Settimana NBA: Raptors e Grizzlies al comando, delude Parsons

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Best of the East

 

Best Team: Toronto Raptors

Che straordinario team questi Raptors. La settimana appena trascorsa è stata a dir poco fantastica per i canadesi, che hanno messo in fila quattro vittorie consecutive, di grande prestigio. Dapprima, nella sfida tra le migliori compagini della Eastern e Western Conference, hanno superato di misura i grandissimi Grizzlies di questo inizio di stagione. Poi, hanno demolito i Bucks per 124-82, prima di infliggere ai Cavs una sconfitta da 17 punti, che è anche una lezione di forza e completezza di squadra. Infine arriva anche un successo contro i Suns, per completare una serie fantastica di acuti, che porta Toronto ad avere il miglior record della Lega a quota 12-2, insieme con Memphis, la quale, però, ha perso lo scontro diretto sopra citato. L’Air Canada Center, che finora ha visto nove vittorie dei suoi in dieci uscite al palazzo, ha potuto ammirare le magie di una squadra fantastica, guidata da DeMar DeRozan (20.2 punti di media) e, in settimana, da un Lou Williams da urlo. Due squadre insidiose come Hawks e Mavericks saranno la prova del nove per capire quanto in alto possono aspirare i Raptors.

Best Player: Chris Bosh

La settimana degli Heat è stata a metà tra luci e ombre, considerando le due vittorie consecutive contro Magic e Hornets e le due sconfitte contro Clippers e Warriors, due squadre troppo forti, al momento, per il livello medio della Eastern Conference. Se Miami ha faticato, ma almeno non è crollata, gran parte del merito è di Chris Bosh. Nelle quattro partite citate le sue medie sono state fantastiche: 26.5 punti, con 41/77 al tiro e 9/16 da oltre l’arco, accompagnati da 9 rimbalzi netti a partita. L’assenza di Dwayne Wade mette non poca pressione sulle spalle di Bosh, il quale però, al netto di miracoli che non sono nelle sue corde, sta facendo tutto il possibile per tenere gli Heat tra le prime otto ad Est. E finora, grazie a 21.7 punti, 8.8 rimbalzi e 2.4 assist a partita, parte di un PIE da 16.1, ci è riuscito, ringraziando anche una Conference che, con un record di 8-7, permette di essere al quinto posto assoluto nel raggruppamento. Non male per una squadra che si sarebbe dovuta sciogliere dopo le vicende estive. Per i miracoli, però, serve un Prescelto.

 

Best of the West

 

Best Team: Denver Nuggets

Non è facile scegliere la miglior squadra della Western Conference, nemmeno per una singola settimana. La vera sorpresa degli ultimi sette giorni sono stati, però, senz’altro i Nuggets. Quattro vittorie consecutive, che fanno cinque con quella di classe contro i Cavs di LeBron dello scorso lunedì, e il rilancio delle quotazioni di Denver verso qualcosa di importante è ufficialmente cominciato. I disastrati Thunder, i talentuosi Pelicans, i decaduti Lakers e gli ambiziosi Bulls sono le vittime della squadra di Mile High City in questi ultimi e soddisfacenti sette giorni. La rinascita di Danilo Gallinari, cominciata con i 17 punti contro New Orleans e proseguita da altre due prestazioni in doppia cifra nelle successive due vittorie dei suoi, ha permesso ai Nuggets di ritrovare un elemento fondamentale del loro roster. Il migliore finora è stato, senza dubbio, Ty Lawson (16.6 punti e 9.8 assist), che si è confermato tra le grandi guardie della Lega, seguito da Arron Afflalo e Kenneth Faried. Se il Gallo continuerà a suonare la sveglia, sarà lecito sognare.

