Uno spiraglio di luce per i Timberwolves? Andrew Wiggins è il Rookie of the Year!

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Verrebbe da dire: e chi altri se no? Andrew Wiggins si aggiudica il premio di Rookie of the Year, favorito da una classe di esordienti più sfortunata che mai, considerando i gravi infortuni occorsi a Jabari Parker, seconda scelta assoluta alle spalle di Wiggins, Joel Embiid, terza, e Julius Randle, settima, che non hanno permesso di mostrare il loro valore per quasi tutta la stagione, oltre a dei seri problemi fisici per Aaron Gordon, quarta scelta, e Noah Vonleh, nona, che ne hanno seriamente compromesso l’utilizzo ed il rendimento. Se poi aggiungiamo il difficile anno d’esordio per Marcus Smart e, soprattutto, Dante Exum, abbiamo un quadro complessivo assai deludente delle prime dieci chiamate dello scorso Draft.

Wiggins ha invece giocato tutte le 82 partite della sua stagione d’esordio con la maglia dei Timberwolves, che l’hanno ottenuto dai Cavaliers all’interno dello scambio che portato Kevin Love nell’Ohio. In oltre 36 minuti a partita, il prodotto di Kansas ha messo insieme numeri notevoli: 16.9 punti a partita, con il 43% abbondante al tiro, cui ha aggiunto 4.6 rimbalzi e 2.1 assist. Dopo un inizio difficile, in cui, tra ottobre e dicembre, ha segnato appena 11.3 punti di media, tenendosi per un soffio oltre il 40% dal campo, la sua carriera NBA ha spiccato il volo, a partire da gennaio, in cui ha alzato il rendimento a ben 19.8 punti a partita, con il 46% al tiro, ed ha aggiunto quasi 5 rimbalzi e 3 assist di media. Dopo un mese di febbraio in calando, ma in cui è riuscito addirittura a tenere il suo plus/minus positivo, a quota +0.3, tra marzo ed aprile ha rimesso il turbo, segnando 20.6 punti a partita, con 5.5 rimbalzi e 2.9 assist a fare da succulento contorno.

Peccato che la stagione di Minnesota non abbia subito altrettanti scossoni, tanto che, al termine della regular season, le vittorie sono state appena 16 a fronte di 66 sconfitte. L’ennesima annata deludente e delirante, per una franchigia che manca nei playoff dal lontano 2004 e che non chiude con un record positivo dalla stagione successiva. Il roster dei Timberwolves è ancora troppo arido di talento e di giocatori che possono dare una svolta decisiva per poter lottare per la post-season, soprattutto nell’indiavolata Western Conference. Anthony Bennett, altro elemento arrivato dalla trade con Cleveland, si è rivelato ancora una volta una delle peggiori prime scelte della storia NBA e l’assenza di Love è di quelle che, per una franchigia come questa, pesano come un macigno. Inutile dire che per una squadra che ha vinto appena 7 dei 52 scontri di Conference giocati, la squadra verso la vetta sia ancora tutta da scalare.

Eppure, Wiggins sembra aver ridato più di una speranza alla squadra, tanto che Flip Saunders, head coach e President of Basketball Operations, ha dichiarato, a seguito del ritiro del premio:
For the first time pretty much in this organization we have a player who can do that in Wiggins, to be point blank. He can make something happen out of nothing. He scored at a high level, he attacked the basket, so the way the game is that athleticism, you have to have something to hold onto that.
Il GM, Milt Newton, ha poi aggiunto che secondo lui il classe ’95 nativo di Toronto può diventare “a perennial All-Star for years and years to come“.

Wiggins, in una stagione in cui Kevin Martin, Ricky Rubio e Nikola Pekovic, tre dei pilastri su cui poggiava la squadra di Minneapolis nelle recenti annate, hanno dovuto convivere con dei gravi problemi fisici, si è dunque dovuto guadagnare e meritare il centro del palcoscenico, cercando di diventare quanto prima il go-to-guy squadra. Riuscendoci, ha conquistato il primo titolo di Rookie of the Year andato ad un giocatore dei Timberwolves, grazie a 604 punti e 110 dei 130 primi posti disponibili, davanti ad un sorprendente Nikola Mirotic, decisivo per lunghi tratti della stagione dei Bulls, in particolare sul finire di match, che ha ottenuto invece 330 punti e 14 primi posti. Terzo Nerlens Noel, che ha iniziato ad essere un fattore sotto il canestro dei comunque derelitti Sixers, molto staccato a quota 141 punti.

E’ ancora presto per dire se sia nata una stella, ma di certo non poteva esserci giocatore più appropriato a ricevere questo premio. Se i Timberwolves metteranno a disposizione una squadra di valore e se Wiggins continuerà a dimostrarsi il giovane leader di un gruppo che ha affermato di non voler lasciare mai, potremmo forse rivedere Minnesota nei piani alti dell’Ovest, prima o poi.

1 COMMENT

  1. Quello che più mi colpisce del suo gioco è il mid-range game, dal gusto un po retro. Quante guardie hanno ancora come prima opzione il tiro dalla media? E mi colpisce ancor di più perchè lo usa molto nonostante un atletismo debordante. Lui e LaVine sono una bella coppia, peccato che siano nel vuoto cosmico dirigenziale dei T-Wolves. Sta di fatto che se Minnesota pescasse un Towns al prossimo draft, beh come terzetto non sarebbe male.

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