Il nodo è sciolto: un alieno Stephen Curry è l’MVP della regular season!

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Stephen Curry,   Golden State Warriors - © 2015 twitter.com/Warriors
Stephen Curry, Golden State Warriors – © 2015 twitter.com/Warriors

Steph Curry o James Harden? James Harden o Steph Curry? Il dubbio era di quelli difficili da sciogliere. Tolta di mezzo la concorrenza, nei nomi di Russell Westbrook, condannato dall’esclusione dei Thunder dai playoff, e LeBron James, di certo non alla miglior stagione in carriera, i leader delle due franchigie regine della Western Conference si sono pressoché equivalsi nella corsa all’MVP della scorsa regular season. Alla fine, la scelta è caduta sul miglior giocatore della miglior squadra vista quest’anno in NBA, che continua a dare spettacolo anche in post-season.

Festeggiano dunque Curry e i Warriors, che ottengono il loro secondo most valuable player della storia della franchigia, dopo un certo Wilt Chamberlain, quando ancora combattevano in quel di Philadelphia. Parlando di numeri, quelli del prodotto di Davidson sono a dir poco eccezionali: in 80 partite giocate ha messo insieme una media di 23.8 punti, tirando con il 49% dal campo, il 44% da oltre l’arco ed il 91% dalla lunetta, la miglior percentuale quest’anno ai liberi. Incredibile, in particolare, il dato riguardante le triple: Curry tira con una percentuale altissima, la quarta nella Lega, mettendo nel contempo insieme il record di triple segnate in una singola stagione nella storia NBA, 286, su 646 tentativi. Unendo il suo rendimento a quello dello Splash Brother, Klay Thompson, si ottengono 525 triple totali segnate, più di quante ne hanno infilate cinque squadre della Lega nel loro complessivo. La sua percentuale reale al tiro dice 63.8%, seconda a quella di Kyle Korver tra i grandi tiratori della Lega e alle spalle soltanto di alcuni big men ben abituati ai tiri da breve distanza dal canestro.

A contorno delle straordinarie prestazioni al tiro, il nativo di Akron scrive anche 4.3 rimbalzi, la bellezza di 7.7 assist ed anche 2 rubate a partita. Non è un caso che il suo plus/minus sia positivo di ben 11.3 punti a partita. Tutto questo permette a Curry di chiudere la stagione con un offensive rating spaziale di 114.2 punti ogni 100 possessi, mentre, per zittire ulteriormente coloro che in passato gli avevano condannato una difesa non impeccabile, il defensive rating si stabilisce su appena 97.2 subiti ogni 100 possessi, per un net rating di +17. Ogni 100 possessi con lui in campo, i Warriors hanno un plus/minus di +16.6, che crolla letteralmente a -1.2 con la guardia seduta in panchina. Se Curry ha stupito prima di tutto per le sue statistiche offensive, i miglioramenti più sensibili sono arrivati dal punto di vista difensivo, come dimostra il career-high nel defensive rating citato precedentemente.

Una volta sistemati i problemi fisici alle fragili caviglie, spesso causa di lunghe assenze dai parquet, Curry ha potuto dimostrare il suo valore a tutto campo, con giocate da scrivere negli annali di questo sport. I Warriors hanno chiuso la regular season al primo posto assoluto nell’indiavolato Ovest con la bellezza di 67 vittorie, record di franchigia e per un rookie head coach, Steve Kerr, ed appena 15 sconfitte, sesto miglior record nella storia NBA, a pari merito con altre quattro squadre, tra cui, per ultimi, i Mavericks del 2006/07, eliminati proprio da Golden State al primo turno di playoff. La squadra californiana, invece, in post-season ha eliminato con uno sweep i Pelicans ed ora conduce 1-0 la serie di semifinale contro i Grizzlies. Curry è diventato, inoltre, appena la seconda guardia dopo Magic Johnson a guidare una squadra capace di almeno 65 vittorie stagionali in termini di punti segnati.

E’ un emozionato Steph Curry quello che, nel discorso dopo l’annuncio della sua elezione ad MVP, ringrazia il padre Dell, figura di riferimento per lui non solo come genitore, ma anche come giocatore, essendo stato anch’egli uno dei migliori tiratori da oltre l’arco della sua generazione, tra il 1986 ed il 2002: “To be able to follow in your footsteps, it means a lot to me“. Non è mancato anche un saluto al compagno di triple in maglia Warriors, Thompson, insieme a cui il classe ’88 si è augurato di avere un grande futuro: “We can do some special things, hopefully be the best backcourt to ever play“. Curry ha conquistato il premio con 1.198 punti totali, con la bellezza di 100 dei 130 primi posti conquistati. Alle sue spalle si è piazzato Harden, con 936 punti e 25 primi posti. Seguono James, 552 punti e 5 primi posti, Westbrook (352 punti) e Anthony Davis (203 punti).

Dopo una stagione tanto straordinaria, per i Warriors l’obiettivo non può che essere la conquista dell’anello e Curry, ovviamente, non può che augurarsi di raggiungere l’Olimpo da miglior giocatore delle Finals. E’ anche probabile che debba incontrare sulla sua strada verso la gloria l’ultimo giocatore in grado di abbinare il titolo di MVP della regular season e delle finali NBA, due anni fa.
Immaginate che festa ad Akron, luogo di nascita della mitologia del basket dei giorni nostri.