Regular season da record, playoff da incubo: serve una rivoluzione ai Raptors?

0
1236

We own the North è, già dallo scorso anno, lo slogan usato dai Raptors per festeggiare il loro più recente ritorno al vertice dell’Atlantic Division, per la prima volta dal 2007, dopo anni di dominio dei Celtics e con una piccola intrusione dei Knicks due anni fa. Certo, può sembrare abbastanza semplice, per una squadra di ottimo calibro, vincere la Division peggiore dell’intera NBA. Una Division che l’anno passato ha visto soltanto i Nets, oltre ai canadesi, con un record superiore al 50% e che, al termine della scorsa regular season, ha superato sé stessa, totalizzando appena 113 vittorie complessive tra Boston, Brooklyn, New York ed i sempre più disastrati Sixers.

Non altrettanto facile è, invece, confermare i comunque ottimi successi ottenuti in stagione anche nei playoff. Ed in questo, Toronto, proprio non è riuscita a cogliere nel segno. L’anno passato poteva essere comprensibile l’eliminazione in sette gare dai Nets, considerando il valore complessivo di entrambe le squadre, sproporzionato in favore di Brooklyn, che si diceva avesse anche ambizioni di anello. Quest’anno invece, al termine di una regular season da record, con un primato di franchigia di 49 vittorie, Toronto poteva presentarsi con ben altre ambizioni alla post-season, contro i Wizards al primo turno. La squadra della capitale, poi, non era al meglio della forma, in un’annata complessa e altalenante. Uomini come Paul Pierce, però, ritrovano sé stessi quando si tratta di playoff ed il mostruoso 4-0 con cui Washington ha rispedito al mittente i sogni di gloria dei canadesi è di quelli da ricordare negli anni. I Raptors non hanno mai avuto, pur nella loro brevissima storia, una tradizione positiva ai playoff, come dimostra la sola serie vinta contro i Knicks nel 2001 a fronte di sei eliminazioni al primo turno. Quest’anno come non mai, però, la sconfitta è stata netta, pesante e dolorosa.

Le domande sul futuro della squadra non fanno che aumentare. DeMar DeRozan, dopo un inizio di stagione da All-Star ed un infortunio che ne ha compromesso un quarto della stagione, è calato sostanzialmente di colpi e prestazioni, ritornando alla grande nel finale. Nei playoff DeRozan ha messo insieme oltre 20 punti a partita, tirando con percentuali, però, deludenti e senza mai davvero incidere sul corso della serie, soprattutto quando è rimasta tra i confini canadesi. Kyle Lowry, dopo una buona regular season da 17.8 punti a partita, ha quanto mai deluso nei playoff, scrivendo appena 12.3 punti a partita, con il 32% dal campo ed il 22% da oltre l’arco. Numeri incredibilmente bassi, che accompagnano 3 perse a partita ed un plus/minus di -7 di media. Non ha fatto molto meglio Lou Williams, straordinario in regular season e capace, quando si è trattato di giocarsela in post-season, di appena 12.8 punti, con il 19% da tre punti. Jonas Valanciunas ha provato a far sentire il proprio peso sotto canestro con 11.3 punti e 9.3 rimbalzi di media, ma Patrick Patterson e Amir Johnson non stati all’altezza della situazione, facendo crollare il plus/minus di squadra (-8.5 l’uno, -10 l’altro) quando sono scesi sul parquet. Ci si chiede, invece, quando esploderà la stella di Terrence Ross, al momento fenomenale soltanto quando si tratta di volare sopra il ferro.

Toronto, oltre ad una nuova divisa ispirata ad uno dei più importanti supporter della squadra, il cantante Drake, dovrà certamente cambiare molto altro se vuole presentarsi propositiva ai blocchi di partenza della prossima stagione. Bisognerà, prima di tutto, sistemare le questioni riguardanti i free-agent, su tutti il Sixth Man of the Year, Lou Williams, che merita senz’altro una riconferma, ma al giusto prezzo, non oltre i 10 milioni di dollari a stagione per non più di un paio d’anni. Ci sono, poi, molti prospetti interessanti liberi nel caldo mercato estivo. David West dei Pacers potrebbe essere un upgrade fondamentale nel ruolo ed in particolare in termini di esperienza, fattore che è mancato ampiamente ai Raptors nella serie contro i Wizards. Volendo guardare a pezzi più pregiati, Greg Monroe dei Pistons, ma soprattutto Paul Millsap degli Hawks potrebbero garantire talento e prestazioni ampiamente maggiori rispetto al partente Amir Johnson, probabilmente sopravvalutato negli anni dalla dirigenza canadese. In caso si voglia restare su prezzi contenuti, Toronto potrebbe puntare Brandon Bass dei Celtics, anche se la scelta migliorare per un roster come questo sarebbe senz’altro Millsap. Come detto, poi, la pazienza per la crescita di un prospetto come Ross, mai del tutto esploso, potrebbe essere giunta al termine. Wesley Matthews, in possibile partenza da Portland, sarebbe certamente un ottimo sostituto, così come, sebbene con meno garanzie, Tobias Harris dei Magic.

Si potrebbe, invece, continuare a puntare su Valanciunas, che ha mostrato dei solidi margini di miglioramento, oltre che, ovviamente, su DeRozan e Lowry, sperando che il rendimento del primo resti agli ottimi livelli dello scorso anno e quello del secondo non cali paurosamente come negli scorsi playoff. Una decisione fondamentale sarà quella da prendere riguardo Dwane Casey. Il futuro dell’head coach sembrava quanto mai roseo dopo un inizio di stagione da 37 vittorie e 17 sconfitte, ma il seguente score di 12-20, reso assai più negativo dallo sweep subito nei playoff, ha rimesso in dubbio la sua posizione. La sua reputazione di specialista della fase difensiva, acquisita dopo molti successi ai Mavericks da assistant coach, è decisamente calata dopo una stagione in cui i Raptors hanno chiuso terz’ultimi per defensive efficiency e, in quattro partite contro Washington, hanno subito ben 110 punti di media. Se Casey è stato fantastico nel riportare Toronto ai playoff e nel raggiungere il record di vittorie nella storia della franchigia, per avere maggior gloria in post-season, forse, servirà qualcun altro.
Qualcuno che, insieme con una nuova carica di esperienza e di talento in campo, possa iniziare una nuova tradizione per i Raptors, quando la palla scotta di più.