Tra Oden e Olajuwon: cosa c’è da aspettarsi da Joel Embiid?

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Joel Embiid è stato il miglior prospetto sulla porta per approdare in NBA fino ad un mese dall’inizio del Draft di un anno fa. Al camerunense classe ’94, scoperto da Luc Mbah a Moute, era bastata una sola stagione a Kansas per far innamorare di sé praticamente chiunque ai piani alti ed in particolare, ovviamente, le franchigie che avevano tra le mani le prime scelte disponibili, ovvero Cavaliers, Bucks e Sixers. Per molti era la prima scelta quasi assicurata, capace di mettersi alle spalle anche talenti sconfinati come Andrew Wiggins e Jabari Parker. Il destino, però, non è stato dalla parte di Embiid.

Sono bastati 23 minuti di media ad Embiid per mettere insieme 11.2 punti, 8.1 rimbalzi e 2.6 stoppate a partita, dimostrando delle qualità eccellenti in termini difensivi, tanto da vincere il premio di Defensive Player of the Year tra i giocatori della Big 12. Non soltanto questo, però, ma anche una solida base offensiva ed una mano certamente educata e morbida per una statura di 2 metri e 13 centimetri. La grande agilità e la prontezza sotto canestro completano l’opera, per un prospetto già NBA-ready fin dal primo anno di college. Senza contare l’atteggiamento umile e privo di ogni comportamento sopra le righe, pur avendo in squadra un altro fenomeno come Wiggins. Il camerunense, però, ha dimostrato fin dall’anno passato una fragile struttura fisica, avendo giocato soltanto due terzi della stagione, a seguito di un problema alla schiena che non gli ha permesso di disputare il torneo NCAA, da cui Kansas è stata estromessa in anticipo da Stanford.

Nulla di troppo grave, non fosse che Embiid a questa defezione fisica abbina un ben più grave problema al piede destro. Una frattura da stress all’osso navicolare del piede destro lo ha costretto ad un intervento delicato per farsi impiantare due viti e, in 4-6 mesi, come si pensava inizialmente, riprendere a giocare a basket. Nonostante l’infortunio ed il suo arrivo quasi dal nulla prima della stagione a Kansas, i Sixers hanno deciso di chiamarlo con la terza scelta al Draft dello scorso anno, aggiungendo un altro prospetto tanto straordinario quanto fisicamente problematico sotto canestro dopo Nerlens Noel. Se quest’ultimo, l’anno passato, ha cominciato a dimostrare le proprie qualità, mettendo insieme 9.9 punti, 8.1 rimbalzi e quasi 2 stoppate a partita in oltre mezz’ora d’impiego medio, Embiid ha visto ben presto la sua prognosi allungarsi a 5-8 mesi e le finestre chiudersi sopra al suo anno da rookie, che tale non è stato, considerando la sua totale assenza dai parquet NBA. Il camerunense si è fatto notare, durante la stagione, soltanto per la sua florida ed esilarante social-life su Twitter, facendo divertire i suoi fan, che, però, aspettano con ansia di vederlo in campo al più presto.

Quando ormai tutto sembra pronto per il rientro di Embiid e nella città dell’amore fraterno già si pregustano magie del nuovo e giovanissimo duo di fenomeni sotto canestro, ecco la notizia shock: il nativo di Yaoundee sarà costretto a saltare anche l’intera prossima annata. Il camerunense dovrà infatti sottoporsi ad un secondo intervento al piede destro che ancora gli dà noie e non gli permette di tornare all’attività agonistica. Certo, la carriera di Embiid è tutto meno che già finita, ma i precedenti sono davvero poco esaltanti, se si guarda a Bill Walton e Yao Ming, ma soprattutto a Greg Oden, prima scelta del 2007 davanti a Kevin Durant e mai davvero sbarcato in NBA, nonostante un talento sconfinato, per una serie di problemi al ginocchio destro prima e ai piedi poi. Oden non ha ancora detto addio alla propria carriera, sebbene sia ormai lontanissimo dalla credibilità di una decina d’anni fa. I due centri sopra citati, invece, proprio a causa di gravi problemi ai piedi, sono stati costretti ad abbandonare con largo anticipo le loro esaltanti prestazioni nella Lega.

Embiid, comunque, non avrà motivo di forzare il proprio ritorno, sia ovviamente per evitare ulteriori peggioramenti alla già precaria situazione del suo piede destro, sia perché i Sixers, dopo l’ennesima, pessima annata appena trascorsa, si sono trovati tra le mani l’ennesimo big men di straordinarie prospettive in Jahlil Okafor, dato da tempo alla prima scelta e finito alla terza, a Philadelphia appunto. Okafor, per altro, sembra incastrarsi perfettamente con i punti di forza e debolezza di Noel, in grado di proteggere il ferro ed andare a rimbalzo assai meglio del nativo di Chicago, ma non altrettanto incisivo offensivamente come il neo-compagno di squadra. Embiid, dunque, se dovesse rientrare sano alla vigilia della prossima annata e, per caso, dovesse dimostrarsi anche solo vicino ai livelli di colui cui è stato paragonato (niente meno che The Dream, Hakeem Olajuwon), formerebbe con Noel e Okafor un trio a dir poco spaventoso per il futuro dei Sixers sotto canestro.

Non resta che fare ad Embiid il grande augurio di togliersi di dosso l’eredità di Oden (e di avere più successo con i propri flirt su Twitter), e di tornare presto sul parquet!

4 COMMENTS

  1. E’ lo stesso problema se non sbaglio che aveva Walton al suo primo infortunio,comunque non torni piu’ quello di prima perche’su dei fisici
    cosi’ pesanti quando risolvi quel problema te ne escono degli altri.

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