La calda estate dei New York Knicks: Draft e free agency

2
1558
New York Knicks Draft Central - © 2015 twitter.com/nyknicks
New York Knicks Draft Central – © 2015 twitter.com/nyknicks

E’ tempo di pensare alla nuova stagione nella Grande Mela. Lo è sostanzialmente da dicembre quando, trascorso il primo mese di regular season, si era capito che questi New York Knicks non erano da playoff, obiettivo apertamente dichiarato dall’allora neo presidente Phil Jackson. Una stagione passata a “tankare“, sporcata da qualche vittoria nel finale di stagione che ha permesso ai Minnesota Twolves di chiudere all’ultimo posto, non ha portato i risultati sperati nella Lotteria del Draft che ha visto la franchigia del proprietario Dolan ricevere “solo” la 4a scelta assoluta. Adesso arrivano due mesi cruciali per il futuro dei Knicks. Proviamo ad analizzare i punti chiave che la dirigenza dovrà affrontare.

4° PICK AL DRAFT

Ebbene si, assistere ad un’annata deludente non ha portato alla scelta che l’ex Coach Zen e tutto il popolo newyorkese si augurava. Considerando che la pick non poteva scendere sotto la quinta possiamo affermare che la lotteria è stata piuttosto malevola con i Knicks, che con ogni probabilità dovranno rinunciare ai due prospetti più interessanti che il Draft fornisce quest’anno: Karl-Anthony Towns e Jahlil Okafor. Concentriamoci allora sui papabili.

D’Angelo Russel, point guard, 19 anni
Il giovane playmaker ha avuto una stagione importante con Ohio State quest’anno. Ha viaggiato ad una media di 19.3 punti, 5.7 rimbalzi e 5 assist a partita. Purtroppo la sua avventura nel torneo NCAA si è conclusa al terzo round dopo la cocente sconfitta contro Arizona, dove peraltro il freshman bianco-rosso ha realizzato la miseria di 9 punti sparacchiando 3/19 dal campo. Ball handling devastante, grande creatività e visione di gioco, eccellente scelta decisionale e grande maturità per un ragazzo della sua età. Nel lungo periodo è sicuramente un prospetto interessante, vedremo se nell’immediato riuscirà a prendere in mano una franchigia NBA. Si considera la miglior point guard del Draft, noi diciamo sia sicuramente nella top 2.

Emmanuel Mudiay, point guard, 19 anni
Di origine congolese, Emmanuel per problemi economici (e forse anche di eleggibilità accademica) decide di saltare l’anno di college e firma un contratto con i Guangdon Foshan, nel massimo campionato cinese. I numeri sono da urlo per un diciannovenne: 18 punti, 6.25 rimbalzi e 5.92 in 31.5 minuti di media a partita. Dinamico, veloce, atletismo e grande stazza caratterizzano l’altra top point guard del Draft. I dubbi riguardano l’essersi misurato in un campionato parecchio distante dall’NBA, e se ci concentriamo sulla fase ad eliminazione diretta, anche dal torneo NCAA. A lui riuscire a sciogliere i dubbi che lo circondano.

Justise Winslow, small forward, 19 anni
Il prospetto che verosimilmente chiuderà la top 5 al Draft. Al primo anno in maglia Duke è riuscito a regalare, insieme ad un team talentuosissimo guidato da Okafor, il quinto titolo a coach Krzyzewski. Forse offuscato dal proprio compagno e probabile prima scelta assoluta, Justise ha comunque fatto sentire il suo peso in campo, mantenendo 12.6 punti, 6.5 rimbalzi e 2.1 assist a partita. Velocità, atletismo, alta capacità realizzativa e schiacciate da highlights sono di casa per la giovane ala. La concentrazione lungo tutta la partita però, non è il suo forte. Dovrà necessariamente migliorarla. Inoltre quest’anno si è misurato in una squadra piena di talento, saprà reggere la pressione di caricarsi sulle spalle un team che con ogni probabilità punterà tantissimo su di lui?

La nostra previsione è che se bisogna puntare su una point guard, per una franchigia NBA ad oggi D’Angelo Russell sia più affidabile. Per questo con ogni probabilità verrà scelto dai 76ers alla terza chiamata, facendo virare i Knicks su Mudiay.

