Settimana NBA: Lopez ci crede fino alla fine, incubo improvviso per i Pelicans

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Best of the East

 

Best Team: Cleveland Cavaliers

Un mese di marzo fantastico da 10 successi e sole 3 sconfitte finora, reso ancor più eccezionale dalle quattro vittorie consecutive arrivate nell’ultima settimana, non ha fatto che confermare i progressi e la crescita esponenziale dei Cavaliers in questo 2015. Dall’arrivo di Timofey Mozgov (10.8 punti e 7 rimbalzi di media), J.R. Smith (13 punti) e Iman Shumpert, un po’ più in difficoltà, la squadra di David Blatt ha cambiato faccia e si è lanciata alla rincorsa dei primissimi posti di Eastern Conference. Se la vetta, saldamente occupata dagli Hawks, sembra irraggiungibile, il secondo posto pare ormai cosa fatta per Cleveland. Le nettissime vittorie su Nets (+25), Bucks (+18) e Grizzlies (+22), oltre al successo di misura sui Pacers, hanno incrementato il record a quota 47-26, lanciando la fuga dai Bulls che inseguono. I Cavs segnano tanto (103.6 punti a partita), subendo ben 5.1 punti in meno di quanto producono, grazie anche ad una solida difesa. Il leader e trascinatore LeBron James (25.8 punti, 5.8 rimbalzi e 7.3 assist) sembra finalmente aver riportato il duraturo sapore della vittoria a casa.

Best Player: Brook Lopez

Se la settimana dei Nets fosse stata pari a quella del loro uomo simbolo al momento, Brook Lopez, a Brooklyn si festeggerebbe il ritorno tra le prime otto in Eastern Conference. Invece, oltre alle tre vittorie contro Bucks, Pacers e Hornets, comunque fondamentali perché arrivate contro avversarie dirette per la post-season, è arrivato il KO contro i Celtics, che lascia, per ora, la squadra fuori dai playoff. Lopez, a partire dai 32 punti contro Milwaukee, arrivati per altro con un corredo di 18 rimbalzi e 5 stoppate a rendere meravigliosa la sua prestazione, non si è più fermato: 30.7 punti di media, tirando con il 67% dal campo, cui ha aggiunto 9 rimbalzi e 3.5 stoppate a partita. Insomma, sette giorni da incorniciare e utili a dare una speranza ai Nets, a quota 30 vittorie e 40 sconfitte, che inseguono Celtics e Pacers, al momento con una vittoria in più in cascina. Utili anche, però, a rendere migliore una stagione fin qui non esaltante per Lopez (16.3 punti e 7 rimbalzi di media). Se continuerà a riscattarsi in questo finale di stagione, però, nessuno potrà più criticarlo.

 

Best of the West

 

Best Team: Los Angeles Clippers

In Western Conference ogni successo è fondamentale se si vuole lottare per qualcosa di grande. Una settimana (e poco più) da cinque vittorie consecutive può essere assai utile a legittimare una posizione di vertice. Come successo ai Clippers, che hanno avuto ragione di Kings e Pelicans, oltre a fare razzie in Eastern Conference contro Hornets, Wizards e Knicks. Il record è salito a 47 vittorie e 25 sconfitte, distaccando in maniera decisa Spurs e Mavericks che inseguono al sesto e settimo posto ad Ovest, e lanciando la rincorsa ai Rockets. Poco male che i Warriors abbiano già ottenuto l’aritmetica vittoria della Pacific Division, i Clippers non mollano e vogliono evitare, per quanto possibile in un lotto di squadre tanto forti, un primo turno di playoff proibitivo. Non è una novità che la forza di Los Angeles sia un attacco da 106.2 punti a partita, 6 in più di quanti ne subiscano, costruiti su ben 24.6 assist a partita. La guida e il mentore è un Chris Paul in forma eccezionale (18.7 punti e 10.2 assist di media), unico ancora in doppia cifra di media alla voce assist in tutta la NBA.

