Lance Stephenson e gli Hornets: boom or bust?

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Per quanto riguarda la scorsa stagione, Lance Stephenson verrà molto probabilmente ricordato ai posteri più per aver soffiato nell’orecchio di LeBron James durante la serie di finale di Conference tra Heat e Pacers, che per il suo miglioramento esponenziale, dimostrato dal secondo posto nel Most Improved Player of the Year, o per le sue prestazioni, sempre sul filo di un fragile equilibrio tra genio e sregolatezza, che hanno guidato Indiana almeno fino all’obiettivo minimo stagionale.
Sarebbero soprattutto da considerare anche le cinque triple-doppie fatte segnare durante la regular season, massimo nella Lega, i 13.1 punti, tirando col 49% dal campo e col 35% da oltre l’arco, conditi da 7.2 rimbalzi e 4.6 assist, che hanno permesso venti doppie-doppie su 78 partite giocate.
Nei playoff ha alzato leggermente la media punti (13.6), abbassando in maniera non vistosa le restanti statistiche (6.9 rimbalzi e 4.2 assist). La guardia, considerando quanto ci si aspettava alla vigilia e quanto effettivamente è successo, è stata la sorpresa e il principale fattore dei suoi Pacers, considerando che Paul George è andato calando nel corso della stagione e Roy Hibbert ha vissuto dei playoff da incubo. Ora, il suo talento e la sua pazzia sono volati a Charlotte, per rimpinguare un roster in crescita, così come in crescita è Stephenson. I nuovi Hornets hanno un’arma di valore in più per tornare più forti che mai sui parquet NBA.

Durante la conferenza di presentazione, il prodotto di Cincinnati ha detto di essere “a little upset”. E’ sicuro di poter portare alla causa ben altro che un semplice infastidire il Prescelto, perché sa di essere ormai diventato un grande giocatore. Richard Cho, general manager degli Hornets, ha confermato in tutto e per tutto, sostenendo la qualità della scelta, utile per un salto di qualità dal punto di vista realizzativo, difensivo e dello spessore di squadra. Charlotte si aspetta moltissimo da lui, soprattutto per alzare le bassissime percentuali di squadra da oltre l’arco, oltre che per l’intensità di gioco che Stephenson ha sempre dimostrato di mettere in ogni uscita sul parquet. Se possibile, limitando tecnici (17 lo scorso anno) e trash talking. La guardia ha rinunciato a un contratto di cinque anni per 44 milioni totali, definendolo “not enough”. Non abbastanza non dal punto di vista economico, dato che ne ha accettato uno molto simile da 27 milioni di dollari per le prossime tre stagioni, ma, molto probabilmente, dal punto di vista delle motivazioni. E’ consapevole del suo talento e del suo valore, della sua crescita costante e dell’apporto che può portare alla sua nuova squadra. Stephenson sentiva il bisogno di cambiare aria, più che di rimpinzare il portafoglio.

Cosa potrà portare, dal punto di vista del campo, agli Hornets? Un apporto straordinario sui due lati del campo, innanzitutto. La scorsa stagione ha raccolto almeno il 10% dei rimbalzi disponibili, garantito assistenze per almeno il 20% dei canestri di squadra mentre era sul parquet e segnato con una true shooting percentage oltre il 55%, come solo 26 giocatori prima di lui erano stati in grado di fare nella storia del gioco. La sua difesa è solida e forte, come non è invece la sua reputazione nella Lega. Stephenson viene spesso segnalato come una testa calda. Il suo contratto, però, è un vero affare, al contrario di quanto sarebbe successo con Gordon Hayward se fosse arrivato dai Jazz. La breve durata e la modesta portata economica garantiscono agli Hornets una via d’uscita nel caso la guardia non renda come prospettato. Sembra improbabile, comunque, una ricaduta tale da rendere l’acquisizione di Stephenson un errore. L’anno scorso la guardia ha avuto problemi di turnovers, ma tutto sommato è abbastanza normale per un ragazzo di 23 anni. La sua verve offensiva potrà, piuttosto, aiutare uno degli attacchi più “bloccati” della Lega e renderlo tra i più efficienti, soprattutto nel caso riesca a tenere alte le percentuali.

Sembra proprio che gli Hornets abbiano fatto il colpaccio. Niente di meglio per continuare a volare alto. Servirà, per un ulteriore passo avanti, tornare a vincere anche quando le partite contano per davvero.

10 COMMENTS

  1. Ma in questo “mare magnum” che è la eastern conference un posticino ai PO per gli Hornets?

  2. Ci sono arrivati lo scorso anno con un roster inferiore a quello attuale. Io li darei quasi per certi.

  3. Boh. Se dovessi fare al momento un ranking (molto personale) per fasce direi:
    1. Cleveland, Chicago, Indiana, Washington
    2. Miami, NJ, Toronto
    3. Atlanta, Charlotte, Detroit, NY

    In ordine alfabetico, ma fascia 2 e 3 che quasi si sovrappongono 🙂

  4. Io al momento ho numerosi punti di domanda su NJ; mi pare si sia indebolita a livello di roster, sarà da vedere se il rientro di Lopez sia sufficiente.
    Detroit ha cambiato Coach, ma non so se sia sufficiente. A questo punto la soluzione più sensata è una sign&trade che coinvolga Monroe.
    NY resta un mistero, ma effettivamente dubito possa fare peggio dello scorso anno.
    Miami non credo sia nella fascia 2.

    • Miami l’ho messo nella 2 perché, nonostante abbia perso LBJ, ha un roster che si conosce e credo abbiano una forte motivazione nel far vedere che non erano solo un “one man team”. Però come detto 2-3 non hanno questa grande differenza. Su NJ concordo in pieno, ma anche NY é un bel mistero. Detroit é un po’ forzato, ma valutando i singoli (e Stan) non me la sono sentita di escluderla a priori.

      • Secondo me dipende tutto da Wade.
        Se Wade è quello della scorsa stagione escluse le finals allora Miami è in prima fascia, se è quello delle finals allora in seconda.

        • Con George rotto (ed a quanto dicono è stato un brutto infortunio), dubito fortemente che i Pacers possano fare i PO…

  5. Intanto Parker rinnova con gli Spurs con un anno di anticipo: triennale da 44 milioni a salire. Dopo i 12.5 milioni del 14-15 (contratto già in essere) ne prenderà 13.4 milioni nel 15-16, 14.4 milioni nel 16-17 e 15.4 milioni nel 17-18.

    Una buona firma ma non mi sono mai piaciuti i contratti a salire, preferisco quando si scarica la quota maggiore nei primi anni e poi va a scendere. Però gli Spurs avranno bisogno di spazio salariale per poter rifirmare sia Leonard che Green nel 2015 quindi sono stati praticamente obbligati.

  6. Vi prego di non pubblicare l’infortunio di George, mattete il link e avvisate che è una cosa brutta! (secondo me la struttura del canesto non è a distanza NBA). Per i deboli di stomaco George è andato a stoppare, è finito con il piede sulla base gommata della stuttura, si si è storto il piede, la caviglia ha tenuto ma il peso gli ha spezzato tibia e perone (ad occhio)

    • Grazie di avermi avvisato. Eviterò volentieri!
      @ Emanuele: penso purtroppo che tu abbia ragione a meno che non riescano in qualche modo a tornare sul mercato (ma non saprei come)

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