FATTORE MELO

Inutile negarlo, ma Carmelo Anthony rappresenta un fattore determinante per i Knicks, nel bene e nel male. La prima mossa di Phil Jackson da presidente e GM della franchigia è stato quello di fare carte false per rifirmare Anthony la scorsa estate, concedendogli il massimo salariale: un quinquennale da 129 milioni di dollari. Dopo metà stagione passata a tentare di non perdere ad ogni alzata di palla e l’altra metà passata in riabilitazione dopo l’operazione al ginocchio, è arrivata l’ora per Melo di dare una svolta alla propria carriera. Se dal punto di vista tecnico il suo valore è indiscutibile, quello che gli si chiede è di innalzare il proprio livello di leadership e di coinvolgimento dei compagni. Esattamante quello che fece LeBron dopo aver perso le finals del 2011 contro i Mavs. Certamente non semplice, ma le qualità e il QI cestistico non manca. Avrà ovviamente bisogno di un supporting cast all’altezza.

Una foto pubblicata da @carmeloanthony in data: 10 Giu 2015 alle ore 13:12 PDT

 

FREE AGENCY

Il supporting cast appunto. Partiamo dal fatto che dopo anni di intasamento con il salary cap, i Knicks riusciranno ad avere finalmente un po’ di libertà nel mercato free agent grazie ad un lavoro di sfoltimento di contratti pesanti effettuato da Phil Jackson durante tutto l’anno. Sotto contratto per la stagione 2015/2016 ci sono Anthony, Tim Hardaway jr e Calderon. Gli ultimi due potrebbero essere scambiati rivoluzionando il backcourt, che vedrà con ogni probabilità l’inserimento della scelta al Draft. Potrebbero essere riconfermati Galloway e Shved. Il primo contratto parziale garantito, il secondo restricted free agent. Capitolo Bargnani: la voglia del Mago di rimanere a Manhattan sicuramente c’è, ma i dubbi su di lui rimangono tanti: leggero in difesa e tenuta fisica da monitorare costantemente. I Knicks potrebbero anche rifirmalo se si accontenterà di un salario di gran lunga inferiore a quello di adesso.
I pezzi mancanti andranno cercati nella free agency estiva. La priorità è un lungo, dove sono disponibili nomi interessanti: Gasol, Aldridge, Lopez, Jordan, Millsap, Monroe. I Knicks hanno sufficiente spazio anche per firmare una guardia da quintetto: Rondo, Matthews i nomi più caldi.

Come visto il mercato offre pochi All Star e che probabilmente rifirmeranno con la propria squadra. I nomi per costruire una squadra discreta però ci sono, il minimo che viene chiesto a Phil Jackson. D’altronde la parola pazienza a New York non è conosciuta, ed un altro anno disastroso potrebbe essere mal digerita da tifosi e sopratutto stampa. A Coach Zen il compito di far sperare un’intera città.

2 COMMENTS

  1. L’errore irrimediabile dei Knicks è stata la conferma di Melo a lungo termine ed a cifre folli.
    Hanno preferito la vendita di un po’ di magliette in più, alla costruzione di una squadra vera.

    A questo punto, dato per scontato che il roster dei prossimi anni sarà un po’ meglio del precedente (anche perchè sarebbe impossibile fare peggio), la presenza di Melo può garantire al massimo i PO (visto che siamo a est) con uscita immediata al primo turno.
    E fino a che il contratto di Melo resterà in piedi (e sarà lunga, visto che è impossibile da scambiare ) non ci sono altre prospettive per N.Y., Phil o non Phil.
    Se poi guardate agli ex Knicks che si stanno facendo onore in giro per la NBA, cadono proprio le braccia.
    Peccato perchè per N.Y. (e per Phil Jackson) ho sempre avuto una certa simpatia.

    • Quindi Melo lo reputi un giocatore scarso? Gli ex Knicks sono Felton che non gioca, quel morto vivente di Stoudemire, JR e Shumpert che nelle Finals non hanno azzeccato una giocata? Per fortuna è rimasto solo Melo, hanno cacciato dei giocatori bolliti e adesso rinnovano completamente, Melo era l’unica Star che avevano!

Comments are closed.