Utah Jazz: il futuro è nel Draft

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La stagione 2013/14 degli Utah Jazz è stata la peggiore dal 1982 ad oggi, terminata con un record di 25-57 e con l’ultimo posto nella Western Conference. Difficile fare peggio. Difficile ma non impossibile, perché i Jazz che si affacciano alla prossima stagione non sembrano molto migliori di quelli che hanno terminato la precedente e disastrosa annata. Il Draft ha portato in dote Dante Exum, scommessa australiana che Utah non solo spera di vincere, ma che deve vincere per tornare a risollevare la testa.

Sul “misterioso” Exum si è già detto e scritto molto, e nessuno sa cosa il ragazzo sarà davvero in grado di dare a livello NBA, anche se l’esperienza in Summer League può essere considerata positiva. Proprio in Summer League, ha fatto prove di convivenza con quel Trey Burke con il quale dovrà condividere il reparto guardie nella prossima annata. L’assortimento tra i due è tutto da valutare,  anche se in linea teorica potrebbero complementarsi piuttosto bene date le differenze fisiche (Burke è alto 1.83, Exum è 1.98) e tecniche (Burke ha un buon tiro, Exum si basa più sulle penetrazioni).

Il vero fulcro dell’estate dei Jazz è stato però legato a Gordon Hayward. L’ex Butler era infatti restricted free-agent, e Utah aveva dichiarato con largo anticipo che avrebbe pareggiato qualsiasi offerta che il giocatore avrebbe ricevuto, cosa che ha poi fatto andando a pareggiare i 63 milioni in quattro anni offerti dagli Charlotte Hornets. Il contratto di Hayward è stato da molti considerato eccessivo (forse a ragione), anche se non va dimenticato che i 16.2 punti, 5.1 assist e 5 rimbalzi messi assieme la scorsa stagione dal numero 20, sono numeri di assoluto rispetto. Se il reparto esterni è tutto sommato accettabile e futuribile grazie anche ad Alec Burks e alla 23esima scelta Rodney Hood, il reparto lunghi continua ad essere il vero punto debole dei Jazz. La coppia Favors-Kanter è formata da due promesse incompiute (entrambi terze scelte al Draft) che non sono in grado di dare garanzie sufficienti per un’intera annata. In loro soccorso è arrivato Trevor Booker da Washington,  che potrà però dare non più di una buona mole di lavoro sporco.

Utah è voluta partire da zero anche per quanto riguarda la panchina affidandola ad un rookie come Quin Snyder, che dopo essere stato assistente di 76ers, Lakers e Hawks (e CSKA Mosca in Europa), per la prima volta in carriera si vede promosso al ruolo di head coach. Snyder è conosciuto come un grande sviluppatore di giovani, ed è proprio quello di cui Utah ha bisogno. Da Burke ad Exum, da Hayward ad Hood, e perché no,  anche da Favors a Kanter, l’intero roster dei Jazz beneficerà dell’aiuto del nuovo coach per poter crescere individualmente e risalire la china come squadra. Il tutto senza dimenticare che per un’organizzazione come Utah non è mai semplice attirare grandi free-agent e grandi giocatori, in virtù del fatto che Salt Lake City è una delle città più invise e meno appetite (specialmente dagli afroamericani) dell’intero paese. La via per tornare ai fasti del passato passa inevitabilmente per il Draft, e ben consci di questo, i Jazz stanno mettendo insieme tanto talento anno dopo anno. L’annata 2014-15 non sarà molto diversa dalla precedente, ma i giovani Jazz cresceranno e la lottery di giugno porterà verosimilmente un’altra scelta da top 5.

Il domani, in terra mormone, potrebbe non essere così cupo come sembra.

2 COMMENTS

  1. Il domani in terra mormone è spesso grigio e difficile poiché lo Utah non attira nessun buon giocatore dalla Free Agency…tantomeno un All Star.
    La ricostruzione non puo’ avvenire solo attraverso il Draft, occorrono tempo e scambi intelligenti ed efficaci. Trattenere Hayward è stata un’ottima mossa poiché il ragazzo è integro e sano professionista ma perdere Milsapp ed Al Jefferson sotto canestro per niente è incomprensibile…
    Ora, sotto al lavoro con tutti i giovani!

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