Trade Love-Wiggins: cosa cambia per i giocatori?

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Poco più di un mese fa, avevamo analizzato la trade Love-Wiggins e le relative conseguenze dal punto di vista delle squadre coinvolte. Adesso, a meno di un mese dalla prima palla a due della stagione 2014-15, analizziamo gli effetti che questa trade ha avuto e avrà sui due principali giocatori coinvolti.

KEVIN LOVE

Dopo due anni di continui mal di pancia e dichiarazioni tutt’altro che amorevoli verso i T-Wolves, Kevin Love è finalmente riuscito ad approdare in una contender. Risalgono infatti all’estate 2012 e alla relativa avventura con Team USA le prime avvisaglie di un Love stanco di non aver mai giocato i playoffs e voglioso di emulare i suoi compagni olimpici in quanto a vittorie e traguardi raggiunti. Adesso che l’occasione di giocare la post season (e non solo) è arrivata, sarà lo stesso Love a dover sviluppare ulteriormente il suo gioco in funzione dei nuovi compagni e dei nuovi obiettivi.

Per la prima volta in carriera (Team USA escluso) l’ex UCLA si ritrova infatti ad essere non più il primo violino e principale terminale offensivo della sua squadra ma il membro di un trio di superstar nel quale è addirittura l’ultimo arrivato. La situazione dell’attuale numero 0 dei Cavaliers è paragonabile a quella di Chris Bosh nel 2010. Le cifre del Bosh torontoniano sono infatti pressoché identiche a quelle di Love a Minnesota in fatto di punti, rimbalzi, assist, minuti giocati e tiri tentati. L’ex Raptors ha saputo mettere da parte i numeri individuali in nome del bene della squadra, ed ha colmato nel corso dei quattro anni le sue lacune difensive diventando un difensore di buon livello anche in contesti come le Finals NBA. L’esempio che Love deve e dovrà seguire sarà proprio questo.

Le lacune (soprattutto difensive) che Bosh aveva appena arrivato a Miami sono le stesse che più o meno ha Love in questo momento, e condividere lo spogliatoio con un LeBron James diventato veterano sarà un aiuto fondamentale nel processo di adattamento al nuovo ruolo che Kevin dovrà affrontare. L’opportunità tanto attesa è arrivata, il destino dei Cavaliers dipenderà in buona parte da Kevin Love e dal suo percorso di adattamento al nuovo ruolo che sarà costretto a ricoprire.

ANDREW WIGGINS

Ben diversa è la situazione della prima scelta del Draft 2014. Se Love avrà sulle spalle una grossa responsabilità fin da subito, lo stesso non si può dire infatti per Wiggins. Difficile dire se per il canadese sarebbe stato meglio crescere al fianco di LeBron James e delle inevitabili pressioni e responsabilità che fin da subito ne sarebbero derivate, oppure iniziare un processo di crescita in un ambiente più tranquillo come quello di Minneapolis. Sarebbe stato senza dubbio utile e formativo iniziare la carriera NBA in una contender, per imparare fin dall’inizio a gestire pressioni e situazioni che nella carriera di una superstar si presenteranno più e più volte. Utile, senza dubbio, ma anche rischioso. A 19 anni, infatti, il rischio di rimanere schiacciato da un simile contesto può essere molto elevato, e per questo è forse preferibile che Wiggins cresca nel freddo Minnesota, lontano da riflettori troppo accesi su di lui e sugli inevitabili errori che commetterà nel corso dei suoi primi anni nella Lega.

A Minneapolis Wiggins sarà più libero di esprimersi per ciò che è veramente, ovvero un letale contropiedista e un realizzatore al ferro formidabile, mentre a Cleveland avrebbe seriamente corso il rischio di essere trasformato in uno specialista difensivo per evitare un eccessivo dispendio di energie da parte di James. I Timberolves per Wiggins significano minori responsabilità (almeno nel breve periodo), minori pressioni e maggiori libertà e tranquillità. Non sapremo mai cosa sarebbe diventato a Cleveland, ma sappiamo che con Flip Saunders alle spalle tutto il potenziale del diciannovenne canadese verrà fuori ragionevolmente nel giro di un lustro. E questo è già un ottimo punto di partenza.

4 COMMENTS

  1. Per Love sarà comunque il miglior realizzatore della squadra.
    E Wiggins è finito in una squadra giovane, ma con molto talento, quindi avrà modo di mettersi in mostra senza strafare, crescere con calma e sfruttare il suo potenziale che si abbina bene con lo stile di gioco che dovrebbero avere questi T-Wolves (anche se non vinceranno molto da subito io non vedo l’ora di ammirarli).

  2. Secondo me è semplicistica l’equazione Wade-LBJ-Bosh=Kyrie-LBJ-Love. Tranne il 23 (ovviamente) gli altri componenti dei trii hanno modi di giocare diversi, ruoli diversi, struttura fisica diversa, ecc … Inoltre, come evidenziato nell’articolo deve esserci un step-up difensivo, che però non deve coinvolgere solo Love, ma anche Irving (per non parlare di gran parte del roster dei Cavs),

    • Concordo. Ma la situazione a est è tale che Lebron porterà comunque in finale Cleveland – salvo sorprese da parte di Chicago, non molto probabili, però a mio parere -, con conseguente serio rischio di repeat di San Antonio (per la “gioia” di Pompeio, naturalmente 🙂 ).

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