Best Player: James Harden

James Harden - immagini fornite da Panini SPA (https://www.facebook.com/panininba)
James Harden – immagini fornite da Panini SPA (https://www.facebook.com/panininba)
Se i Clippers volano, i Rockets non sono di certo intenzionati a gettare al vento una stagione fin qui fantastica. In settimana, infatti, hanno portato a casa tre successi, contro Nuggets, Pacers e Pelicans, perdendo soltanto, nettamente e abbastanza sorprendentemente, contro i Suns in ripresa. Il trascinatore è stato, nemmeno a dirlo, James Harden, che sta vivendo una stagione da sogno. 50 punti contro Denver, 44 contro Indiana, utili a mettere insieme delle medie spaziali negli ultimi sette giorni: 33.7 punti di media, con l’unica pecca di un tiro da oltre l’arco che non ha entusiasmato (9/32), e la cifra astronomica di 54 tiri liberi messi a segno su 61 tentati negli ultimi 153 minuti di gioco, in cui, per altro, Harden ha aggiunto anche 22 rimbalzi, 26 assist e 5 stoppate. La stagione del prodotto di Arizona State non ha eguali in NBA: 27.1 punti, 5.8 rimbalzi e 7 assist a partita, con un PIE a dir poco eccezionale di 18.6. La corsa all’MVP è quest’anno più aperta che mai e Harden ha serie possibilità di concorrere per il titolo.

 

Best of the Rest

 

GOLDEN (STATE) WARRIORS: Pelicans, Jazz, Wizards e Blazers schiacciati nell’ultima settimana. 13 vittorie e sole 2 sconfitte in tutto il mese di marzo, 58 successi in stagione e appena 13 KO complessivi, primo titolo in Pacific Division dal 1975/76, una vita fa. Uno dei favoriti assoluti per la vittoria del titolo di MVP, Steph Curry (23.4 punti, 4.3 rimbalzi e 7.9 assist), una squadra completa, di talento e che, ora, è la favorita nella corsa all’anello. What else?

WUNDERDIRK: magari non sarà la sua stagione più florida dal punto di vista realizzativo, anche se mette insieme comunque 17.3 punti a partita. Magari non sarà l’uomo più decisivo dei Mavericks (13.5 di PIE). Magari gli stessi Mavericks non saranno la squadra più in forma della Lega. Ma Dirk Nowitzki resta un campione senza tempo, capace di scrivere un altro record incredibile: con i 13 rimbalzi raccolti contro gli Spurs, diventa il primo nella storia NBA con almeno 25.000 punti, 10.000 rimbalzi, 1.000 stoppate e 1.000 triple messe a segno. Fenomeno.

BONUS TRACK (part II): LA SVEGLIA DEL GALLO: il grande periodo vissuto da Danilo Gallinari ha vissuto il suo giorno migliore e più straordinario nella partita contro i Magic: 40 punti, ad uno soltanto dal record italiano oltreoceano di Andrea Bargnani in maglia Raptors, 12/21 al tiro e 6/13 da oltre l’arco, conditi da 7 rimbalzi, 4 assist, 3 palle rubate, 2 stoppate ed un eloquente +15 di plus/minus in 33 minuti di gioco. Una prestazione magica, da togliersi il cappello. Chapeau.

 


 

Worst of the East

 

Worst Team: Charlotte Hornets

Se gli Hornets hanno deciso di non voler tornare ai playoff, qualcuno dovrebbe avvisare gli appassionati NBA e, soprattutto, i tifosi della squadra. Dopo le cinque vittorie consecutive con cui si era aperto un marzo in apparenza magico, Charlotte ha vinto solo due delle ultime nove partite, contro Bulls e Timberwolves, perdendo partite incredibili contro Jazz e Kings, ormai senza alcuna speranza in Western Conference, ma soprattutto l’ultimo scontro diretto contro i Nets, avversari per un posto nei playoff. Il record è così crollato a 30 vittorie e 40 sconfitte, pari a quello della stessa Brooklyn. La fortuna degli Hornets è che, con una vittoria in più, si raggiungono Celtics e Pacers, appaiati al momento all’ottavo posto utile. Qualcosa di incredibile, considerando che ad Ovest, già adesso, servirebbero 42 vittorie per poter scalzare i Thunder dal treno per la post-season. Non andrà comunque troppo lontano una squadra che segna appena 94.6 punti a partita e non ha mai convinto dal punto di vista offensivo durante la stagione.

