Per la Nazionale spagnola è la fine di un ciclo?

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Quella che si è consumata l’altra sera verso le 23:30 italiane è una sconfitta che fa malissimo ad un’intera nazione: la Spagna ci credeva, sapeva di avere un’enorme chance per tornare sul tetto del Mondo visto che le avversarie in questo Mondiale sembravano piuttosto modeste e il Team USA non era quello vero ma un surrogato (seppure di talento) infarcito di seconde scelte causa forfait e infortuni vari. Disputare una manifestazione del genere in casa era una spinta in più per un gruppo che gioca insieme da ormai 10-15 anni tra Nazionale maggiore e giovanili e che si comporta come una famiglia vera e propria, e le pochissime difficoltà incontrate nel primo turno e nell’ottavo di finale contro il Senegal, giocando davvero un buon basket, avevano fatto dire a praticamente tutti che la Roja era la favorita per la vittoria finale. Ma il basket, si sa, è bello soprattutto perchè i pronostici vengono sovvertiti.

La sera più triste del basket spagnolo” l’ha definita il quotidiano Marca, e in effetti le facce dei ragazzi spagnoli al suono della sirena finale esplicano al meglio questa frase. Tristi perchè consapevoli di aver deluso i tanti tifosi che non hanno mai fatto mancare presenza e tifo sugli spalti dei palazzetti in questo Mondiale, ma anche perchè consapevoli di aver perso, forse, l’ultima chance per mettersi una medaglia d’Oro al collo. La generazione di Pau Gasol-Navarro-Reyes-Calderon è arrivata molto probabilmente alla fine del suo ciclo con la Nazionale e anche la Spagna, per poter tornare ai vertici (sono stati sconfitti anche la scorsa estate in semifinale di Eurobasket 2013 sempre dalla Francia, pur essendo i super favoriti), ha bisogno di puntare su un gruppo di giovani emergenti e ricreare un nuovo ciclo (anche se le selezioni giovanili negli ultimi anni non hanno avuto grandissimi risultati).
Se si escludono Abrines (classe ’93), che però ha giocato appena 30 minuti totali in questo Mondiale, e Ricky Rubio (nato nel 1990) tutto il resto del roster è nato negli anni ’80 e l’età media era infatti di 28 anni, una tra le più alte dell’intera competizione. Questo non è di sicuro il motivo della sconfitta contro la Francia, perchè i giocatori non sono apparsi stanchi, ma piuttosto appagati mentalmente e Boris Diaw nell’intervista dopo partita ha azzeccato probabilmente appieno il fulcro del discorso: “Noi avevamo la motivazione di voler vincere. Loro avevano la motivazione di non voler perdere.”
Navarro, Reyes e Pau Gasol è molto probabile dicano basta anche se le Olimpiadi di Rio 2016 attirano parecchio. La Federazione Spagnola ha però il bisogno (e il dovere) di voltare pagina, smettere di guardare al felicissimo recente passato e puntare al futuro con giocatori “nuovi”: Nikola Mirotic potrebbe essere uno dei leader anche se la scelta di andare a giocare in NBA potrebbe allontanarlo ancora di più dalla Nazionale; con lui Claver, Hernangomez, Sastre, Diez, Vives, Rabaseda, Victor Arteaga. Di sicuro i nomi non sono quelli attuali e anche il loro appeal è nettamente inferiore, ma per cercare di progredire c’è bisogno di dare un taglio con il passato (e presente).

Coach Juan Antonio Orenga, che ha preso l’eredità pesante di Scariolo, non è riuscito a dare una sferzata e nonostante abbia annunciato di non voler dare le dimissioni, in Spagna si da per scontato che l’allenatore sulla panchina a Eurobasket 2015 e poi a Rio 2016 non sarà lui. Anche nella partita contro la Francia non ha convinto: non è riuscito a cambiare piano partita in corsa, nonostante tutti avessero visto che la Francia era pronta a quel modo di giocare, non ha avuto il coraggio di provare qualche versione diversa del quintetto (magari quintetto piccolo con Claver da 4 atipico) ne di togliere i senatori che non stavano convincendo (Marc Gasol e Rubio su tutti).

Dalla serata più triste del basket spagnolo la Nazionale dovrà tenere gli aspetti positivi (pochi) e voltare pagina, per non rischiare di fossilizzarsi ulteriormente bloccando un movimento che è stato il migliore in Europa nell’ultimo decennio (oro Mondiale 2006, oro Europeo 2009 e 2011, argento Olimpico 2008 e 2012, argento Europeo 2007 e bronzo Europeo 2013).

1 COMMENT

  1. Boris Diaw poeta dentro e fuori dal campo.
    I “simpaticissimi” spagnoli chiudono un ciclo che vabbè, fa invidia in Europa, inutile negarlo.
    Alle Olimpiadi 2016 possono portare anche Gesù ma, dato che le stelle USA prediligono le Olimpiadi ai Mondiali, possibilità di battere gli americani questo ciclo non ne avrà comunque più

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