’ex Bulls e Spurs, dotato di grande q.i. cestistico da giocatore, difficilmente sarà subito pronto per guidare una squadra così ambiziosa, in una conference ultra competitiva come la Western.

L’altro grande crocevia della stagione sarà la verifica della bontà della decisione di non sacrificare Klay Thompson, per arrivare a Love, rifiutando la trade con Minnesota. L’altra metà degli “splash brothers” è senza dubbio un giocatore dal grande talento, dotato di due delle mani più educate della lega, ha inoltre dimostrato un ottimo potenziale anche in fase difensiva, quindi la ferma volontà di trattenerlo è tutt’altro che incomprensibile; ciò nonostante, l’arrivo del “beach boy” Love, avrebbe garantito un salto di qualità del reparto lunghi oltre al mantenimento di un gran potenziale al tiro e probabilmente, una maggior maturità cestistica, indispensabile per fare strada nei playoff, anche se l’ex Minnie non ha ancora avuto modo di scoprire quanto possa scottare un pallone sui parquet NBA dal mese di maggio in avanti.

Parlando di lunghi, Lee e Bogut rappresentano un reparto di buon livello, ma difficilmente in grado di garantire l’agognato step che ci si aspetta nella baia, soprattutto in considerazione dei limiti difensivi palesati da David Lee (che era stato anche al centro di qualche rumors per essere ceduto) e degli infortuni di Bogut, costati caro anche negli ultimi playoff (111 partite disputate su 246 disponibili in stagione regolare negli ultimi 3 anni). Inoltre i due pesano parecchio anche a livello salariale, dove sono i giocatori più pagati e hanno ancora rispettivamente 2 e 3 anni di contratto.
Con loro a completare un pacchetto tutt’altro che irresistibile ci sono il rientrante dall’infortunio Ezeli, il discontinuo Speights e la vera sorpresa delle ultime stagioni sotto coach Jackson, Draymond Green, che si è dimostrato un grandissimo 4 atipico capace di allargare il campo e colpire sia da fuori che dentro l’area.

Un’analisi della squadra californiana non può prescindere da una valutazione sull’impatto di Iguodala, giocatore concreto ed allo stesso tempo spettacolare, che però ha inevitabilmente finito per togliere spazio ad Harrison Barnes. L’ex Sixers ha portato esperienza, solidità, e con lui in campo il plus/minus dei Warriors sale vertiginosamente, sintomo che in campo è in grado di fare tante piccole cose che non vanno negli scout classici. L’ex North Carolina, invece, dopo un’ottima stagione da rookie costellata da 81 presenze, di cui molte da titolare, ha visto cambiare il suo impiego diventando una riserva di lusso, ruolo che non ha del tutto digerito perdendo in efficacia (anche se le cifre sono molto simili nelle due stagioni).
Dalla panchina poi sarebbe dovuto partire anche Shaun Livingston, unico vero acquisto di mercato della franchigia californiana, ma un infortunio ad un dito lo costringerà a saltare probabilmente l’inizio di regular season.

La prossima stagione, quindi, si presenta come ricca di incognite, ma al contempo stimolante: il talento non manca, ma la scalata alla vetta della Western Conference è ricca di ostacoli, forse troppi, per la franchigia che anche quest’anno si aggrapperà al genio assoluto ed alla voglia di vincere del suo faro, Stephen Curry, chiamato ad un’annata di conferma dopo l’ultima esaltante stagione che gli è valsa la convocazione per l’All-Star Game (24 punti, 8.5 assist e un incredibile 42.4% dalla lunga distanza) oltre che per il Mondiale 2014 con il Team USA.

2 COMMENTS

  1. In base al roster li vedrei alle semifinali a ovest. I dubbi sono:
    1. Kerr che non ha mai allenato (vedi Kidd, ma forse l’ego é minore e questo potrebbe essere un bene e la squadra non é stata ribaltata come i Nets)
    2. La salute dei centri (vorrei vedere almeno per un anno Lee e Bogut giocare senza problemi fisici)

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