Road to World Cup: la Spagna e il girone di ferro

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Granada è una delle città più calde e affascinanti della Penisola Iberica: la sua costa ha ospitato tutte le culture che hanno costruito la Spagna contemporanea e ha ravvivato l’identità che ha plasmato lo spirito comunitario del Mediterraneo. Nelle lunghe giornate dell’agosto 2014 l’atmosfera magica delle sue strade si riempie di un’attesa festante e di una curiosità sportiva: gli appassionati di basket trattengono il fiato e incrociano le dita poiché la loro Spagna è destinata a illuminare la scena del Palacio Municipal de Deportes. Il sorteggio di Barcellona ha voluto che l’ultimo grande califfato dei Mori ospiti la Nazionale che sorge dalle fortune del regno che ha spento la sua autonomia; più di cinque secoli dopo il crollo dell’antica Granada araba, gli eredi della sanguinosa Reconquista sperano di riconquistare la gloria dell’iride cestistico. Il pubblico freme, ma il cammino delle Furie Rosse è irto di ostacoli: l’urna catalana non ha avuto occhi di riguardo per il Paese organizzatore.
La Francia si allena per ripetere l’exploit dell’Eurobasket 2013, la Serbia contempla il suo talento e medita un ritorno ai piani alti dell’universo FIBA, il Brasile onora i suoi veterani con la malcelata ambizione di strappare scalpi importanti in vista delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, l’Egitto e l’Iran si avvicinano alla rassegna iridata con la speranza di regalare qualche gioia alle masse sconvolte dalle lacerazioni politiche e dalle contese civili dei loro Stati. Il Girone A non conosce il contagocce: le sue protagoniste annunciano raffiche di emozioni.

SPAGNA

Un Mondiale in casa non arriva spesso: molti dei migliori interpreti della storia dello sport non hanno mai avuto il privilegio di respirare le sue vibrazioni e di vivere la sua atmosfera. Le due Generazioni d’Oro delle Furie Rosse hanno sentito l’appuntamento con la Storia: le leggende degli 80s si sono rimesse in gioco e le nuove leve non hanno fatto mancare il loro entusiasmo. Da Pau Gasol a Juan Carlos Navarro, da Felipe Reyes a Sergio Llull: Barcellona e Madrid uniscono stelle ed energie e si associano ai bagliori post-moderni di Ricky Rubio e alle improvvisazioni jazzistiche del Chacho Rodriguez. José Calderon porta la luce e il laser, Serge Ibaka mette il tritolo ai bordi dell’area e il tappo al canestro iberico; Marc Gasol regala ai compagni l’impatto del miglior centro puro dell’NBA e Victor Claver riempie la canotta della sua immensa voglia di stupire; Rudy Fernandez spruzza talento, Alex Abrines salta le paure con l’incoscienza dei suoi vent’anni.
Il montenegrino d’adozione Nikola Mirotic rimane invece a Chicago; la Federazione punta sui ragazzi che hanno reso grandi le Furie Rosse.
Premio di riconoscenza o scelta oculata? Il profilo della guida tecnica spiega meglio di tante altre cose la filosofia spagnola: Coach Juan Antonio Orenga attende la sua occasione e sogna una medaglia nella sua Madrid. Dopo una lunga carriera cominciata e conclusa nella Casa Blanca del Real e arricchita di numeri sul caldissimo parquet dell’Estudiantes, la gavetta nelle selezioni giovanili della Nazionale lo ha portato alla panchina più importante del suo Paese e gli ha affidato la transizione dalle glorie degli anni Duemila alle speranze dei nuovi virgulti. La FIBA World Cup stimola il suo profilo “federale” e mette in gioco la sua capacità di adattare idee e sistemi al materiale umano di cui dispone: la sua squadra non può permettersi una partenza falsa in stile Eurobasket e non deve spremere le risicate energie di Pau Gasol, Juan Carlos Navarro e Felipe Reyes. Se Orenga riuscirà a evitare un incrocio troppo pericoloso negli Ottavi di Finale, l’esperienza e il talento delle sue stelle faranno sognare un popolo intero.

FRANCIA

No Parker, no party? Coach Vincent Collet sorride: i suoi ragazzi si presentano allo show down di Granada con la festa slovena impressa negli occhi. La cavalcata di Eurobasket 2013 mostra in calce la firma della stella degli Spurs, ma non nasconde la forza di un collettivo straordinario: il miracolo blanc et noir che ha incoronato Zidane, Thuram, Barthez e Blanc si è riproposto sul parquet. TP9 ha tracciato il sentiero, ma la magia di Boris Diaw ha trasformato l’atmosfera tecnica dei Galletti; Nicolas Batum ha raccolto l’eredità esplosiva dei fratelli Pietrus e ha allungato la loro carriera con il suo impatto universale, Mickaël Gelabale ha educato gli spigoli del suo gioco, Evan Fournier ha spruzzato un velo di mostarda e Nando de Colo ha combinato i talenti in una doppia dimensione che ha separato gli ammiratori dai detrattori. Thomas Heurtel ha offerto le sue polveri bollenti e l’esperienza nella Liga ACB, Joffrey Lauvergne ha portato nel ritiro transalpino i suoi centimetri. Quando Alexis Ajinça e Kevin Séraphin hanno rinunciato ai Mondiali per questioni di famiglia e problemi assicurativi, Ian Mahinmi ha ricevuto una piacevole convocazione e si è catapultato nell’atmosfera delle selezioni. Vincent Collet non ha ancora annunciato il roster definitivo, ma la sua Francia promette battaglia: il suo atletismo rivaleggia con la fisicità dei mostri di Team USA, l’intelligenza di Diaw apre mondi, l’impatto di Batum può rompere gli equilibri. La Marsigliese suonerà ancora forte, anche sotto i cieli di Spagna.

