Settimana NBA: dominano Raptors e Grizzlies, crollano Knicks e Nuggets

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Best of the East

 

Best Team: Toronto Raptors

I Raptors, dopo essersi rialzati nella scorsa stagione da un lungo periodo di oblio, non smettono più di stupire. Il loro inizio è stato straordinario: cinque successi consecutivi in settimana, sette vittorie nelle prime otto partite, miglior record della Eastern Conference e dell’intera NBA, al pari con i Grizzlies. Le vittime dei canadesi, dopo l’ultimo ed unico stop finora contro gli Heat, sono, nell’ordine, i Thunder, i Celtics, i Wizards, terza forza della Eastern, demolita e al termine sotto di 19 lunghezze, i Sixers e i Magic. I protagonisti di questa cavalcata, fin qui davvero trionfale, sono, su tutti, DeMar DeRozan, sempre più leader di squadra con 21.9 punti a partita, e Kyle Lowry, eccelso in ogni aspetto del gioco (18 punti, 4.6 rimbalzi e 5.8 assist a partita). I Raptors, però, sembrano avere un roster davvero completo, con almeno un ricambio di livello per ogni componente del quintetto titolare. La prova del nove arriverà prossimamente, quando affronteranno prima i Bulls, seconda potenza di Conference, e poi i Grizzlies, che con Toronto sono la sorpresa assoluta di questo inizio di stagione.

Best Player: Pau Gasol

I Bulls, dopo la traumatica sconfitta nella serie contro i Wizards al primo turno degli scorsi playoff, ad oggi sono al secondo posto in Eastern Conference, con l’ottimo score di 6-2, e in settimana hanno raccolto quattro vittorie, contro Magic, Bucks, Sixers e Pistons, a fronte di una sola sconfitta, contro i Celtics. Il loro segreto? Il ritorno di Derrick Rose, sebbene ancora a sprazzi, ha ridato la carica, Jimmy Butler si è confermato tra i giovani più interessanti della Lega, ma è un nuovo arrivato il vero protagonista del grande inizio di stagione di Chicago: Pau Gasol. La difficile rottura del rapporto con i Lakers e una stagione tra poche luci e molte ombre come la scorsa, inframmezzate da un ottimo mondiale casalingo, ma comunque con la cocente delusione della prematura eliminazione, lasciavano molti dubbi sul giocatore iberico. Gasol ha risposto da campione e finora è stato tra i migliori lunghi in NBA (18.4 punti, 11.1 rimbalzi e 2.4 stoppate), segnando oltre 18 punti di media in settimana, con il 50% al tiro e la bellezza di 12.6 rimbalzi a partita. Pau e i Bulls sono tornati, più forti che mai.

 

Best of the West

 

Best Team: Memphis Grizzlies

La Western Conference non concede pause per chi vuole puntare ai playoff e i Grizzlies sembrano proprio non aver alcuna intenzione di fermarsi. In settimana sono arrivate altre tre vittorie, che si sommano alle quattro già ottenute in precedenza, contro avversari temibili, quali i Suns e i Thunder, e meno proibitivi, come i derelitti Lakers di quest’anno. E’ arrivata anche la prima sconfitta, battuti dall’incredibile e straordinaria giocata di Brandon Knight, ma è stata la cosiddetta eccezione che conferma la regola. Nessuno riesce a fermare la straordinaria coppia composta da Marc Gasol (17.8 punti, 7.5 rimbalzi e 3.5 assist) e Zach Randolph (16.6 punti e 10.8 rimbalzi), che finora ha dominato sotto canestro in ogni apparizione sul parquet. Alla premiata ditta si aggiunge poi un ritrovato Mike Conley, che segna quasi 16 punti di media, con il 41% da oltre l’arco e 5.6 assist a partita, e il compare Courtney Lee, saldamente oltre i 15 punti di media. La prossima settimana vedrà i Grizzlies affrontare Raptors e Clippers in due scontri molto impegnativi. Continueranno a sognare?

