Fiba World Cup 2014: Teodosic guida l’Euroleague Team

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In Spagna hanno trionfato gli americani, dominando e accaparrandosi il palcoscenico. Eppure nel cuore dei tifosi resteranno solo le magie di Irving e i canestri di Harden ma anche la grinta di Bogdanovic, la fantasia di Teodosic e la barba di Raduljica. Sono i vincitori europei del mondiale spagnolo, gli Euroleague players che si sono contraddistinti, i primi tra i mortali.

Il quintetto ideale targato Euroleague si apre con Thomas Heurtel, playmaker francese giustiziere della Spagna padrone di casa. Professionista nel Laboral Kuxta, Thomas era giunto al mondiale investito del compito di non far rimpiangere Tony Parker, assente alla rassegna. Dopo una partenza falsa consumata nella fasi a gironi, il rendimento di Heurtel è cresciuto nei turni a eliminazione diretta, culminato con un mostruosa prestazione da tredici punti contro la Roja. Il gancio concluso in faccia a Pau Gasol rappresenta il momento più dolce del mondiale transalpino.

Al fianco del playmaker francese troviamo Milos Teodosic, trascinatore della Serbia. La point-guard del Cska Mosca ha confezionato un mondiale straordinario, premiato con l’ingresso nel primo quintetto. Coach Djordevic gli ha affiancato un playmaker puro, spogliando Milos dai compiti di portatore di palla e reinventandolo guardia. Il talento del serbo non è mai stato in discussione ma la sua emotività nei momenti decisivi erano costati al Cska tre finali di Eurolega. Con la maglia della propria nazionale Teodosic ha subito una metamorfosi paragonabile al Gregorio di Kafka diventando il freddo e chirurgico leader dei vicecampioni del mondo. Quattro anni fa eliminò la Spagna con un jumper da nove metri in faccia a Garbajosa, questo giro tocca a Brasile e Francia cadere sotto le magie dell’ex Olympiacos. Tredici punti e quasi cinque assist distribuiti in media il suo fatturato, ma Teodosic ha convinto per la maturità e l’atteggiamento mostrato in campo, lontano parente delle forzature e i drammi consumate in Russia.

Serbia trascinata si da Teodosic, ma anche da un ragazzino di soli ventidue anni, Bogdan Bogdanovic, omonimo della più famosa guardia croata Bojan. Mani interessanti e un biglietto oltreoceano già prenotato, il serbo ha chiuso il Mondiale con dodici punti di media, impressionando nelle sfide contro Brasile e Francia. Finalizzando gli assist di Teodosic, Bogdanovic ha rivelato un tiro produttivo, risultando letale sia in uscita dai blocchi sia dal palleggio. Coach Obradovic si frega le mani, consapevole di aver calato un asso portandolo in Turchia al suo Fenerbahce.

Un asso come Zoran Dragic, guardia slovena in forza al Malaga. Veloce, tecnico e maturo, Zoran a Barcellona si è spogliato del pesante appellativo di fratello minore di Goran. Eccellenti le prove fornite contro Messico e Repubblica Dominicana, finendo con dodici punti di media e salvandosi anche dal massacro contro Team Usa. Ora a venticinque anni è il momento di scegliere cosa fare da grande, se restare in Europa o provare l’avventura oltre Oceano.

Sotto le plance, spazio al simpatico e tatuato Miroslav Raduljica, centro giro-mondo con passaporto serbo. Reduce da un anno difficile in NBA a Milwaukee (è stato ceduto in off-season ai Los Angeles Clippers che l’hanno immediatamente tagliato per liberare spazio salariale), Miroslav è stato rispedito senza troppi complimenti in Europa ma ha deciso subito di provare l’avventura cinese firmando un annuale con i Shandong.

Alla vigilia del Mondiale ha fatto le scarpe a Krstic, prendendosi il posto da titolare e ha zittito gli scettici fornendo prestazioni convincenti fin dalle prime gare. Ventuno punti contro la Francia, sedici contro la Grecia e ancora undici contro la Francia in semifinale. Mani delicate, fisico importante, e una barba che rimanda a James Harden, Raduljica si è imposto come la rivelazione del mondiale.

In panchina si sono meritati la convocazione altri protagonisti di Euroleague: Sergio Rodriguez, unico a salvarsi dall’incubo vissuto dalla Spagna, ha rinfrescato con il suo repertorio di magie e follie. Vicino al Chacho, spazio alla coppia lituana Seibutis e Pocius. La guardia professionista in Turchia ha ricoperto egregiamente il ruolo di playmaker dopo l’infortunio di Kalnietis mentre Martynas ha illuminato la squadra di Kazlauskas nei match più difficili, finendo in doppia cifra con Francia, Usa e Turchia. Nei mondiali delle squadre deluse con Croazia, Grecia e Turchia a casa a leccarsi le ferite, riescono a brillare Dario Saric che ha confermato le qualità mostrate all’Europeo mentre Ioannis Bouroussis ha dominato nel pitturato fino agli ottavi. Al turco Emir Preldzic resta la magra consolazione di aver firmato la giocata più bella della rassegna, con la tripla che ha steso l’Australia allo scadere.

Probabilmente non vincerebbero il mondiale, perché la differenza con il team di coach K rimane ineguagliabile, ma tutti questi giocatori non hanno fatto sfigurare il vecchio continente nella competizione più importante. Ora, stanchi di finire secondi, potrebbero scegliere di alzare ulteriormente l’asticella e tentare l’assalto all’oro tra quattro anni. Mentre altri, potrebbero andare a studiare i segreti degli americani direttamente a casa loro… See ya in 2018.