I protagonisti della settimana NBA: Durant alla riscossa dei Thunder, Cousins per la rimonta dei Kings

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Ci sono due giocatori che, al momento, stanno dominando la scena in Western Conference. L’uno, Kevin Durant, prova ad ergersi a paladino contro i colossi rappresentati da Warriors e Spurs. L’altro, DeMarcus Cousins, prova ad assicurare un futuro migliore alla propria franchigia a suon di prestazioni eccezionali.

Kevin Durant,   Oklahoma City Thunder - Immagini fornite da Panini SPA
Kevin Durant, Oklahoma City Thunder – Immagini fornite da Panini SPA
Dopo la clamorosa sconfitta contro i Nets di quattro giorni fa, la seconda in un 2016 fatto altrimenti di ben 12 vittorie, Durant ha chiarito una questione importante riguardo i suoi Thunder ed il loro modo di essere squadra: “Non siamo i San Antonio Spurs, non faremo 30 passaggi in un possesso. E’ grande basket, ma non siamo noi. Abbiamo gente che può segnare, per questo dobbiamo andare in isolamento delle volte, delle altre dobbiamo essere aggressivi per fare una buona giocata“. Le critiche al gioco di OKC negli anni non sono mai mancate e molte volte a ragion d’essere. Da quando Billy Donovan siede sulla loro panchina, però, qualcosa sembra essere cambiato. Il sistema offensivo si sta evolvendo per essere più maturo e funzionale, mantenendo i propri punti di forza, ma allo stesso tempo con più soluzioni. Sebbene siano appena 263.3 i passaggi di media a partita (ultimi in NBA), gli assist sono saliti a 22.1 (11esimi), di cui 4.6 ad opera dello stesso Durant. E’ vero, quasi il 16% delle azioni totali di quest’ultimo finiscono in isolamento, ma è anche vero che in media produce 1.05 punti (secondo dietro Steph Curry, 1.06). Il gioco vale la candela.

Il nativo di Washington ha aggiunto nell’intervista: “Quando hai giocatori che possono segnare tanti punti quanti me e Russ, devi per forza continuare a giocare in questo modo delle volte“. Come dargli torto: da 33 partite consecutive Durant chiude oltre i 20 punti, in stagione in media ne produce 27, con il 50% al tiro e quasi il 40% da oltre l’arco, stampando un offensive rating di 114 punti ogni 100 possessi. Aggiungendo la produzione di assist di cui sopra e 7.9 rimbalzi a partita, per uno stratosferico PIE di 19.3. In settimana, poi, è anche arrivato il season-high a quota 44 punti, con 14 rimbalzi, nella vittoria in overtime sui Knicks. Certo, potrebbe essere criticabile l’aver trascinato al supplementare questa squadra priva di Carmelo Anthony, ma viene meno spontanea la polemica nel guardare il record stagionale (35-13) ed il terzo posto in Western Conference, alle spalle di Warriors e Spurs. I quali certamente sono più squadra di questi Thunder e giocano un basket esteticamente più apprezzabile, ma dovranno comunque guardarsi le spalle da un avversario come OKC quando si tratterà di playoff. Soprattutto ora che KD è tornato a livelli da Most Valuable Player.

DeMarcus Cousins,   Sacramento Kings - Immagini fornite da Panini SPA
DeMarcus Cousins, Sacramento Kings – Immagini fornite da Panini SPA
Di record positivo non si può parlare per i Kings, relegati al nono posto ad Ovest con 20 vittorie a fronte di 25 sconfitte. Il discorso cambia, però, se si analizzano le sole partite affrontate con Cousins sul parquet, facendo salire lo score a 19-18 (0.513), potenzialmente utile per superare i Blazers sull’ottavo gradino. Dopo un’offseason a dir poco tumultuosa ed un inizio di stagione altalenante, condizionato anche da qualche problema fisico, Boogie sembra aver raggiunto un livello di dominio assoluto sotto i canestri NBA. Nel mese di gennaio ha messo insieme 33.1 punti di media, con una percentuale reale al tiro del 53%, ed aggiunto al tutto 13 rimbalzi, 3.5 assist e 1.5 palle rubate a partita, scrivendo un offensive rating di quasi 110 punti ogni 100 possessi. Il record di Sacramento nel 2016 parla di 8 vittorie e 5 sconfitte, di cui arrivata dopo un doppio overtime contro gli Hornets, nella notte in cui Cousins segna 56 punti, record di franchigia da quando è a Sacramento, con 21/30 al tiro e 12 rimbalzi, a seguito dei 48 con 13 rimbalzi messi contro i Pacers due giorni prima.

L’esplosione di Cousins è dovuta anche all’evoluzione dell’ottimo rapporto in campo trovato con Rajon Rondo, autore di 20 assist contro Charlotte e 11.8 di media in questa regular season. La guardia ha affermato: “Penso che la chimica sia il valore meno considerato in questa Lega ad oggi. Io amo la chimica che si è creata tra noi in questo momento“. Nonostante i Kings siano al momento la peggior difesa in NBA e concedano ben 107.8 punti a partita e 105.2 ogni 100 possessi, l’ex Wildcats sta provando a migliorare anche sotto questo aspetto, riuscendo ad essere ben al di sotto rispetto agli standard di squadra, con un defensive rating di 102 punti concessi ogni 100 possessi. Le sue medie spaziali da 27.3 punti ed 11.3 rimbalzi tenute finora non gli sono valse la chiamata all’All-Star Game nel quintetto titolare, ma Cousins ha dato la colpa alla propria impopolarità, ritenendosi fiducioso per la scelta tra le riserve ad opera dei coach. L’unico aspetto che ancora preoccupa è il suo carattere, che spesso ne condiziona le prestazioni, come accaduto contro i Blazers (4/21 al tiro), in cui è stato continuamente innervosito, a suo dire, da Leonard Meyers e in sala stampa lo ha definito “not even a defender“. Semplicemente Boogie, nel bene e nel male.