Settimana NBA: Gasol vive una seconda giovinezza, con Williams affondano i Nets

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Best of the East

 

Best Team: Toronto Raptors

La settimana non era cominciata affatto bene per i Raptors, sconfitti oltre la doppia cifra di scarto dai Nets in piena crisi. Poi, però, nelle due sfide che avrebbero potuto aprire una preoccupante striscia negativa, i canadesi hanno trovato due vittorie, una molto netta sui Clippers ed una di misura sugli Spurs, il che ha permesso a Toronto anche di mantenere un record migliore di due protagoniste della Western Conference. Poco importa. Nella Eastern la squadra di Dwayne Casey è saldamente al secondo posto alle spalle degli Hawks, con un paio di partite di vantaggio su Bulls e Wizards che inseguono. Il ritorno di DeMar DeRozan ha dato nuova benzina allo straordinario attacco dei Raptors, che segna 105.8 punti a partita, quinto nel complessivo della Lega, ma non ha migliorato abbastanza la vera preoccupazione di Toronto quest’anno, la difesa, che subisce 104.4 punti ogni 100 possessi. Decisamente troppi per chi, classifica alla mano, è tra i favoriti per qualcosa di grande.

Best Player: Pau Gasol

Pau Gasol,   Chicago Bulls - Immagini fornite da Panini SPA
Pau Gasol, Chicago Bulls – Immagini fornite da Panini SPA
I Bulls arrivavano da tre sconfitte consecutive, che stavano compromettendo la loro posizione di vertice nella Eastern Conference. Poi, ecco i 35 punti rifilati ai Pelicans, la vittoria sul filo di lana contro i Magic e la netta affermazione sui Kings. Il protagonista? Ancora lui, Pau Gasol. Forse aveva soltanto bisogno di cambiare aria: va in doppia-doppia da 14 partite consecutive, record in carriera e nelle ultime tre partite ha messo insieme medie pazzesche, quali 24 punti, 15 rimbalzi e 4 assist di media, con un decisivo +39 negli ultimi 103 minuti sul parquet. Non che le statistiche in stagione siano da meno, visto che mette insieme 18.4 punti, 12.2 rimbalzi ed uno straordinario PIE di 16.8, come soltanto i migliori in NBA di quest’anno. L’attacco, con lo spagnolo in campo, gira a meraviglia e quasi sorprende rispetto alle scorse stagioni, segnando 105.8 punti ogni 100 possessi. La sua decisione di passare ai Bulls è passata molto sotto banco nell’insieme delle trade estive. Troppo, a giudicare dal rendimento di Gasol.

 

Best of the West

 

Best Team: Memphis Grizzlies

Dieci vittorie nelle ultime undici partite giocate, in settimane quattro sfide e tre successi, di cui uno di assoluto prestigio contro gli scatenati Hawks e due di “ordinaria amministrazione” contro Jazz e Nets. Da notare che l’unica sconfitta che rientra in questo discorso è arrivata contro la seconda peggior formazione della Lega, i Timberwolves, contro cui Memphis è stata avanti anche di 7 punti con meno di 2 minuti da giocare, salvo poi farsi recuperare e battere da uno scatenato Ricky Rubio. Troppi errori dell’attacco in quell’occasione, ma in generale si sta facendo valere, 104.9 punti ogni 100 possessi, anche se, certamente, non al livello della stratosferica difesa, prima assoluta al momento in NBA e che subisce 100 punti esatti ogni 100 possessi, 95 a partita. I Warriors non stanno attraversando il momento più felice della loro stagione e Memphis potrebbe avere le carte in regola per lanciare la rimonta al primo posto della Western Conference. A patto di non eccedere con le distrazioni.

