Kentucky è forte, ma non può battere i 76ers

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In questi giorni tiene banco un dibattito nella pallacanestro americana: i Kentucky Wildcats, la numero 1 del ranking NCAA, possono battere i Philadelphia 76ers, la peggiore squadra NBA e ancora senza vittorie in questa prima parte di regular season? Secondo Eric Bledsoe dei Phoenix Suns, ex guardia di UK, la squadra di Calipari vincerebbe una serie e lascerebbe a Phila al massimo una gara. Dichiarazioni forti che anche in giro negli Usa trova pareri molto favorevoli (54% a 46). La realtà però è che, con tutta l’ammirazione che si può avere per Kentucky, attualmente imbattuta, con 10 giocatori 10 fortissimi destinati al piano di sopra per talento tecnico, fisico e atletico, sembra impensabile che dei professionisti possano perdere contro dei ragazzi di 18-19 anni.

Questa versione 2014-15 dei Wildcats di Kentucky appare ancora più forte di quella del 2012 con Anthony Davis e gli altri perchè è molto più profonda e lunga, con 10 giocatori destinati al professionismo per talento tecnico, fisico e atletico. Infatti coach Calipari, un uomo di buon senso e ormai allenatore capace, oltre che grandissimo reclutatore, sta utilizzando in questa prima fase di stagione il sistema dei ‘Platoon’ ovvero alterna due quintetti ben definiti ogni 5 minuti circa in modo che tutti i suoi giovani fenomeni possano vantare bene o male lo stesso tempo sul parquet e abbiano la stessa visibilità di fronte agli scout, tanti, che seguono da vicino i Wildcats.

I gemelli Andrew e Aaron Harrison (i giocatori di carisma e quelli a cui andrà la palla nei rari momenti critici), l’atletone Alex Poythress (il più vecchio, un junior), il freshman dominicano Karl-Anthony Towns (che in molti paragonano a Durant ma sembra più una sorta di ala forte con fondamentali e atletismo non comuni) e il centro Willy Cauley-Stein nel primo quintetto; le matricole Tyler Ulis, Devin Booker e Trey Lyles, il ‘pallavolista’ Marcus Lee (saltatore pazzesco) e Dakari Johnson (il vero centro con solidità vicino a canestro) nel secondo quintetto.

Non è detto, anzi, è difficile che Calipari possa andare fino in fondo con questo sistema ma realmente questi dieci sono tutti sullo stesso livello. Certo, sono intercambiabili a seconda dell’avversario, ma l’esuberanza e l’onnipotenza fisica e atletica vista nella netta vittoria su Kansas (72-40), certamente una delle prime dieci squadre d’America, lascia interdetti. Questi Wildcats sulla carta possono davvero arrivare al titolo con una stagione perfetta (non accade dall’Indiana di Bob Knight di fine anni ’70) anche perchè non sono una squadra legata alle percentuali o al tiro da fuori ma con quella superiorità fisica possono sempre cavarsela, anche tirando male. Al momento nessuno di questi 10 giocatori supera i 23 e nessuno scende sotto i 16 minuti di media; e solo Lyles e Dakari Johnson superano i 10 punti a sera (10 esatti). A parte Arizona, Wisconsin e forse Duke e Louisville, non sembrano poterci essere squadre in grado di fermare gli Wildcats.

Di qui a dire però che possono battere i Philadelphia 76ers ce ne passa parecchio. Questo discorso era già uscito due anni fa, sempre con Kentucky, ma allora con i disastrosi Charlotte Bobcats delle 7 vinte e 59 perse della stagione del lockout 2011-12. La realtà è che una squadra NBA schiera 15 professionisti che hanno accumulato esperienza, anche fosse una sola stagione: gente del calibro di Wroten, Carter-Williams, lo stesso Noel, più Mbah-a-Moute, sono infinitamente più pronti, più fisici, più tecnici, di una squadra universitaria che oltre tutto gioca con regole molto diverse, a partire dai 35 secondi invece dei 24. Inoltre si può dire che questi Sixers di coach Brett Brown, pur ancora senza vittorie, hanno perso contro Orlando per un buzzer beater e non sono andati lontanissimi dal battere i Bulls o i Rockets a Houston.

E poi è stato lo stesso John Calipari, coach di UK, a rispondere a questi discorsi: “Lasciatemi fare chiarezza: se giocassimo contro qualsiasi squadra NBA, verremmo spazzati via. Qualsiasi“. E ci ha tenuto a specificare questo ‘qualsiasi’ perchè i Sixers sono forse eccessivamente maltrattati in questo inizio di stagione NBA: ma si rifaranno in futuro, magari a partire da uno o due dei fenomeni attualmente a Lexington.

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