Pacers sull’orlo di una crisi d’identità?

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Nella regular season della stagione passata è stata la grande assente dell’Eastern Conference. Mentre Atlanta accumulava vittorie su vittorie e mentre i giovani Cleveland del figliol prodigo LeBron James muovevano i primi passi, gli Indiana Pacers lontano da occhi indiscreti vivevano una stagione decisamente opaca, sbattuta fuori dalla corsa playoffs dai non irresistibili Brooklyn Nets.

Una stagione negativa in un ciclo sportivo nell’NBA può capitare a tutti (soprattutto se viene a mancare per tutto l’anno causa grave infortunio il tuo miglior giocatore su entrambi i lati del campo), anche se consultando le statistiche dei Pacers degli ultimi anni ci si rende conto che il nuovo ciclo targato Frank Vogel non si è differenziato poi molto da quello concluso con l’esonero del suo capo-allenatore Jim O’Brien:

Il recente passato e presente degli Indiana Pacers a confronto

Non si può dire che il lavoro svolto fino a questo punto da Vogel e soci sia da etichettare come negativo, Indiana ha partecipato a due delle ultime tre finali di conference (facendosi eliminare puntualmente dai Miami Heat dell’allora leader LBJ) e prima dell’exploit di Atlanta la franchigia di Indianapolis era da tutti considerata l’anti-Heat per eccellenza.
Tuttavia come risulta evidente anche interpretando i dati statistici presentati sopra, i Pacers non sono riusciti del tutto compiere quel deciso passo in avanti, che in termini statistici potrebbe tradursi in un attacco più redditizio e dal punto di vista sportivo l’accesso alle Finals NBA.
Si è quindi reso necessario un intervento all’assetto tattico, almeno secondo quanto affermato dal GM Larry Bird:

“Ho parlato di recente con il coach e vorremmo giocare un basket più veloce e per fare questo cambieremo un po’ volto al gruppo. Vorrei vedere la squadra segnare più punti, e per fare questo bisogna correre di più.”

E come avvisando il probabile cambio di rotta, nel corso di questa interessante off-season alcuni pezzi pregiati hanno lasciato il midwest verso altri lidi come Luis Scola, CJ Watson, ma sopratutto David West (che ha rifiutato la player option per giocare a San Antonio con uno stipendio più basso) e Roy Hibbert che Bird ha spedito ai Lakers in cambio più o meno del nulla assoluto.
Nell’immaginario scenario delle porte girevoli per i su citati che lasciano la squadra ci sono Monta Ellis, Chase Budinger, Jordan Hill e Myles Turner (scelto dai Pacers all’ultimo draft) pronti a fare il loro ingresso in squadra.

In seguito agli sviluppi del mercato ed in accordo con quanto affermato da Bird riveste particolare interesse il cambio di posizione che coinvolgerà la stella dei Pacers Paul George, il quale verrà schierato in campo spesso come numero 4 per praticare quello “small-ball” che tanto va di moda di questi tempi (e ben sfruttato da Kerr con i Warriors).

Potenzialmente PG13 potrebbe occupare la posizione di ala grande durante uno spezzone di partita, ma chiedergli di farlo per un alto numero di minuti a partita rappresenta sicuramente un rischio, sopratutto per i potenziali match-up difensivi che si troverebbe a subire ad esempio marcando un LaMarcus Aldridge o uno Zach Randolph in situazioni di post basso.

Cambiare per tentare di migliorarsi è sempre un bene, molto più dell’ostinarsi a perseguire una strada sbagliata tuttavia le vicende del mercato estivo fanno pensare che il progetto Pacers abbia imboccato una strada senza uscita.

L’arrivo in squadra di Ellis può essere considerato positivo, inserito in un contesto tecnico in cui sono rimasti giocatori come Rodney Stuckey, Ian Mahinmi e Lavoy Allen, resta quindi da capire se è quindi possibile un altro giro di valzer prima di procedere alla ricostruzione. Oppure la stessa è già iniziata?

1 COMMENT

  1. A mio modo di vedere, se lo scorso anno George Hill non avesse perso meta RS i Pacers sarebbero arrivati ai PO: troppo sottovalutata l’importanza di questo giocatore. Che poi Indy fosse destinata a essere ricostruita siamo più o meno tutti d’accordo.

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