I protagonisti della settimana NBA: Davis e i Pelicans annaspano, Jordan e i Clippers riprendono quota

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Anthony Davis e DeAndre Jordan sono due tra i big man più dominanti nel panorama NBA. Uno sarebbe dovuto essere in rampa di lancio verso una stagione da leader assoluto dei Pelicans e, possibilmente, da miglior giocatore della Lega, mentre l’altro sarebbe dovuto essere uno dei tanti protagonisti nel roster dei grandi nomi messo insieme dai Clippers. La situazione, però, al momento non sembra quella prospettata.

Anthony Davis,   New Orleans Pelicans - Immagini fornite da Panini SPA
Anthony Davis, New Orleans Pelicans – Immagini fornite da Panini SPA
Il salto finanziario per Davis ancora non si è compiuto, essendo in questa stagione ancora in vigore il contratto siglato da rookie, che gli mette comunque in tasca un assegno da 7 milioni di dollari. Inezie a confronto dei quasi 21 che percepirà l’anno prossimo e del totale di 145 per le prossime cinque stagioni in maglia Pelicans. A guardare soltanto le cifre, che parlano di 22.9 punti, 10.3 rimbalzi e 2.4 stoppate verrebbe difficile criticarlo, non fosse che le tante voci che lo volevano tra i favoriti (se non il favorito) per il titolo di MVP siano state presto scongiurate da un comunque notabile peggioramento delle sue prestazioni rispetto all’anno passato, in cui scriveva 24.4 punti, 10.2 rimbalzi e 2.9 stoppate a partita. In particolare nell’ultimo periodo sembra essersi arrestata la sua fenomenale predisposizione alla doppia-doppia se pensiamo che, escludendo i 20+16 che hanno favorito la vittoria contro i Nets, non andava in doppia cifra di rimbalzi da quasi un mese (10 il 13 gennaio contro i Kings). Sono soprattutto due, però, gli aspetti che rendono la situazione del classe ’93 meno rosea rispetto a quanto ci si poteva aspettare ai blocchi di partenza di questa regular season.

Primo tra tutti è il fatto che, nonostante un lavoro estivo molto duro ed in apparenza assai proficuo sul proprio corpo, con un’aggiunta di oltre cinque chili di massa muscolare, Davis non ha perso la predisposizione ad infortunarsi spesso. Ad oggi ha giocato 41 partite su 47, ma in cinque occasioni si è fermato al di sotto dei 20 minuti d’impiego. Il che è strettamente legato al secondo fattore, considerando quanto l’ex Wildcats sia un fattore in questa New Orleans, altrimenti davvero povera di talento. La squadra è 1-5 quando non schiera il proprio giocatore migliore e 1-4 quando si infortuna nel primo tempo di gioco ed è costretto a lasciare anzitempo il parquet. In generale, comunque, non si può dire che stia confermando quanto di fenomenale mostrato l’anno passato, considerano un record di 18 vittorie e ben 29 sconfitte. Ed anche per Davis certe statistiche si sono di molto abbassate rispetto all’anno passato, in cui teneva un offensive rating di 108.4 punti ogni 100 possessi (oggi 104.1) ed un defensive rating di 103.3 punti concessi ogni 100 possessi (oggi 106.3). Rimane il talento futuribile più cristallino dell’intera NBA, ma serve una scossa per riportare lui e i Pelicans ai livelli che meritano.

DeAndre Jordan,   Los Angeles Clippers - Immagini fornite da Panini SPA
DeAndre Jordan, Los Angeles Clippers – Immagini fornite da Panini SPA
Chiunque, al contrario dovrebbe prendere lezioni di solidità da Jordan, che, prima di soffrire di un leggero caso di polmonite il mese scorso e di saltare per questo un paio di partite, aveva giocato ininterrottamente per quasi cinque anni. Con Blake Griffin ai box dalla partita di Natale, il ruolo rivestito dal numero 6 sotto canestro è diventato di fondamentale importanza. E lui ha risposto presente, stampando un mese di gennaio straordinario, in cui è stato capace di 13.8 punti a partita con la solita (per lui) percentuale pazzesca del 70.7% al tiro, cui ha aggiunto la bellezza di 15.1 rimbalzi e quasi 2 stoppate a partita, con un plus/minus di +9.4. Mai sotto i 17 rimbalzi nelle ultime quattro partite giocate, in cui sono arrivate altrettante vittorie per i suoi Clippers contro Pacers, Hawks, Lakers e Bulls, proprio contro Chicago ha messo insieme una prestazione spaziale da 17 punti, 20 rimbalzi, 4 assist e 4 stoppate. E Los Angeles ha ripreso il volo verso i piani altissimi della Western Conference, di cui, al momento, occupa la quarta posizione con un record di 32 vittorie e 16 sconfitte.

Penso che abbia iniziato la stagione in maniera soft, ma poi è cresciuto in maniera terrificante. Sta migliorando, sta giocando alla grande, ad un livello di cui si rende conto e che dovrà mantenere“. Parole di stima certamente meritate arrivano direttamente dal proprio head coach, Doc Rivers, consapevole dell’importanza di Jordan sui due lati del campo, essendo il centro da Texas A&M capace di un net rating positivo di ben 10.2 punti, frutto soprattutto del fantastico defensive rating, che concede appena 100.7 punti ogni 100 possessi agli avversari. Certo il classe ’88 potrebbe ancora migliorare molto in alcuni aspetti del proprio gioco e dovrebbe seriamente provare ad incrementare il proprio fatturato dalla lunetta (42.5%), per non essere un fattore a favore degli avversari nei quasi 8 tentativi a partita. I quattro liberi consecutivi a segno negli ultimi 3 minuti della tiratissima sfida vinta contro Atlanta e la conseguente sfuriata contro Rivers che lo ha tenuto in panchina durante i possessi offensivi nel rush finale, comunque, dimostrano che Jordan ha la cattiveria e la voglia giusta per non fermarsi qui.

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