Da McCollum a Green: tutti i potenziali Most Improved Players della stagione

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Un terzo di stagione regolare NBA è oramai trascorsa. Arrivati a questo punto, sarebbe quantomai appassionante interrogarsi sui giocatori che si sono distinti per un netto miglioramento rispetto ai loro standard antecedenti e che a fine stagione si potranno contendere l’ambizioso premio di Most Improved Player of the year, detenuto (lo ricordiamo) da Jimmy Butler dei Chicago Bulls.

I FAVORITI

CJ McCollum. In passato non oltrepassava il quarto d’ora d’impiego e i 6 punti a partita, poi la rivoluzione estiva di Portland lo ha favorito; via Wes Matthews, è diventato titolare inamovibile, giocando 36 minuti e piazzando mediamente 21 punti a partita. Ad oggi, il 24enne di Canton è il più preposto alla vittoria dell’importante riconoscimento individuale; il Moda Center ha scoperto un nuovo beniamino.

Draymond Green. Già in lizza la scorsa stagione, l’all around player di Golden State sta letteralmente dominando i parquet NBA infilando una tripla-doppia dietro l’altra (attualmente 8) e accumulando uno score da 15 punti, 9.8 rimbalzi e 7.3 assist a partita. Se la scorsa stagione poteva essere considerato a tutti gli effetti il terzo violino dei campioni in carica, oggi questa etichetta è fin troppo riduttiva; l’ex di Michigan State si è trasformato in una star.

Andre Drummond. Dopo la rivoluzione estiva, The Big Penguin si è preso i Pistons. Oggi è il leader della squadra guidata da Stan Van Gundy, che su di lui punta sia per le già note prestazioni a rimbalzo (15.8 in questa stagione) che per le sorprendenti qualità realizzative (18 punti di media). In odore di All Star Game, Motor City si gode le performance del miglior centro oggi presente nella Eastern Conference.

Reggie Jackson. Arrivato alla corte di Stan Van Gundy lo scorso febbraio, il play ex OKC ha rapidamente dimostrato il suo talento, ma è in questa stagione che si sta consacrando come una delle migliori point guard dell’Est. Scalzato il lungo degente Brandon Jennings, Jackson sta stregando Detroit grazie a prestazioni eccellenti che gli valgono uno score invidiabile di 20 punti, 6.5 assist e 4 rimbalzi in 31 minuti di media. Con lui e Drummond, i fan dei Pistons possono sognare un pass per la post season.

MENZIONI D’ONORE

Will Barton. La cura Mike Malone ha trasformato un apatico giovincello, che a Portland faticava a raggiungere i 10 minuti d’impiego a partita, in uno dei migliori Sixth Man della Lega. Will assicura dinamicità, freschezza, punti e duttilità ad un roster che, eccetto Gallinari, non abbonda di talento: il suo score da 16 punti più 6 rimbalzi in 30 minuti a partita è fondamentale per il necessario rilancio della franchigia del Colorado, che da troppo tempo galleggia nella mediocrità.

Giannis Antetokounmpo. Dopo un paio di annate nelle quali il 21enne greco aveva mostrato sporadici lampi di esplosività, questa era attesa come la stagione della sua definitiva consacrazione e, di conseguenza, per una più che probabile affermazione a MIP of the year; in effetti un notevole miglioramento si è verificato, non altro per la sua continuità in zona realizzativa, dove vanta una discreta media da 15.3 punti a partita. A Milwaukee, però, attendevano la nascita di un fenomeno che, invece, si sta dimostrando “semplicemente” un ottimo giocatore sui due lati del campo.

Rudy Gobert. Il pivot transalpino sta ripagando i fans di Salt Lake City per la fiducia riposta in esso nelle due stagioni di adattamento alla NBA, nelle quali aveva comunque mostrato ampi margini di miglioramento. Oggi, dopo un Eurobasket condotto discretamente fino alle semifinali, il giovane francese è il leader dei rampanti Utah Jazz, guidati in zona playoff da performance che si attestano sui 9 punti e 10.5 rimbalzi a gara. Il 2016 potrebbe rappresentare l’anno del suo definitivo salto di qualità.

Clint Capela. Occhio a sottovalutare il simpatico svizzero dei Rockets, diventato insostituibile con l’avvento di Bickerstaff sul pino texano. Scarsamente utilizzato nella sua stagione da rookie, nella quale godeva quasi esclusivamente del garbage time, quest’anno è partito titolare 27 volte accumulando circa 22 minuti di media. Giocatore chiave nel fragile meccanismo difensivo di Houston, con 7 rimbalzi e 1.5 stoppate, il 21enne di Ginevra si è fatto valere anche in zona offensiva con 8 punti di media. Le sue statistiche sono destinate ad aumentare così come la sua affinità con Dwight Howard.