La Dinamo Sassari dal triplete alla confusione

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Le gioie del triplete della scorsa stagione sone ormai passate, ed hanno lasciato spazio a qualche mugugno. La Dinamo Sassari si è lasciata alle spalle i tre trofei vinti ed anche molti dei suoi artefici, cercando di porre le basi per un nuovo ciclo che al momento però sembra stentare a partire.

Dopo aver alzato al cielo il trofeo del campionato Sassari ha deciso di rifondare la squadra, convinta che i giocatori fossero ormai appagati di quanto fatto. Così se sono andati i vari Lawal, Sanders e Dyson e sono rimasti solo Logan, Devecchi e Sacchetti. E poco dopo l’inizio di questa stagione se ne è andato anche Meo Sacchetti, colui che aveva portato la Dinamo dall’anonimato a quattro trofei in due anni. Che qualcosa si fosse rotto nel giocattolo sardo si poteva intuire fin dalle prime battute di questo campionato: non si era riusciti a ricreare quel clima di squadra, quella cattiveria; e anche gli interpreti sembravano spaesati in campo nel sistema di gioco sassarese. Se alla fine in Italia Sassari riusciva a cogliere delle vittorie, in Europa il bilancio era desolante: neanche una vittoria. E non perchè la squadra non fosse all’altezza, anzi. Cartina tornasole è stato da subito il primo match disputato in Turchia contro il Darussafaka, dove i bianco-blu furono avanti anche di venti, prima di perdere in volata.
La società ha cercato di dare una sferzata all’ambiente prendendo una dolorosa decisione, ovvero quella di esonerare coach Meo, chiamando Marco Calvani. Finora il tecnico ex-Roma non è ancora riuscito a imprimere il cambio di marcia auspicato, alternando ottime partite come contro Reggio Emilia e Pistoia ad uscite a dir poco imbarazzanti come la sconfitta in Eurocup in Ungheria.

Per il momento non si è fatto notare anche l’ultimo acquisto di peso della Dinamo, ovvero quel Tony Mitchell mvp dello scorso campionato a Trento. Ma allo stesso modo tanti giocatori hanno solo lasciato intravedere le loro capacità: Haynes, Petway e Varnado non hanno convinto fino in fondo e anzi sono mancati quando più il loro apporto serviva. L’impressione è proprio quella che a Sassari manchi un’identità di gioco; difficilmente ripetibile quel run&gun dell’anno passato si fa fatica a costruire una nuova idea. A dimostrazione di ciò c’è il fatto che Sassari sia terza per punti a partita, quarta per assist, seconda per percentuale da due punti e prima in quella da tre, seconda per stoppate, terza per palle recuperate. Ma manca l‘altra faccia della medaglia nel senso che Sassari è la quarta per punti subiti, prima per assist concessi agli avversari, e terza per percentuale da tre concessa. Insomma di per sè le cifre non sarebbero male, soprattutto in attacco, ma causa la mancanza di quell’unità di gruppo e idee chiare in campo alla fine Sassari si ritrova con un record di 9 vinte-8 perse in campionato, che vale l’ottavo posto, e 1-2 in Eurocup rischiando di non passare il turno delle Last 32.

Però c’è un dato molto interessante: anche gli scorsi anni Sassari sembrava non avere continuità, giocava a fasi alterne; poi quando si liberava delle coppe europee e poteva allenarsi di più e concentrarsi sul campionato cambiava marcia, e abbiamo visto fin dove potesse arrivare. Quest’anno sarà molto difficile: Sassari ha le chance di giocarsela su ogni fronte ma molto passerà dalla capacità di fare gruppo e insieme riuscire a emergere un’altra volta.