L’NBA rivoluziona il Rookie Game: sarà USA-Resto del Mondo

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Il commissioner Adam Silver e il suo entourage che lavora negli uffici NBA dell’Olympic Tower di New York hanno deciso un’importante novità per quanto riguarda l’All Star Weekend. Per ridare un po’ di vita ad un evento sostanzialmente morto come il Rising Stars Challenge, l’ex Rookie Game, la partita del venerdì che apre il fine settimana delle stelle, si è deciso di trasformare la classica gara di esibizione tra giocatori al primo anno e giocatori al secondo anno, in una sfida tra primo e secondo anno degli Stati Uniti e primo e secondo anno del Resto del Mondo. Una svolta quasi epocale che rischia davvero di mettere pepe e competizione ad un match che dai primi anni duemila è diventata una serie di schiacciate senza difesa e duelli uno contro uno in stile playground.

Il Rookie Game ha cominciato il suo tracollo dall’All Star Game di Los Angeles 2004 quando i vari Carmelo Anthony, LeBron James e Dwyane Wade, al primo anno, misero in scena uno spettacolo francamente bruttino che passò da partita a gara delle schiacciate senza il minimo sapore di competizione. Da lì in avanti si ricordano solo grandi prestazioni individuali a chi fa più punti, come quelle di Boobie Gibson, Kevin Durant, David Lee, Kyrie Irving e infine Andre Drummond.

Ora questa bella novità della NBA, bella perchè fa presagire una partita in cui nessuna delle due squadre vorrà fare brutta figura, con l’orgoglio degli americani in particolare che non prenderanno mai in considerazione di perdere contro i coetanei stranieri in casa loro. Si tratta di un modello che ricalca quello del Nike Hoop Summit, l’evento annuale che si tiene a Portland, quartier generale del brand sportivo, che mette di fronte i migliori senior liceali d’America contro i migliori under 18 internazionali.

La partita, che si giocherà venerdì 13 febbraio al Barclays Center, casa dei Brooklyn Nets, presenta delle regole per la composizione dei roster: 10 giocatori per squadra – 4 esterni, 4 interni e 2 indipendenti dal ruolo – e dovranno essere un minimo di 3 rookies e un minimo di 3 sophomores; i coach saranno uno degli assistenti degli allenatori che guideranno Est (in questo caso uno dei vice di Mike Budenholzer degli Atlanta Hawks) e Ovest (si va verso uno dello staff di Steve Kerr degli Warriors) all’All Star Game della domenica, che si disputerà invece al Madison Square Garden.

La cosa più interessante è ora ipotizzare i due roster, tenendo presenti i paletti del regolamento:

USA

Carter-Williams (G, 76ers, So), Oladipo (G, Magic, So), Smart (G, Celtics, Rk), Payton (G, Magic, Rk); Hardaway Jr. (F, Knicks, So), Noel (C, 76ers, Rk), C. Zeller (C, Hornets, So), M. Plumlee (C, Nets, So); McLemore (G, Kings, So) (o McDaniels, F, 76ers, Rk), Caldwell-Pope (g, Pistons, So).

Resto del Mondo

Schroeder (G, Hawks, So), Exum (G, Jazz, Rk), Antetokounmpo (G, Bucks, So), Bogdanovic (G, Nets, Rk); Wiggins (F, Timberwolves, Rk), Mirotic (F, Bulls, Rk), Nurkic (C, Nuggets, Rk), Adams (C, Thunder, So); Gobert (C, Jazz, So) (o Olynyk, C, Celtics, So), Ingles (F, Jazz, Rk).

Alla base di questa decisione c’è ovviamente la presenza record di 101 giocatori da 37 paesi stranieri presenti nei 30 roster NBA e inoltre la spinta globale sempre più viva che Silver sta seguendo dopo la scintilla innescata da David Stern.

1 COMMENT

  1. Finalmente una bella idea per rivoluzionare una partita che da una decina di anni era meno interessante di quella tra le star.
    Magari gli allenatori potevano essere uno americano e l’altro straniero oppure un HoF americano ed uno straniero, però è un primo passo verso la giusta direzione.

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