Best Player: Marc Gasol

I Grizzlies di questo inizio di stagione stanno iniziando seriamente a spaventare le avversarie di Western Conference. Il loro asso nella manica è il fenomeno Marc Gasol. Dopo il deludente mondiale casalingo, il centro di Memphis si è rialzato e ha messo in fila una serie di prestazioni magnifiche, che hanno permesso alla sua squadra di avere, al momento, il miglior record della Lega a quota 12-2, composto per altro di otto vittorie senza sconfitte contro le temibili avversarie ad Ovest. In settimana, dopo i 22 punti e 12 rimbalzi contro i Raptors, che, però, non hanno portato i Grizzlies al successo, Gasol ha alzato nuovamente l’asticella. 32 punti, con 13/22 al tiro, e 8 rimbalzi per aver ragione dei Celtics e riprendere la marcia vincente, poi altri 30 punti, con 13/18 al tiro e 12 rimbalzi, per battere anche i Clippers e mantenersi in cima al raggruppamento dell’Ovest. Le medie del centro, finora, sono tra le migliori nel ruolo in NBA: 19.9 punti, 8.1 rimbalzi, 3.1 assist e 1.5 stoppate, a comporre un PIE di 16.7. Lui e il compare Zach Randolph compongono un duo unico nella Lega. Unico e vincente.

 

Best of the Rest

 

THE AMAZING STEPH (pt.2): Flavio Tranquillo, non proprio l’ultimo arrivato, ha scritto stamane un post su Facebook: “God disguised as Stephen Curry“. Una citazione e un paragone da paura, merito della prestazione del ragazzo nella notte contro Miami: 40 punti, 12/19 al tiro, un fantascientifico 8/11 da oltre l’arco, 6 rimbalzi, 7 assist e 3 rubate, per diventare, a soli 26 anni, il primo giocatore nella storia NBA con 51 partite da almeno 5 triple e 5 assist a referto, e superare Ray Allen, fermo a 50. Fenomeno vero.

THE UNBELIEVABLE WEST: 118 vittorie e 90 sconfitte. Grizzlies a quota 12-2, Warriors e Blazers in serie positiva rispettivamente da sei e otto partite, Rockets a 11-3, Spurs da quattro vittorie consecutive, Mavericks in declino, ma a quota 10-5, Kings da tre successi in fila e Clippers “altalenanti” a 8-5. Queste sono le magnifiche otto di una Western Conference a dir poco straordinaria. Sotto di loro, Suns fuori di un nulla a 9-6, i Pelicans di Anthony Davis e i Nuggets, che vengono da cinque vittorie consecutive. Chapeau.

 


 

Worst of the East

 

Worst Team: Cleveland Cavaliers

Il ritorno a casa di LeBron James non sta ancora sortendo gli effetti sperati. La pessima settimana appena trascorsa ha evidenziato tutti i dubbi e le incertezze ancora presenti sul team di David Blatt, che ha perso quattro delle ultime cinque partite giocate. Ad eccezione del successo sui Magic, nettissimo, ma non di grande valore, Cleveland è caduta contro Nuggets, Spurs, Wizards e Raptors che, invece, potranno essere tra le grandi avversarie che la franchigia dell’Ohio si troverà di fronte ai playoff. Il Prescelto sta tenendo, come suo solito, delle medie altissime (25 punti, 5.8 rimbalzi e 7.2 assist), ma, al contrario delle stagioni precedenti, sta deludendo parzialmente al tiro, stanziatosi, al momento, su cifre da essere umano (47.1%). Se Kyrie Irving non sembra soffrire particolarmente la presenza di James (21.1 punti), Kevin Love ha perso molta della sua incisività, soprattutto a rimbalzo. I problemi dei Cavs sono, però, soprattutto in difesa, avendo subito 100.5 punti di media a partita, ventesimo risultato complessivo nella Lega. Il record, al momento, è incredibilmente sotto il 50% (6-7), ma tanto basta per avere un posto tra le prime otto nella Eastern Conference. Non un posto da Re, però.

Worst Player: Lance Stephenson

Gli Hornets sono tra le peggiori compagini della Eastern Conference al momento, con sole quattro vittorie nelle prime quindici partite giocate. Vero è che hanno dovuto giocare molte partite contro le forti avversarie dell’Ovest (1-7) ed in trasferta (1-7), ma anche nelle sfide contro le dirette avversarie (3-4) ed in casa (3-4) i risultati non sono stati soddisfacenti. Charlotte viene da sei sconfitte consecutive e non sembra in grado di trovare il bandolo della matassa per replicare la buona regular season dell’anno passato. I rinforzi estivi deludono, su tutti Lance Stephenson. L’ex Pacers, nelle quattro sconfitte in settimana contro la stessa Indiana, i Magic, gli Heat e i Clippers ha messo insieme 10.5 punti di media, con il 32% al tiro e la miseria di 2/13 da oltre l’arco. Come nel complesso dell’anno, la guardia ha ottime statistiche in termini di rimbalzi e assist (8.2 e 5.5 complessivi di media), ma gli Hornets segnano troppo poco, soltanto ventiseiesimi nella Lega, per quanti punti subiscono (19°). Se Stephenson darà il cambio di marcia, nulla è impossibile ad Est.