Best Player: Russell Westbrook

Facciamo un attimo il conto della settimana dei Thunder: quattro partite, tre vittorie, contro Pelicans, Clippers e Nuggets, vincendo sempre con almeno dieci punti di scarto, segnando la bellezza di 119 punti per ogni sfida e subendone 104, una sola sconfitta, contro New Orleans, con OKC superata soltanto da una tripla assurda dello straordinario Anthony Davis. Facciamo un attimo il conto della settimana di Russell Westbrook: quattro partite, 34.5 punti per ogni sfida, tirando oltre il 50% dal campo e aggiungendo alla causa anche 7.8 rimbalzi e 7.8 assist, oltre a 6 palle rubate ed un plus/minus di +50 negli ultimi 144 minuti di gioco. Qualcosa di incredibile, se si aggiunge il nuovo career-high a quota 48 punti e l’essere diventato il secondo giocatore della storia NBA, dopo Wilt Chamberlain, a segnare almeno 45 punti, con 5 rimbalzi, 5 assist e tirando con il 50% dal campo in due partite consecutive. C’è voluta una magia di Davis per fermare le magie di Westbrook. Ma i Thunder sono vivi più che mai e l’ottavo posto dei Suns è in serio pericolo.

 

Best of the Rest

 

GRAZIE 1.000: è senz’altro questa la frase più giusta che Gregg Popovich, se fosse stato italiano, avrebbe dovuto tributare a Marco Belinelli, autore del canestro della vittoria contro i Pacers. Non una vittoria qualunque, ma la numero 1.000 da allenatore per Pop, in 1.462 partite sulla panchina della medesima squadra, i San Antonio Spurs, e quasi tutte (929) con Tim Duncan a guidare la sua squadra sul parquet. Numeri epici, da leggenda, per uno degli allenatori che più ha fatto la storia di questo sport.

EXTRAORDINHARDEN: James Harden, nelle ultime due partite giocate contro Blazers e Suns, ha messo insieme un altro paio di quarantelli, gli ennesimi di questa stagione da urlo. Harden è diventato il terzo giocatore, dopo niente meno che Hakeem Olajuwon e Tracy McGrady, a riuscirci nei Rockets delle ultime 20 stagioni. Contro Phoenix, poi, ha voluto esagerare, aggiungendo ai 40 punti anche 12 rimbalzi e 9 assist, come solo Kobe Bryant e Vince Carter nelle ultime 30 stagioni NBA nel computo delle guardie. Chapeau.

 


 

Worst of the East

 

Worst Team: Charlotte Hornets

E dire che gli Hornets nel nuovo anno sembravano lanciati, con tante luci e qualche, sporadica ombra, a sfruttare le tante frenate di Heat e Nets e raggiungere un tranquillo posto per i playoff. Poi è arrivata un incredibile sconfitta contro i derelitti Sixers, cui hanno fatto seguito altri due stop, di misura contro i Pacers e di 28 punti contro i Pistons. Non propriamente avversari impossibili, non propriamente Thunder, Mavericks e Bulls, prossimi tre avversari di Charlotte in settimana. Fortuna che Brooklyn ha perso sé stessa e con il pessimo record di 22 vittorie e 30 sconfitte in Eastern Conference ci si guadagna comunque l’ottavo posto, con una sconfitta in più di Miami, che precede. La difesa degli Hornets funziona alla grande e subisce appena 96.9 punti a partita, terza migliore nella Lega. E’ l’attacco, come si prospettava ad inizio stagione, che non gira per niente: 94.3 punti a partita, costruiti su appena 20.3 assist di media. Doveva essere Lance Stephenson a dare la scossa. Già, doveva..