Best Player: Dwight Howard

Sono bastate due straordinarie prestazioni ad Howard per far rivivere agli appassionati NBA gli anni d’oro di Superman. Contro gli Heat, che si presentavano alla sfida da imbattuti e leader della Eastern Conference, il centro nativo di Atlanta ha messo a segno 26 punti, con 10/16 al tiro e 10 rimbalzi, chiudendo la partita con un fantastico plus/minus di +27. Contro gli Spurs, campioni NBA in carica, Howard ha fatto anche meglio, siglando la sua miglior prestazione stagionale a quota 32 punti, con 12/18 al tiro e 8/13 dalla lunetta, a dimostrazione delle sue implementate perfomance dalla linea della carità, accompagnati da 16 rimbalzi e 2 stoppate. A fine partita il suo plus/minus fa rabbrividire: +33! Non è un caso che i Rockets abbiano perso la loro imbattibilità stagionale e lo scettro di prima forza ad Ovest proprio nell’unica partita saltata da Howard, quella contro i Warriors. Houston, comunque, ad oggi è seconda nella Western Conference a quota 6-1. Con la speranza di continuare a veder volare altissimo il suo Superman.

 

Best of the Rest

 

WUNDER DIRK: solo applausi per un campione senza età come Dirk Nowitzki, che ha raggiunto, nella vittoria dei Mavericks sui Kings della scorsa notte, un record straordinario. Arrivando a quota 26.953 punti è salito al nono posto tra i migliori marcatori della storia NBA ed è diventato il miglior realizzatore di sempre tra i giocatori non americani, superando niente meno che Hakeem Olajuwon, fermo a 26.946 punti. Una leggenda di questo sport, oggi più che mai.

UN TRONO PER I KINGS, UN SORRISO PER I BUCKS: Sacramento ha iniziato la stagione con un record che non si vedeva dai tempi d’oro degli anni Novanta e, nonostante le due sconfitte consecutive contro Thunder e Mavericks, lo score resta ottimo, anche per la Western Conference (5-3). Milwaukee, invece, dopo essere stata la peggior franchigia NBA dell’anno passato (15-67), ha ripreso una marcia più o meno spedita e al momento si attesta al 50% di vittorie (4-4). Sperando che la stagione continui tanto bene quanto è iniziata.

 


 

Worst of the East

 

Worst Team: Indiana Pacers

Passare dal giocarsi le Finals NBA in una serie (quasi) alla pari contro gli Heat ad essere la penultima forza della non imprescindibile Eastern Conference, con soltanto due vittorie nelle prime otto partite giocate, è un salto dall’Olimpo all’abisso, nel giro di qualche mese. La settimana dei Pacers è stata assai negativa, costellata da quattro sconfitte, due contro i Wizards e una a testa contro Bucks e Celtics. L’unica vittoria è arrivata nell’ultima uscita contro i Jazz. Il gravissimo infortunio di Paul George ha tagliato le gambe ad una squadra che si presentava già alla vigilia con scarsa fiducia e aspettative di molto inferiori rispetto alle ultime stagioni. Se a questo aggiungiamo che George Hill sarà ai box fino a dicembre e che i tempi di rientro di David West si stanno allungando, il quadro della situazione di Indiana è a dir poco tragica. Roy Hibbert non sembra ancora tornato sui livelli della scorsa regular season e il solo Chris Copeland (15.4 punti e 5.5 rimbalzi) sta sorprendendo in positivo. La prossima sfida vedrà i Pacers affrontare, ironia della sorte, gli Heat. Sarà la fine di un incubo?