SERBIA

Dopo anni di fallimenti, la principale erede dell’ex-Jugoslavia si ripresenta all’appuntamento con il grande basket con il desiderio irrefrenabile di lasciare il segno. Il roster serbo pullula di talenti: Miloš Teodosić ha incantato le platee con il suo genio mozartiano, Nemanja Bjelica è diventato una delle ali più forti e pungenti dell’intera Eurolega, Nenad Krstić ha riplasmato il modello del pivot sui campi del Vecchio Continente, Bogdan Bogdanović ha acceso la sua Rising Star sul leggendario parquet del Pionir, Miroslav Raduljica ha portato i suoi 213 centimetri a Milwaukee, Vladimir Micov ha mostrato la sua apollinea solidità da Cantù a Mosca, Vladimir Štimac ha acceso di energia i campi della Liga ACB. Il coach? Un’autentica leggenda della palla a spicchi, Aleksandar Đorđević. Saša ha accettato la sfida più difficile della sua carriera: il carisma che lo ha portato a imprimere il suo sigillo su un’epoca del basket europeo gli permetterà di gestire lo spogliatoio più pericoloso dell’universo? La sua guida trasformerà Miloš Teodosić in un vincente? Nenad Krstić e Nemanja Bjelica colmeranno i vuoti dei loro palmarés? Il grande Sale lotterà con lo spirito di clan che ha sempre balcanizzato il roster serbo e con la tendenza negativa che ha attanagliato gli ultimi anni del basket slavo. La sua squadra somiglierà a un cielo londinese: pioggia e sole, prestazioni superbe e topiche clamorose, strisce positive e picchiate tremende sono nelle corde dei suoi ragazzi e si possono alternare con identiche probabilità. Coin toss: quale Serbia uscirà a Granada?

BRASILE

Dopo i tremendi dolori del Mineirazo e il flop della Seleçao, il centro dell’universo sportivo 2014-2016 si affida ai suoi alfieri della palla a spicchi; la mente di coach Rubén Magnano accarezza ancora gli splendidi ricordi argentini di Atene 2004, ma i suoi pensieri di Coach si proiettano ad altri Cinque Cerchi, quelli di Rio de Janeiro. I Mondiali di Spagna gli offrono un’occasione per salutare i “grandi vecchi” della Nazionale verdeoro: Marcelino Machado, Alex Garcia, Guilherme Giovannoni e Larry Taylor si uniranno agli NBA Players Anderson Varejão, Nenê, Tiago Splitter e Leandro Barbosa. L’estro di Marcelinho Huertas e l’apporto di Marcus Vieira completano un roster che manca ancora di due pedine. Se la front-line mette paura, l’età dei protagonisti, l’instabilità tecnica degli esterni e la durezza del girone aprono pochi spazi all’ottimismo; Magnano punterà tutte le sue carte sull’impatto fisico dei suoi lunghi e sulla “voglia di scalpi” dei suoi vecchi lupi del parquet. A fari spenti, senza pressioni.

EGITTO E IRAN

Due squadre difficili da leggere e impossibili da comprendere: i loro giocatori provengono dall’imperscrutabile universo del basket arabo e presentano sorprese imprevedibili. L’Iran di Memi Bečirovič ha vinto il Campionato Asiatico, mentre l’Egitto di Amr Abould Kheir ha perso la finale della massima competizione africana contro l’Angola. Cenerentole? Senza alcun dubbio: la forza delle avversarie e il prestigio della rassegna iridata confinano gli eredi di Faraoni e Gran Re in quinta e sesta fila, ma a volte il sogno mondiale sviluppa dinamiche convulse. La Spagna è avvisata: vietato sottovalutare i vasi di coccio.

PREVIEW

I quattro posti d’onore sembrano blindati, ma le gerarchie di vertice sono più liquide che mai; se la Spagna troverà subito il ritmo, la classe dei Gasol e il carisma di Navarro saranno destinati alla vetta. La Francia metterà in difficoltà tutte le avversarie con l’atletismo dei suoi colored, mentre la Serbia potrà offrire qualsiasi tipo di spettacolo. Il Brasile partirà in seconda fila nonostante il pitturato NBA. Egitto e Iran parafraseranno il Barone Pierre de Coubertin: ai Mondiali, l’importante sarà partecipare…

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