Worst Player: Deron Williams

Deron Williams,   Brooklyn Nets - Immagini fornite da Panini SPA
Deron Williams, Brooklyn Nets – Immagini fornite da Panini SPA
Il rientro di Deron Williams sembrava aver riportato entusiasmo a Brooklyn, che aveva raccolto tre vittorie consecutive, di cui l’ultima nel derby coi Knicks, sempre piacevole se chiuso da vincitori. Poi, i Wizards schiacciano i Nets sotto 37 punti, i Bucks e Jason Kidd non possono avere e non hanno pietà e i Grizzlies fanno il loro dovere. Così, Brooklyn torna fuori dalla zona playoff, con un mestissimo record di 21 vittorie e 31 sconfitte. Williams, nel frattempo, ha infilato, contro Washington e Milwaukee, due partite di fila senza un solo canestro dal campo in 13 tentativi, con 3 liberi e 11 assist a cancellare, almeno parzialmente, un doppio 0 assoluto che avrebbe allarmato chiunque. La sua stagione, in confronto a ciò che combinava gli anni passati, soprattutto ai Jazz, è disastrosa: 12.9 punti, 3 rimbalzi e 6.1 assist a partita, un rendimento appena sufficiente, come dimostra il 10.4 di PIE. Ma i Nets non erano la squadra costruita, a suon di dollari, per vincere subito? Fortuna che a Mikhail Prokhorov i dollari non mancano.

 

Worst of the West

 

Worst Team: Phoenix Suns

Il mese di gennaio si era concluso con una comprensibile sconfitta contro i Warriors. Quello di febbraio, invece, a parte una vittoria altrettanto comprensibile contro i Jazz, si sta trasformando in un incubo per i Suns. Grizzlies, Blazers, Kings e Rockets hanno punito Phoenix con quattro sconfitte che pesano come un macigno nell’economia della corsa ai playoff della Western Conference. Goran Dragic e Eric Bledsoe, straordinari l’anno passato, hanno calato visibilmente le loro performance e 104.7 punti subiti a partita sono davvero troppi per aspirare a qualcosa in Western Conference. Se i Pelicans avessero vinto le ultime due partite giocate avrebbero già sorpassato la squadra di Jeff Hornacek, ma restano comunque a breve distanza, così come i Thunder, galvanizzati da un periodo molto positivo. Gli Spurs ormai sembrano lontani e quindi non ci sono boe per appigliarsi, bisognerà vincere e soltanto vincere da qui alla fine della stagione.

Worst Player: Jamal Crawford

Nella prossima quindicina di partite i Clippers affronteranno tre volte i Rockets, due volte i Grizzlies, una volta, tra le altre, Warriors, Mavericks e Spurs. Presentarsi all’appello con quattro sconfitte nelle ultime cinque partite giocate non è il miglior biglietto da visita per iniziare una simile scalata. Escludendo la più recente vittoria contro Dallas, Jamal Crawford ha vissuto una settimana modesta in apparenza, considerando la funesta situazione della sua squadra, mettendo insieme 18 punti a partita. In apparenza, però: ha messo insieme 69 conclusioni dal campo e ne ha centrate appena 25 (non termina una partita oltre il 50% da oltre un mese), di cui soltanto 8 su 27 da oltre l’arco, ma il dato più allarmante è che, se contro i Nets aveva chiuso con un plus/minus di +4, nelle altre tre sconfitte contro Cavaliers, Raptors e Thunder il plus/minus scende ad un catastrofico -55 in 99 minuti sul parquet. Non proprio ciò che ci si aspetterebbe dal Sixth Man of the Year dell’anno passato.

 

Worst of the Rest

 

LOSING BUZZER: altro tiro, altro giro, altro regalo. Non stiamo parlando del libro di Flavio Tranquillo, ma del modo in cui i Suns abbiano già “regalato” quattro partite in questa regular season subendo il canestro della sconfitta allo scadere. L’ultimo è arrivato da DeMarcus Cousins, nell’85-83 inflitto da Sacramento a Phoenix. Il primato dei Jazz del 2006/07 è già stato eguagliato, ma c’è davvero poco di cui andare fieri.

FLY, PELICANS!: non è la prima volta che New Orleans quest’anno, dopo una vittoria incredibile o per l’avversario sconfitto o per il modo in cui è arrivata, ferma la sua corsa contro squadre ampiamente alla portata. La sconfitta contro i Bulls è comprensibile, ma non con 35 punti di scarto, mentre quella contro i Jazz è assolutamente inspiegabile. Potrebbero essersi giocati i playoff in queste inezie e sarebbe davvero un peccato.

*Immagini fornite da Panini SPA