Settimana NBA: imbattibili Grizzlies, delude Ibaka

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Best of the East

 

Best Team: Washington Wizards

La Eastern Conference sta subendo una drastica mutazione delle proprie squadre di vertice, con nuovi orizzonti aperti su franchigie fino a qualche tempo fa nell’ombra. I Wizards sembrano essere definitivamente usciti dal guscio e, grazie alle due vittorie settimanali contro Pistons e Magic, che fanno tre consecutive se sommate a quella contro i Pacers, si sono presi la seconda piazza di Conference a quota sette vittorie e due sconfitte, un solo successo sotto i Raptors, che guidano il raggruppamento. La stessa Toronto e gli Heat all’esordio sono le uniche formazioni finora in grado di fermare la cavalcata della squadra della capitale. Senza Bradley Beal, ancora ai box per la rottura del polso sinistro, è John Wall a deliziare il pubblico di Washington (19.4 punti, 9.1 assist e 2.3 rubate di media), mentre Marcin Gortat (13.3 punti e 9.1 rimbalzi) è chiamato a fare la voce grossa sotto canestro. Buono, finora, anche l’impatto di Paul Pierce (11.8 punti e 5.4 rimbalzi). Il ritorno di Beal sarebbe la ciliegina sulla torta, ma, per ora, i Wizards dovranno guardarsi da Mavericks e Cavaliers. Per restare tra i migliori.

Best Player: LeBron James

The King is (nearly) back. E’ vero, i Cavs faticano ancora a trovare un’identità di squadra e la giusta continuità, come dimostra la brutta sconfitta incassata dai Nuggets nell’ultima uscita, non a caso coincisa con la peggior prestazione della settimana di James, altrimenti rasente la perfezione. I 22 punti siglati contro Denver, con 8/18 al tiro e 1/4 da oltre l’arco, sebbene abbinati a 9 rimbalzi, 5 assist e 2 stoppate, rabbrividiscono di fronte a ciò che il nativo di Akron ha messo insieme contro Pelicans, Celtics e Hawks: 35 punti di media, con 38/64 al tiro e il 50% da tre punti, conditi da 7 rimbalzi, 7.7 assist e un +39 di plus/minus che si commenta da sé. Non a caso, Cleveland ha conosciuto la sua prima striscia vincente stagionale proprio con la rinascita di LeBron, arrivando a quattro vittorie consecutive, considerando anche il precedente successo, sempre contro i Nuggets. Il successivo stop contro la squadra di Mile High City dovrà essere metabolizzato in fretta perché, nelle prossime tre uscite, i Cavs avranno di fronte i campioni NBA in carica e le due leader della Eastern Conference. Serviranno prestazioni da re.

 

Best of the West

 

Best Team: Memphis Grizzlies

E’ difficile che in questa rubrica ci si ripeta nell’indicare i migliori e i peggiori, per dare spazio a gioie e tragedie dall’intero panorama NBA. I Grizzlies, però, non possono non essere, anche questa settimana, indicati come la miglior franchigia della Western Conference. Altre tre vittorie consecutive negli ultimi sette giorni, una sulla sirena, con una prodezza di Courtney Lee, contro i fantastici Kings, una agile contro i Pistons e una, decisiva per incoronare i padroni ad Ovest di questo inizio di stagione, di assoluta prepotenza contro i Rockets, schiacciati da Memphis 26 punti più in basso. I protagonisti ormai sono noti, anche se stupisce sempre il talento di questo gruppo straordinario. Dieci vittorie e una sola sconfitta (a Milwaukee ancora benedicono Brandon Knight), miglior partenza di sempre ormai più che assodata e record perfetto non solo in casa (6-0), dove sono arrivati a venti successi consecutivi, ma, incredibilmente, anche contro le avversarie di Conference (7-0) e di Division (2-0). Se vi sfugge chi faccia compagnia ai Grizzlies dalle loro parti, pregasi cercare Southwest Division. E restarne sbalorditi.