Worst Player: Carmelo Anthony

L’inizio di stagione dei Knicks era stato convincente, con due vittorie, per altro contro i favoriti Cavs e gli interessanti Hornets, nelle prime tre partite. Poi, il disastro. Wizards, Pistons, Nets e Hawks due volte hanno passeggiato sulle ceneri della squadra di New York, che, nel suddetto periodo nero, non ha mai segnato più di 100 punti e non ne ha mai subiti meno di 90. Non è un caso, considerando le statistiche di Melo, che è a tutti gli effetti il leader offensivo dei Knicks: 19 punti di media, frutto però di soli 7.4 tiri messi a segno sui ben 21.8 tentati (34%), con 4/20 da oltre l’arco e 2.6 palle perse a partita. Nonostante Anthony abbia messo a segno 20.3 punti, raccogliendo 5.3 rimbalzi e smazzando 4.4 assist a partita, il suo PIE si ferma sotto la media assoluta in NBA di 10 (9.2) e il suo plus/minus complessivo, finora, scrive un eloquente -37. I suoi Knicks ora avranno la fortuna di affrontare, nell’ordine, Magic, Jazz, Nuggets, Bucks, Timberwolves e Sixers, non certo avversari imprescindibili per quanto visto ad oggi. Se non si vuol fallire ancora l’obiettivo playoff, servirà vincerle tutte.

 

Worst of the West

 

Worst Team: Denver Nuggets

Doveva essere la stagione della resurezzione, ma, fino adesso, è stata piuttosto la continuazione dell’incubo della scorsa regular season. Dopo la vittoria all’esordio contro i Pistons, Denver è entrata in un periodo di sole sconfitte, perdendo cinque partite consecutive contro Thunder, Cavaliers, Trail-Blazers e due volte contro i rinati Kings. Lo score ad oggi ci dice che i Nuggets non hanno ancora vinto nessun match né contro avversari della Western Conference (0-4), né contro i diretti rivali di Division (0-2), ma nemmeno in trasferta (0-3). In Northwest, se Portland ha ripreso un’ottima marcia (5-3), sulla stregua della scorsa stagione, se T-Wolves e Jazz sembrano comunque avversari alla portata del team di Mile High City, bisognerà comunque attendere il rientro almeno di uno tra Kevin Durant e Russell Westbrook per valutare il vero potenziale dei Thunder, disastrosi finora (2-6). Insomma, per cercare di ambire ad una posizione di rilievo nella Western Conference, in cui già adesso per essere tra le prime otto serve un record positivo, non si può proprio pensare di andare avanti a perdere.

Worst Player: Andrew Wiggins & Anthony Bennett

E’ vero, sono soltanto due giovani ragazzi, la cui età sommata risulta essere di 40 anni, ma sono anche state le ultime due prime scelte e, se il secondo è stato probabilmente un errore dato dalla scarsità di talento a disposizione nel Draft 2013, Wiggins, invece, era atteso da tutti sui palcoscenici NBA ed avrebbe dovuto cambiare le sorti della propria franchigia. Minnesota, che li ha acquisiti entrambi nella trade che ha portato Kevin Love ai Cavs, non ha, però, ancora visto le loro potenzialità e il loro talento ai livelli attesi. In due mettono insieme 15.4 punti a partita, con 5.9 rimbalzi e 1.6 assist. Bennett non sta sfruttando in maniera malvagia lo scarso minutaggio che ha a disposizione, come dimostra il PIE di 15.2, ma ancora non è decisivo. Wiggins sta deludendo le attese, considerando che gioca oltre 25 minuti a partita, prendendosi però poche conclusioni e non mettendo a tabellino statistiche convincenti. Non è un caso che i Timberwolves abbiano iniziato male la loro stagione (2-4). L’unica speranza per i playoff è che i due dimostrino di valere la prima scelta degli ultimi due Draft.

 

Worst of the Rest

 

THUNDERSTRUCK: se thunder significa “tuono”, thunderstruck, invece, vuol dire “scioccato, basito“. La stessa sensazione che si prova nel guardare la situazione dei Thunder finora, ridottisi in miseria a seguito degli infortuni a Durant e Westbrook e capaci di vincere finora soltanto contro Nuggets e Kings, avendo però perso ben sei partite contro Trail-Blazers, Clippers, Nets, Raptors, Grizzlies e Bucks. Urge il rientro di uno dei due fenomeni di franchigia, altrimenti la stagione finirà tra i peggiori.

