Lakers: una nobile decaduta persa nel progetto di risalita

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Intuire quale sia il progetto dei Lakers sembra complesso tanto quanto capire le loro discutibili scelte in questa ricchissima free agency. Convincono la scelta del nuovo head coach, Byron Scott, e le decisioni prese al Draft, ma, per il resto, non sembra essere cambiato molto dall’anno passato. Li aspetta una stagione alla stregua della scorsa? (Kobe Bryant permettendo).

Da subito è sembrato abbastanza chiaro che né LeBron James né Carmelo Anthony, i pezzi più pregiati della recente free agency, sarebbero approdati in quel di Los Angeles. E’ anche vero che le scelte di livello non sono mai mancate durante questa caldissima estate, almeno per quanto concerne la NBA. I Lakers, però, hanno deciso di dirigersi verso giocatori di dubbio valore, al momento. Dapprima l’arrivo di Jeremy Lin dai Rockets, poi quello di Carlos Boozer dai Bulls, inframmezzati dal rinnovo a cifre molto alte a Nick Young. Lin è stato scaricato da Houston fin troppo velocemente, per concentrarsi su obiettivi poi sfumati malamente. Il fatto che i texani abbiamo scelto di liberarsi di lui non appena ne hanno avuto l’occasione, cedendo anche una prima e una seconda scelta ai Lakers, dice però molto sul reale valore del giocatore. Per altro, la guardia di origine cino-taiwanese percepirà l’assurda cifra di quasi 15 milioni di dollari solo per la prossima stagione. Boozer, invece, ha firmato un contratto annuale a modico prezzo, poco più di 3 milioni di dollari (perchè è stato amnistiato), ma è nella parabola discendente della sua vita sportiva da quando è approdato a Chicago. Il suo gioco offensivo è calato visibilmente, fino a raggiungere gli infimi livelli in carriera nella scorsa stagione, per non parlare di una difesa che non è mai stata la specialità della casa. Young, senza dubbio, meritava una conferma, considerati i quasi 18 punti di media, con buone statistiche al tiro, della scorsa annata. Il contratto da 21.5 milioni di dollari per i prossimi quattro anni rappresenta un aumento di stipendio considerevole per il giocatore, che aveva firmato al minimo consentito l’anno passato. Solo il futuro ci dirà se Los Angeles ha preso la decisione giusta almeno nei suoi confronti.

I motivi per sorridere in casa Lakers sono essenzialmente legati alle ottime scelte fatte al recente Draft. Julius Randle, ala piccola da Kentucky, non sarebbe nemmeno dovuto arrivare in zona settima scelta, promesso ai piani più alti, e la squadra della City of Angels, alla prima scelta tra le dieci iniziali dai tempi di James Worthy, non se lo è lasciato sfuggire. Randle è pronto per i grandi palcoscenici NBA, almeno a livello mentale. Non teme confronto, tanto da arrivare a fidarsi eccessivamente dei suoi mezzi individuali, sfidando spesso più di un difensore e dimenticandosi, nel frattempo, di servire l’uomo che si libera. Se riuscirà a rendere mortifero un jumper in fase di evoluzione diventerà un fattore offensivo tra i più decisivi nella Lega. Se in attacco gli manca solo di confermarsi sui parquet che contano, la difesa dovrà essere sensibilmente migliorata. Dovranno soprattutto salire di livello le voci “steals” e “blocks” se vuole diventare il successore del fenomeno Kobe Bryant.

Oltre a Randle, è arrivato Jordan Clarkson, guardia da Missouri, possibile e probabile figurante tra le steal di questo Draft. E’ una guardia completa, che abbina ottima stazza ed atletismo ad abilità nel condurre l’azione e ad un solido contributo dal perimetro. Sebbene debba migliorare in fase difensiva, le sue capacità e il suo potenziale sono oro colato al secondo giro di un Draft.

Il ritorno di Kobe Bryant è, ovviamente, l’incognita più grande. Dopo aver saltato praticamente tutta la scorsa stagione per l’infortunio al tendine d’Achille, considerando la sua infinita voglia di vincere, cercherà di tornare più forte di prima, ma sarà pressoché impossibile. Un problema fisico di quella portata, per un giocatore di 36 anni con un tale numero di minuti giocati alle spalle, non potrà non condizionarne la prestanza in campo. Riducendo il minutaggio, con una visione di gioco di squadra più che focalizzata sul suo talento, Bryant potrà essere comunque tornare ad essere un fattore decisivo. Anche perché, oltre a lui e ai già citati, a roster figurano Steve Nash, Jordan Hill, Ryan Kelly, Xavier Henry, Ed Davis, Wesley Johnson e Robert Sacre. Non proprio un team di prim’ordine.

Almeno la questione head coach è stata sistemata: Byron Scott, allenatore dell’anno per la regular season 2007/08, ha firmato un contratto di quattro anni per 17 milioni di dollari complessivi. Scott si considera il coach perfetto per un progetto di ricostruzione, tanto da aver accettato l’incarico ai Cavs subito dopo la partenza di LeBron James dall’Ohio. Il suo sogno, però, è sempre stata proprio la panchina dei Lakers, squadra con cui, da giocatore, ha vinto tre titoli NBA. Se il Prescelto fosse rimasto a casa, sarebbe stato probabilmente lui il successore di Phil Jackson a Los Angeles, ma la sua occasione è arrivata soltanto tre stagioni più tardi. Il lungo contratto è sintomo di come il progetto di ricostruzione di una delle squadre più vincenti di sempre avrà la sua impronta marchiata a fuoco.

Cosa si devono aspettare i tifosi dei Lakers? Difficile dire se una stagione pane e tanking, ricordando però che la prima scelta di Los Angeles per l’anno prossimo è al momento in mano ai Suns, o se un’annata di sorprese, dal gradito ritorno di Bryant all’esplosione dei promettenti giovani. Di sicuro, prima di tornare ad assaporare i palcoscenici che spettano a questo team, passerà ancora un po’ di tempo.

1 COMMENT

  1. a lakers sono fissati coi contratti quadriennali,anche scott non è stato molto saggio se voleva dare la mazzata finale alla sua carriera non poteva scegliere una situazione migliore. comunque una anticipazione della stagione dei lakers l ha data sacre ieri sera in amichevole; emblematiche le stoppate subite da cervi e cusin

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