Best Player: Damian Lillard

La stagione dei Trail Blazers è iniziata con due sconfitte nelle prime tre uscite, ma, dopo la debacle contro i Clippers, gli uomini di coach Terry Scotts hanno decisamente cambiato marcia, vincendo cinque partite consecutive, due volte contro i Nuggets e una contro Hornets, Nets e Pelicans. Il trascinatore di Portland, in particolare degli ultimi quattro successi di questa settimana è stato, su tutti, Damian Lillard. Le statistiche dell’ex Wildcats parlano per lui: 27 punti di media, tirando con il 53.9% dal campo e con un ottimo 16/27 da oltre l’arco, cui aggiunge, per altro, quasi 4 rimbalzi e ben 8.25 assist. Ciò permette a Lillard di mantenere medie complessive altissime, che lo elevano tra le migliori guardie della Lega, grazie ai 20.9 punti, 5.1 rimbalzi e 6.6 assist a partita, per un PIE di ben 15.7. Dopo la faticaccia contro i Bulls, per i Blazers ci saranno tre sfide, almeno in apparenza, meno impegnative contro Celtics, Sixers e Hornets. Per arrivare al meglio allo scontro al vertice contro i Grizzlies l’imperativo per Lillard e compagni è uno solo: vincere.

 

Best of the Rest

 

THE AMAZING STEPH: 30 punti, tirando con il 53% dal campo e 5/9 da tre punti, con 15 assist e i Lakers sono tramortiti. E’ solo l’ultima, straordinaria prestazione di Steph Curry. Le sue incredibili medie di 24.8 punti, 5.5 rimbalzi e 7.7 assist, parte del 19.1 di PIE, lo collocano e lo legittimano tra le stelle assolute della Lega. Non è un caso che i Warriors siano terzi nella Western Conference, con otto vittorie e soltanto due sconfitte, e vengano da tre successi in fila contro Nets, Hornets e Lakers. Chapeau.

WUNDERMAVS: l’ottimo (e un po’ schizofrenico) mercato estivo fatto da Mark Cuban per ora sta portando i suoi frutti: Dallas è nei primi posti della Western Conference anche grazie alle 3 vittorie settimanali (non contro delle corazzate, vero) nate dall’ottimo attacco che gioca la squadra di Carlisle. 21, 15 e 13 sono i punti messi a referto da Dirk Nowitzki che ancora una volta ha rinnovato i suoi record di carriera e che con un gruppo di compagni molto affiatato sta andando diretto verso la testa della Conference.

 


 

Worst of the East

 

Worst Team: Brooklyn Nets

I sogni e le aspettative che i Nets si portano avanti da ormai due stagioni a questa parte sembrano scricchiolare sempre di più. Dopo un ottimo inizio, con quattro vittorie nelle prime sei uscite, Brooklyn è entrata in un tunnel senza successi che dura ormai da quattro partite. Suns, Warriors, Blazers e Heat non sono certo gli avversari più facili da trovare sulla propria strada, ma non far segnare nemmeno un risultato a favore significa dimostrare di non essere niente più di un team nella media. Come sono, effettivamente, questi Nets: 16° in termini di punti, 19° a rimbalzo, anche e soprattutto a causa delle mancanze di Brook Lopez (4.8 rimbalzi di media) sotto canestro, 26° nelle assistenze, con il solo Deron Williams oltre le 4 a partita, e 18° in termini di punti subiti. Kevin Garnett soffre ormai in maniera decisiva il peso dell’età che avanza, mentre Mason Plumlee, Bojan Bodganovic e Mirza Teletovic, piuttosto che fare il salto di qualità, sono ancora preda dell’inesperienza sui palcoscenici NBA. Tutto può ancora cambiare, ma è necessaria un’immediata doccia fredda.

Worst Player: Kemba Walker

La stagione del ritorno degli Hornets a Charlotte è iniziata tra qualche luce e molte ombre. Le vittorie, soprattutto in trasferta (1-5) e contro le forti avversarie della Western Conference (1-6), stentano ad arrivare e, ad oggi, sono soltanto quattro nelle prime undici uscite. Nell’ultima settimana, Charlotte ha vinto contro i Suns, salvo poi perdere nettamente contro Warriors e Mavericks, subendo, in entrambi i casi, più di 105 punti, e segnandone meno di 90. Non sono stati sette giorni facili per Kemba Walker: la guardia degli Hornets ha segnato soltanto 12.7 punti, infilando 17 canestri dei 38 tentati e tirando 2/11 da tre punti. Se a questi aggiungiamo 11 rimbalzi e 13 assist complessivi negli ultimi 90 minuti d’impiego, otteniamo statistiche ben lontane da quelle che l’hanno evidenziato tra le guardie più esplosive della Lega. La convivenza con Lance Stephenson non ha ancora sprigionato gli effetti che tutti a Charlotte si aspettavano e il record di squadra ne risente, al momento. Pacers e Magic potrebbero ridare linfa vitale ai neo(ri)nati Hornets.