MAI UNA GIOIA: potrebbe diventare, a tutti gli effetti, lo slogan dei Sixers di questa stagione. Zero vittorie e sette sconfitte finora, unico team senza alcun successo rimasto in NBA e con un pubblico di casa ancor più sconfortato dalle quattro batoste subite tra le mura amiche, massimo numero al momento nella Lega. Le prossime tre sfide metteranno la squadra di fronte a Mavericks, Rockets e Spurs. Lo 0-10 sarà, quasi sicuramente, cosa fatta. Meglio che a Philadelphia si diano al football..

15 COMMENTS

    • Ti sta piacendo per cosa? Non è tono polemico, è che non ho visto nemmeno una partita dei T-Wolves e vorrei sentire il tuo parere…

      • Difesa, concentrazione, spaziature.
        Possono fare di meglio questo è ovvio ma già adesso che sono all’inizio si vedono i primi sprazzi degni di una squadra solida (e, al momento, stanno pagando la scarsa vena di Martin e Pekovic cioè le principali bocche da fuoco altrimenti avevano un paio di W in più).

        Ovviamente sospendo il mio giudizio sulla squadra fino al rientro di Rubio che, per come è costruito il roster, è l’unico che crea il gioco e, con solo Pekovic che è in grado di costruirsi il tiro da solo, la vedo male.

        • E su Wiggins nello specifico? Mi sento di dire che non è un Lebron, ma può essere un Deng o un Iguodala o qualcosa di piu? Parlo di impatto eh, tralascio volutamente lo stile di gioco…

          • Mi sembra di sentire i discorsi con A.Davis al primo anno.Aspettiamo e vediamo…a me il ragazzo sta piacendo,si vede che ha dei lampi pazzeschi.Poi ovvio non e’Lebron (a proposito:ce lo mettiamo al primo posto nella classifica miglior SF All-Time?),ma puo’diventare qualcosa di speciale.Io azzardo una comparison con un rich man Paul George.

          • Davis ha aveva avuto più impatto, nonstante i problemi fisici. Sarà uno del livello di KG e era evidente a molti da subito. Wiggins non m’ha fatto la stessa impressio al di là di lampi di innegabile talento

          • Sì, il paragone con George regge. Non ha grande ball-handing e al momento non ci sono schemi per metterlo nelle migliori condizioni per segnare (tranne un paio di post quando è contro un avversario più piccolo) ma nonostante tutto si sta facendo valere.
            Diciamo che volendo fare un paragone come gioco è molto simile al George del secondo anno ma, a differenza di George, non ha libertà con la palla in mano ed è meno perimetrale.

      • Bennett sui 36 minuti viaggierebbe a 18.6+7.2 con il 56% dal campo. Niente male. Fin qui Saunders non sembra volergli dare tanto spazio (anche perché ha nel ruolo Young che é molto solido) ma non mi sorprenderei di veder crescere molto le statistiche nel corso dell’anno.

        Wiggins invece temo stia un po’ subendo le aspettative (smisurate) che lo attendevano. Qualche lampo di talento ma fin qui davvero troppo poco per giustificare due anni di attesa spasmodica

        • Anche secondo me Bennett meriterebbe più spazio. Nella preseason, per quel che vale, aveva fatto piuttosto bene. La sua fortuna sarebbe stata andare a Phila, dove avrebbe avuto tanto spazio e la possibilità di acquistare davvero fiducia in sè dopo la stagione ai Cavs.
          Wiggins ha ampi marini di crescita, LeBron partita comunque avvantaggiato da un fisico da supereroe. Il vero Wiggins per me si vedrà tra un paio di stagioni.

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