I protagonisti della settimana NBA: Thomas illumina i Celtics, Williams spegne i Lakers

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L’anno passato il titolo di Sixth Man of the Year è stato conteso essenzialmente da due giocatori, Lou Williams ed Isaiah Thomas. Il primo, più costante nel rendimento, con un picco di prestazioni nell’ultimo mese di stagione regolare, si è aggiudicato il premio con un leggero scarto sul secondo, esploso al suo passaggio ai Celtics e protagonista di un finale di regular season da urlo. Thomas è rimasto a Boston, Williams è volato a Los Angeles, sponda gialloviola. E le loro stagioni stanno prendendo strade diametralmente opposte.

Cominciamo col dire che l’ultima scelta del Draft 2011 ha cambiato “mestiere” rispetto ad inizio anno. L’infortunio di Marcus Smart lo ha spostato in quintetto, il che gli ha permesso di avere qualche minuto in più sul parquet ed incrementare ulteriormente le proprie prestazioni. Thomas è il leader di questi Celtics che, pur senza una stella di prim’ordine, continuano a stupire ed hanno messo insieme quattro vittorie in fila per salire al sesto posto della Eastern Conference, con 18 successi a fronte di 13 sconfitte. I 20.7 punti a partita così come i 6.8 assist sono un team-high, cui aggiunge 1.4 palle rubate e 15 di PIE. Boston è una squadra di carattere, che lotta in ogni possesso e vince le sue partite grazie all’energia del collettivo, ma è il classe ’89 al posto di comando. “E’ semplicemente un sistema che funziona e questo mi aiuta“, ha dichiarato. Se le abilità offensive di Thomas erano questione nota, dimostrata anche dai 104 punti segnati ogni 100 possessi con lui sul parquet, non altrettanto si può dire delle sue scarse qualità difensive, da sempre punto debole dell’ex Huskies. Eppure quest’anno sembra che Thomas sia intenzionato a fare le cose in grande, deciso a diventare un All-Star.

L’elezione arriva direttamente da coach Brad Stevens:

“Ha fatto un grande lavoro ovviamente nel segnare, ma è anche capace di creare per la nostra squadra e a noi serve che continui a difendere come sa fare, perché sta avendo un grande impatto anche da questo punto di vista.”

I 99.1 punti subiti ogni 100 possessi dai Celtics nella mezz’ora abbondante di impiego di Thomas dimostrano che i giorni dello scorer puro visto ai Kings sono lontani. Il suo gioco è maturato e, nonostante il solo metro e 75 di altezza ed una svogliatezza vista spesso quando non si trattava di attaccare, ora è decisivo su entrambi i lati del campo. La sua crescita è dimostrata dai numeri: se contro i Knicks, nell’ultima uscita, ha messo insieme una prestazione completa da 21 punti, 8 rimbalzi e 6 assist, contro i Timberwolves, all’inizio della striscia vincente, il canestro è sembrato una chimera e Thomas si è fermato a 8 punti. Nel frattempo, però, ha aggiunto 7 rimbalzi, 12 assist e 4 palle rubate, fondamentali per guidare i suoi alla vittoria. Contro i Lakers ha messo a segno 24 punti, con 6/10 al tiro e 7 assist. È ora di regalargli un biglietto per la partita delle stelle?

Ai Lakers di certo una guida non serve, almeno finché non terminerà la stagione e Kobe Bryant saluterà lo sport in cui ha scritto una leggenda. Servirebbe piuttosto un miracolo nella Città degli Angeli e questo non risponde al nome di Lou Williams. O almeno, non nell’ultimo periodo. Non mancano i lati positivi nel suo arrivo dal Canada: ha una fenomenale capacità nel subire falli, come dimostrano i cinque viaggi in lunetta abbondanti a partita, e ciò è sintomo della difficoltà nel contenerlo quando è in fase di playmaking. E’ incredibile come un tiratore dal 39% dal campo e soprattutto con una pessima media da oltre l’arco (33%) sia tanto temuto, ma resta una sua caratteristica incredibilmente efficace. Dopo un inizio di stagione altalenante e spesso sotto la sufficienza, il nativo di Memphis ha vissuto venti giorni, tra inizio dicembre e la fine della scorsa settimana, sui livelli visti ai Raptors l’anno passato, salendo a 17.4 punti di media nelle dieci partite giocate in quel frangente. Tutto discretamente bene, insomma, pur nel disastro complessivo di questi Lakers? Non proprio. Il modo in cui il suo rendimento è crollato nuovamente ha del tragico.

Nei 25 minuti giocati orribilmente contro i Thunder, Williams ha segnato appena 2 punti, con 0/6 al tiro, statistiche di contorno irrisorie e, udite udite, -47 di plus/minus all’attivo. In tutto, in settimana, il classe ’86 ha collezionato appena 25 punti in 119 minuti d’impiego, tirando con il 20% dal campo e 3/16 da oltre l’arco, 6 rimbalzi, 12 assist e lo splendido score di -81 di plus/minus. Non avrebbe senso andare ad analizzare un net rating negativo oltre la doppia cifra, perché di certo non è lui il problema di questa squadra. Il fatto che, però, ogni 100 possessi con lui in campo si subiscano 3.4 punti in più di quanto succede normalmente alla peggior difesa vista finora quest’anno, dovrebbe far riflettere sulla sua incapacità di essere decisivo quando non si tratta di attaccare. La stagione, nel complesso, non è nulla più che sottotono rispetto a quella vissuta l’anno passato, ma ci si aspettava che l’elezione nel quintetto titolare potesse avere un effetto diverso rispetto a quello visto questa settimana. Nella notte i Lakers hanno battuto i Celtics con 19 punti di Williams, frutto di un ottimo 6/7 al tiro. Il risveglio è iniziato o anche il nuovo anno vedrà più bassi che alti?