 

Worst of the West

 

Worst Team: Minnesota Timberwolves

I Lakers stanno vivendo la peggior regular season della loro storia. La storia, soprattutto recente, dei T-Wolves, invece, racconta quasi soltanto di stagioni pessime come questa appena iniziata. Minnesota non si decide a rialzare la testa e, dopo il 2-2 con cui ha cominciato l’annata, si è regalata cinque sconfitte consecutive per arrivare al penultimo posto di Conference, davanti soltanto ai gialloviola. Magic, Heat, Rockets, Pelicans e Mavericks si sono regalati un viaggio di salute contro i Timberwolves. Incredibile è come la squadra di Minneapolis perda queste sfide con una media di 18.6 punti a sfavore, di cui ricordiamo soprattutto l’eclatante batosta subita dai Pelicans (-48 al termine). Ovviamente il tutto non può che posizionare la squadra al 29° posto per punti subiti, davanti soltanto, ancora una volta, ai Lakers. La difesa è un eufemismo per il team di coach Flip Saunders, ma anche l’attacco, che si posiziona al 21° posto assoluto per assistenze, è disordinato e ha nel solo Kevin Martin (18.4 punti a partita) un’arma da almeno 15 punti ad uscita. Come rialzarsi? Che i giovani talenti diano la scossa!

Worst Player: Serge Ibaka

Che i Thunder senza le loro due punte di diamante, Kevin Durant e Russell Westbrook, non siano nemmeno lontanamente parenti dei finalisti di Conference dello scorso anno, è assodato. Che OKC sia ridotta ad essere tra le peggiori franchigie NBA, con la miseria di tre vittorie nelle prime dodici partite giocate, non era altrettanto prevedibile. Chi ha deluso, in particolare nelle ultime quattro uscite settimanali, che hanno portato ad una vittoria contro i Celtics e tre sconfitte contro Pistons, Rockets e Jazz, è stato Ibaka. Lo spagnolo ha messo insieme numeri davvero poveri per un giocatore abituato ad essere un buon attaccante negli anni passati: 11.5 punti di media, arrivati, però, con un pessimo 20/53 al tiro ed un ancor peggiore 5/19 da oltre l’arco. Difensivamente Ibaka ha tenuto ancora delle discrete statistiche (6.5 rimbalzi e 2.2 stoppate), ma non è bastato ai Thunder per iniziare la stagione senza drammi. La colpa non è soltanto sua, ma, quando mancano i campioni, i gregari dovrebbero eccellere. Cosa che per Ibaka, questa settimana, proprio non si può dire.

 

Worst of the Rest

 

UN CALCIO ALLA DIGNITA’: il coach dei Sixers, Brett Brown, decide di prendersi un fallo tecnico (e non è una battuta), calciando il pallone con 35 secondi rimasti e i suoi avanti 87-84 sui Rockets, allora prima forza ad Ovest. No, non è un sogno. Da quei pochi spiccioli sul cronometro, Houston costruirà una vittoria, Philly l’ennesima sconfitta stagionale. Saliranno a dieci, ancora senza un successo. Il tanking pare ormai una pratica più o meno diffusa. Perdere la dignità in un modo tanto spregevole, anche verso i propri tifosi, non altrettanto.

SVEGLIA, KNICKS!: lo scorso martedì si diceva che i Knicks avrebbero avuto un’agevole settimana, che avrebbe potuto invertire la rotta e ribaltare il pessimo inizio d’annata. Come no… New York infila una sola vittoria, contro i Nuggets, ed altre tre sconfitte, rispettivamente contro Magic, Jazz e Bucks. Ora le batoste subite sono salite a nove, con soltanto tre successi da ricordare. Essere penultimi nella Eastern Conference, con un record di 2-8 contro le dirette avversarie, fa rabbrividire. E quando incroceranno il selvaggio Ovest?