Worst Player: Bradley Beal

Sembrava potesse essere la stagione del definitivo rilancio dei Wizards, ma, dopo un inizio scoppiettante, è finita la benzina nella capitale. John Wall ha calato notevolmente i propri, fantastici ritmi, Paul Pierce ha troppe primavere alle spalle per essere ancora decisivo, Marcin Gortat e Nene non sono quella coppia di mastini sotto canestro che ci si aspettava, ma è soprattutto Bradley Beal ad essere ben al di sotto delle aspettative. Una stagione mediocre per un talento come il suo (14.7 punti, 3.1 rimbalzi e 3.7 assist a partita), come dimostra il PIE al di sotto della media NBA (9). Una settimana da incubo per i Wizards, che hanno messo insieme quattro sconfitte consecutive: demoliti dalla Western Conference nelle vesti di Clippers (-14), Kings (-23) e Warriors (-31), sconfitti di misura dai Pacers. E Beal non ha fatto che peggiorare un’annata fin quasi assai deludente, concludendo con un -34 di plus/minus e un infortunio alla caviglia. Sciagurato.

 

Worst of the West

 

Worst Team: New Orleans Pelicans

Non era certamente la settimana più facile da affrontare, soprattutto con l’acqua alla gola e la necessità di vincere sempre per non perdere di vista i Thunder ed il treno per i playoff. Quattro sconfitte consecutive, però, non sono certo la medicina giusta per guarire questo micidiale stress agonistico. I Suns portano a casa il successo con il minor numero di punti segnati nella storia della franchigia (74), Warriors e Clippers passeggiano, mentre i Rockets portano a casa una vittoria al fulmicotone. Gli unici a rimanere a mani vuote sono i Pelicans, che, con un record di 37 vittorie e 34 sconfitte, vedono sempre più lontani i sogni di post-season. A parte Anthony Davis, che sta vivendo una stagione mostruosa (24.6 punti, 10.5 rimbalzi e 2.9 stoppate di media), e Tyreke Evans, il quale sembra tornato al livello del suo anno da Rookie of the Year a Sacramento (16.7 punti, 5.3 rimbalzi e 6.4 assist), il resto della squadra non pare ancora al livello giusto per sognare troppo in grande. Per questo i Pelicans dovranno aspettare forse ancora un anno per volare ai playoff.

Worst Player: Eric Gordon

A proposito del livello medio dei Pelicans, ecco Eric Gordon, che sta giocando quasi 34 minuti di media, ma non sta dimostrando a pieno quel talento che fino ad un paio d’anni fa ne aveva fatto un pezzo pregiato nella Lega. Una stagione modesta da 13.3 punti a partita, conditi da 2.8 rimbalzi e 3.9 assist, ma non così decisivi nell’impatto sulla partita, come dimostra il bassissimo PIE di 7.7. Questa settimana, a parte i 23 punti con 5 assist contro i Clippers, non è stata di molto migliore al livello medio della sua annata: 10.7 punti di media, con 10/33 al tiro e 4/15 da oltre l’arco, accompagnati da soli 4 rimbalzi e 10 assist, 1 palla rubate e 6 palle perse, oltre ad un plus/minus di -11 nei 106 minuti sul parquet presi in esame. Oltre tre partite separano ora i Pelicans dai Thunder e, nel frattempo, anche i Suns hanno superato New Orleans nella graduatoria di Western Conference. Una settimana da incubo, in poche parole.

 

Worst of the Rest

 

LE PRIME ESCLUSE: non è certo una novità, ma ora sono arrivati i verdetti ufficiali. Salutano quest’anno la corsa per i playoff Timberwolves e Knicks, che si giocheranno fino all’ultimo la palma di peggior squadra quest’anno in NBA, con New York favorita, Sixers e Magic nella Eastern Conference, Lakers e Kings nella Western Conference. Tante nobili decadute, da cui sono usciti i Celtics, in corsa per un posto nei playoff. Tanti saluti e arrivederci, al prossimo anno!

*Immagini fornite da Panini SPA