Una vita da vincente: Sarunas Jasikevicius

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Un racconto di una vita passata con un solo obiettivo: “vincere”, ma non solo, perché Sarunas Jasikevicius nel suo libro parla di se a 360°, dentro e soprattutto fuori dal campo, con tutte le vicissitudini di una carriera di un professionista giocata sempre ad altissimo livello. In Vincere non basta il campione lituano si racconta attraverso le parole del giornalista Pietro Scibetta (edito da add Editore), in un’autobiografia in cui si ripercorrono le tappe di una carriera irripetibile, che ti rapisce e ti costringe ad essere letto tutto d’un fiato.

Sono nato sovietico e cresciuto lituano. Ho una famiglia naturale e ne ho trovata un’altra, favolosa, dall’altra parte del mondo.”
Basterebbero queste poche parole per descrivere l’essenza della vita, cestistica e non, di una leggenda come Saras Jasikevicius: nato a Kaunas nel 1976 quando l’Unione Sovietica era ancora in piedi, ha attraversato lo storico passaggio all’indipendenza della Lituania con tutte le conseguenze derivate dalla fine della Guerra Fredda. L’impatto con il mondo esterno dove era già iniziata l’era del consumismo, lo stupore nel vedere che c’erano più tipi di alimenti e non solamente 1 come imponeva la Grande Madre Russia, la prima palma vista dal vivo a Barcellona, città di cui si innamorerà perdutamente. Ma anche l’orgoglio di indossare la divisa della sua Nazionale, con la scritta Lituania sulla maglietta, e vincere una medaglia di Bronzo alle Olimpiadi 2000, coronando il sogno di sua madre, stella della nazionale sovietica di pallamano, che aveva dovuto rinunciare ad una medaglia sicura alle Olimpiadi di Montreal 1976 per far nascere proprio Saras.

Jasi è uno dei giocatori più forti degli ultimi 20 anni del basket europeo, capace di lasciare un segno indelebile, tanto che l’Eurolega gli ha intitolato una sala riunioni nel suo quartier generale di Barcellona e lo ha definito “Euroleague Legend“. Una carriera comunque non facile, perché crescere (e soprattutto diventare giocatori di basket) in Lituania in quegli anni era un processo complicato: dai primi anni in cui il basket non era la sua priorità fino a quando ha capito che sarebbe potuto diventare un giocatore professionista, sempre con lo Zalgiris Kaunas nel cuore, in cui è cresciuto e con cui ha chiuso la sua carriera da giocatore e iniziato la sua “seconda vita cestistica” come vice allenatore, quando ha avuto il coraggio di “uccidere il giocatore che è in me”.
In mezzo c’è veramente tantissimo, con la tappa fondamentale al liceo negli Stati Uniti e poi col college a Maryland dove ha conosciuto la sua seconda famiglia, gli Harrold a Quarryville, dove torna anche ogni estate a salutare. Poi le esperienze importanti a Rytas e Lubiana ed infine la consacrazione a Barcellona dove ha cominciato a vincere, senza più smettere fino alla fine della sua carriera: 4 Euroleague vinte (Barcellona, 2 Tel Aviv, Panathinaikos), 9 scudetti in 5 nazioni diverse, l’Oro agli Europei con la Lituania, il Bronzo alle Olimpiadi, 2 stagioni NBA (Indiana e Golden State) purtroppo senza trovare spazio e senza essere veramente capito.
Ed ancora, un matrimonio con un’ex Miss Universo, Linor finito male, e la chiusura perfetta della carriera nella sua Kaunas, con la vittoria dello Scudetto e la decisione di diventare vice allenatore.

“La competizione, quella cosa che rende unica la vita di una persona come me”. Jasikevicius ha spesso rinunciato a più soldi e più fama per cercare di raggiungere un’obiettivo che lo perseguita dall’inizio della sua vita: la vittoria. Il suo libro racconta proprio di questo e di come è riuscito con la dedizione a diventare una Leggenda.