 

Worst of the West

 

Worst Team: Oklahoma City Thunder

A parte i Sixers, il cui rendimento si commenta da solo (0-14), nessuno ha fatto peggio dei Thunder finora. Troppo pesanti le assenze di Kevin Durant e Russell Westbrook, che hanno dimostrato come OKC non sia assolutamente una squadra di vertice se manca delle sue due punte di diamante. Le sconfitte consecutive, con le tre in settimana contro Nuggets, Nets e Warriors, sono diventate sei e il record è letteralmente crollato sotto la soglia della sufficienza (3-12). Non c’è partita contro le avversarie di Conference (2-7), ma nemmeno contro le compagini dell’Est (1-5), ed in trasferta (1-7), anche se pure la Chesapeake Energy Arena sta soffrendo le pene dell’inferno, avendo visto soltanto due vittorie in sette gare giocate. Il solo Reggie Jackson non sta deludendo (20.1 punti, 5.3 rimbalzi e 7.8 assist) e, nonostante prestazioni al tiro non certo perfette (25.4% da oltre l’arco), si conferma tra le giovani guardie più talentuose in NBA. Tutti gli altri, a partire da Serge Ibaka, non sono stati in grado di tenere alte le quotazioni dei Thunder. E l’intera stagione è già in bilico.

Worst Player: Chandler Parsons

La settimana dei Mavericks era cominciata alla grande, con un ottimo successo contro i Wizards e la batosta da record inflitta ai Lakers, ma si è conclusa miseramente con due sconfitte, al cospetto di Rockets e Pacers. Se Dirk Nowitzki macina record a ripetizione, Monta Ellis è tra le guardie più efficienti ad Ovest e Tyson Chandler è la solita furia sotto canestro, Chandler Parsons non è ancora il giocatore decisivo che Dallas si aspettava quando lo ha pagato a peso d’oro in estate. Le sue medie complessive sono modeste (14.2 punti, 4.7 rimbalzi e 2.2 assist), così come le prestazioni al tiro (41.8%) e da oltre l’arco (33.7%), come dimostra il PIE di 9.2, sicuramente non da grande giocatore. La partita dell’ex contro Houston è stata a dir poco deludente, fatta di soli 8 punti, con 3/9 al tiro e 0/5 da tre punti in 34 minuti di gioco. Meglio, senz’altro, è andata contro Indiana, con Parsons a quota 16 punti, ma per Dallas è arrivata un’altra sconfitta. C’è poco da scherzare a Ovest e, nonostante il record dei texani sia ottimo (10-5), ci vuole pochissimo per perdere il biglietto per i playoff.

 

Worst of the Rest

 

NOT HOWLING WOLVES: se Kevin Love non sta cambiando la vita ai Cavs, l’assenza di Kevin Love ha cambiato la vita dei Timberwolves. Almeno l’anno passato erano rimasti in zona playoff per buona parte della stagione. Ad oggi, soltanto Lakers e Thunder hanno fatto peggio. Soltanto tre vittorie nelle prime dodici uscite, 0-6 contro le avversarie ad Ovest, 2-4 in casa e 1-5 in trasferta. Andrew Wiggins è in crescita, ma, al momento, sembra non bastare. I lupi dovranno soffrire ancora.

THE SHAMEFUL EAST: 91 vittorie e 119 sconfitte. Raptors da urlo a 12-2, ottimi Wizards a 9-4, discreti Bulls a 9-6. Poi, la fiera delle mediocrità. Hawks (7-5), Bucks (8-7), Heat (8-7), Cavs (6-7) e Pacers (6-8) tra le prime otto squadre con record, che, dall’altra parte, non servono nemmeno a essere tra le prime dieci. Poi, il vuoto. Knicks (4-11), Hornets (4-11), Pistons (3-11) e Sixers (0-14) da scandalo cestistico. Quando cambieranno le regole e si premierà il record, senza Conference che tengano, sarà, forse, troppo tardi.