Non solo Efes e Fenerbahce: tutte le strade portano in Turchia

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Turchia nuova frontiera del basket europeo. Fenerbahce, Anadolu Efes, Galatasaray e Darussafaka Dogus sono le piazze moderne più ricercate dalla pallacanestro continentale, paradisi incontaminati in cui la parola crisi non trova posto e le ambizioni crescono rigogliose. Se i gialloblu di Obradovic hanno trascorso l’estate cercando di accaparrarsi interessanti jolly per rimpolpare il proprio mazzo, i cugini dell’Efes non sono rimasti indifferenti. Coach Ivokovic, dopo una stagione europea comunque importante, chiusa ai playoff di Eurolega, mira ad alzare l’asticella degli obiettivi puntando magari a quelle Final Four conquistate più volte in una carriera da allenatore ultra trentennale.

Per ottenere il pass il guru serbo ha rivoluzionato il team, ottenendo sia le conferme dei big Krstic e Saric, sia aggiungendo qualche carta al suo mazzo. Colpo straordinario è Bryant Dunston, centro statunitense, proveniente dall’Olympiacos (due volte difensore dell’anno in Europa) ed ex Varese. Fisicità importante, oltre che una rapidità di gambe e una notevole agilità, rendono l’americano uno degli stopper più solidi del vecchio continente, capace alle Final Four di annullare Kaun, Kirilenko e Reyes. Il suo arrivo rende l’Efes una formazione più bilanciata, arginando le lacune difensive che lo scorso anno erano evidenti. Per dare atletismo al reparto lunghi interessante è l’ingaggio di Alex Tyus, lungo ex Florida reduce dall’esperienza in Israele con la maglia del Maccabi. Maturato nella Cantù di Stefano Sacripanti di cui è stata una colonna, formerà con Dunston una coppia di pivot molto insidiosa.

In regia, mancato l’ingaggio di Kostas Sloukas, a lungo corteggiato ma finito ai cugini del Fenerbache, Ivokovic si consola con l’ingaggio di Jayson Granger, guardia proveniente da Malaga e dal campionato ACB. La formazione turca ha sicuramente allargato le proprie rotazioni, puntellando laddove nella scorsa stagione erano sorti lacune e mancanze. Difficile prevedere i traguardi dei biancoblu perché nonostante i miglioramenti restano un gradino sotto i top club, anche se non si deve sottovalutare il fattore Ivokovic. Lo scorso anno la corsa dei turchi si é fermata ai playoff contro i futuri campioni del Real Madrid, in un 3-1 che brucia quasi quanto la sconfitta alle finalissime del campionato turco contro il Pinar Karsiyaka.

Il Darussafaka Dogus è un altro club che sarà protagonista di questa Eurolega. L’acquisto clamoroso di Preldzic, lasciato andare dal Fenerbahce dopo otto anni, è il grande regalo per una stagione europea che si annuncia intrigante. La guardia della nazione turca, finito ai margini della squadra di Obradovic, ha disputato una stagione in chiaroscuro, conquistando le Final Four ma giocando un ruolo secondario. L’ala piccola nata in Slovenia ma naturalizzata turca ritroverà l’ex compagno Semih Erden. Il pivot, ex Celtics e Cavs, ha deciso di lasciare pure lui il Fenerbahce e accettare la corte di coach Oktay Mahmuti. Insieme al neo acquisto Marcus Slaughter, proveniente dal Real Madrid, Erden formerà un nuovo frontcourt su cui costruire i successi del futuro.

La conferma di Jamon Gordon, guardia con notevole esperienza maturata nell’Olympiacos, Galatasaray e Efes, e l’ingaggio pure di Reggie Redding e Ender Arslan rendono il quintetto a disposizione di coach Oktay Mahmudi equilibrato e solido. La panchina troppo corta, allungata dal fresco ingaggio di Manuchar Markoishvili, rischia però di pesare negli incontri decisivi nonostante i tanti milioni già spesi dal patron Umi Baskirt e dal main sponsor Dogus. Proprio la holding Dogus, compagnia finanziari che cura gli interessi di oltre venticinque aziende, ha annunciato l’entrata nel mondo Eurolega come importante sponsor. Il CEO della società Ferit Sahenk, uomo più ricco di Turchia, si confessa ottimista per il futuro della massima competizione, avviando diversi progetti sui giovani. La Turchia insomma sembra aver imboccato la strada giusta per diventare la nuova terra promessa del basket europeo, nell’attesa di vedere se a Berlino a maggio del 2016 ci siano Ivkovic, Obradovic, Ateman o Mahmuti.