L’ora del Prescelto è scattata: Cleveland, ora o mai più!

0
1171

Messa da parte una stagione tutto sommato positiva, per i Cleveland Cavaliers è tempo di tornare a dare la caccia all’anello; quest’anno però, a differenza del precedente, non si può più sbagliare e lo stesso raggiungimento delle Finals non sembra più bastare ad una città che attende spasmodicamente quel riconoscimento che non è mai arrivato. Lo stesso Lebron James ha tuonato in conferenza stampa all’apertura del training camp in quel di Indipendence: “Non ho più tempo da perdere se voglio vincere un altro titolo NBA”; dichiarazioni che sono tese a rimarcare l’unico imperativo stagionale.

La sola strategia del GM David Griffin è stata quella di confermare in toto roster e coaching staff capaci, soltanto pochi mesi fa, di raggiungere le finali NBA.
La permanenza di David Blatt, incerta fino a maggio, si è materializzata partita dopo partita fino alla vittoria della Eastern Conference, tuttavia restano delle perplessità. Il suo rapporto non idilliaco con stampa e tifoseria e la mancanza di leadership nello spogliatoio sono problematiche che tutt’ora permangono, ma minimizzate dall’appoggio incondizionato della dirigenza verso il proprio head coach. La pressione che ricade sulle spalle dell’uomo di Boston è però elevata: toccherà a lui l’arduo compito di fornire la fluidità necessaria al gioco della squadra per mettere a tacere una volta per tutte le ingrate critiche provenienti dall’esterno.

Una volta sancita la permanenza di Blatt, Griffin ha potuto concentrarsi sulla ricostruzione di un roster che, terminati i playoff, contava praticamente i soli Kyrie Irving e Andy Varejao. Prolungati i contratti di Timofey Mozgov, il quale poteva contare su una team option, e Iman Shumpert con un quadriennale da 40 milioni di dollari, il GM si è poi occupato della rinegoziazione del contratto del leader della franchigia, Lebron James, il quale era uscito dal precedente solo per negoziare un nuovo annuale più remunerativo, fissato a quota 23 milioni di dollari. L’incognita maggiore prendeva il nome di Kevin Love, sul quale, una volta apertasi la free agency, si sono fiondati pesantemente i Lakers, volenterosi di riportare la power forward in California, dopo gli anni passati a UCLA, e metterlo al centro del loro progetto di rinascita. Inoltre, Kevin veniva da un anno complicato in quel di Cleveland, relegato al semplice ruolo di comprimario della coppia James-Irving, e scavalcato nelle rotazioni da Tristan Thompson a causa della poca attitudine difensiva dell’ex giocatore di Minnesota. Quando tutto sembrava propendere per un’imminente rottura dei Big 3 di Cleveland dopo solo un anno dalla loro costituzione, ecco però che è arrivata, quasi a sorpresa, la faraonica offerta della dirigenza dei Cavaliers: 110 milioni dollari per 5 anni, ovvero il massimo salariale, per trattenere Love in Ohio e ribadire la ferrea volontà della franchigia di puntare preponderantemente sul progetto Big 3.
Non meno importanti sono stati i rinnovi di JR Smith, Matt Dellavedova e James Jones che andranno a formare il gruppetto di specialisti che solitamente stanno bene a fianco di tre Stelle.

Ceduti a Portland Mike Miller e Brandan Haywood, andando a risparmiare 12 milioni di dollari di salary cap, si è poi potuto intervenire per puntellare il roster. Gli uomini giusti individuati da Griffin sono stati Mo Williams, vecchia conoscenza della Quicken Loans Arena nel triennio 2008-2011, convinto con un biennale da 4, 3 milioni di dollari e Richard Jefferson, ala piccola ex Mavericks, che a dispetto dei suoi 35 anni può essere ancora decisivo nell’aprire il campo e colpire dall’arco.

Per completare però il roster mancava da sistemare l’affare Tristan Thompson, tutt’altro che scontato e che avrebbe potuto portare qualche malumore in spogliatoio. Le richieste del giocatore infatti non si sposavano con quelle della dirigenza, fino a che James su Instagram ha proclamato un endorsement verso il compagno (uno dei suoi più fidi scudieri) mettendo pressione sulla società che si è di fatto trovata costretta a ri-firmarlo con un contratto faraonico: 5 anni a 82 milioni di dollari. Cifre che hanno scatenato un simpatico tweet anche di DeMarcus Cousins:

L’inizio di stagione regolare per i ragazzi di coach Blatt sta comunque ripagando i Cavs per gli sforzi economici, infatti il record di 7-1 li porta da subito in testa alla Eastern Conference, e a differenza dell’anno scorso, pur senza Irving che dovrebbe tornare a gennaio (anche se c’è molto fumo attorno al suo infortunio e ai suoi tempi di recupero), la squadra sta girando meglio, subendo meno passaggi a vuoto che l’anno scorso avevano messo sulla graticola Blatt e James. L’offensive rating rimane uno dei migliori con 106.3 e la percentuale di canestri assistiti è il 66.1%, dietro solamente a Warriors e Hawks, altro sintomo che il pallone si muove di più e meglio nell’attacco di Cleveland, mentre quello che è notevolmente migliorato è il defensive rating (98.8), cioè i punti concessi agli avversari su 100 possessi. E si sa che sono le difese a vincere i campionati.

La speranza per i tifosi dei Cavaliers quest’anno è che, giunto il momento più caldo della stagione, l’infermeria sarà vuota; perchè se resta ancora l’amaro in bocca per gli infortuni di Irving e Love negli scorsi playoff, immaginare una rivincita ancora nelle Finals può essere tutto fuorché un’utopia.