I protagonisti della settimana NBA: Walker e gli Hornets alla conquista dell’Est

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Kemba Walker - © 2016 Stopframe Youtube/NBA
Kemba Walker – © 2016 Stopframe Youtube/NBA

Una volta fallito il progetto Lance Stephenson, che avrebbe dovuto portare la franchigia a sognare in grande, ma in realtà ha soltanto affossato le sue ambizioni nella scorsa stagione, il futuro era visto come un’incognita all’inizio dell’attuale regular season. Ragionevolmente, considerando il negativo inizio d’annata e le difficoltà a rimanere incollati ad un record positivo e alle ultime posizioni che contano per i playoff in Eastern Conference. Poi, a cavallo del weekend dell’All-Star Game, finalmente il nuovo sistema di gioco offensivo disegnato da coach Steve Clifford, ha iniziato a dare i suoi frutti e l’esplosione di Kemba Walker ha fatto il resto. Il nuovo progetto ha portato a Charlotte in estate tanti giocatori abili da oltre l’arco. Il cambiamento ha giovato tanto alla squadra quanto alla sua stella di prim’ordine. I pick-and-roll frequenti tra Jeremy Lin e Nicolas Batum tolgono lavoro sporco dalle spalle di Walker, che nel frattempo può appostarsi sul lato debole pronto ad attaccare il canestro o provare la tripla, soluzione di grande efficacia quest’anno, considerando il suo 44% sulle bombe catch-and-shoot finora. Il suo 38% da oltre l’arco è un career-high pazzesco, 8 punti percentuali sopra quanto aveva fatto nella passata stagione.

L’esponenziale incremento di tiratori da oltre l’arco, anche tra i big men nel roster di Charlotte, è il fattore che più di tutti ha permesso alla squadra di diventare il decimo miglior attacco in NBA, arrivando a ben 103.2 punti a partita, un numero pazzesco se confrontato con gli appena 94.2 di media segnati l’anno passato. Walker ci ha messo senz’altro del suo, migliorando le sue percentuali praticamente da ogni zona del campo e tirando con solide percentuali anche in quella restricted area che aveva costituito un problema per lui nelle fasi iniziali della carriera. Le difese avversarie non possono mandare aiuto dal perimetro perché, grazie all’insieme di tiratori da fuori, gli Hornets costituiscono una minaccia da ogni lato del campo. Walker può quindi usufruire spesso e volentieri di 1 contro 1 in campo aperto e concludere con successo le proprie azioni offensive. Inoltre, la squadra può contare su un ottimo gruppo di ali che possono muovere il pallone in maniera eccellente, primo tra tutti Batum, innesto estivo che ha un ruolo fondamentale nel meccanismo offensivo della squadra di Clifford. La sua chimica di gioco si sposa perfettamente con quella di Walker e i due stanno facendo grandi cose insieme.

Grande merito va dato all’allenatore, che è riuscito a modificare il gioco della squadra in un efficiente sistema di pick-and-roll in grado di bombardare gli avversari con il terzo miglior fatturato della Lega in termini di triple. Nonostante il meccanismo sia del tutto nuovo, è incredibile come gli Hornets siano la squadra che produce meno palle perse in tutta la NBA. Walker è il centro focale di una squadra rimodernata ed oggi una realtà vincente nella Eastern Conference, grazie ad un record di 38 vittorie e 29 sconfitte (15-4 a febbraio, dietro solo a Spurs e Warriors), che valgono il sesto posto di Conference, ma molto vicini a quelle che sono le posizioni che contano, almeno fino alla terza. Il prodotto di Connecticut sta tenendo numeri da record in carriera in praticamente ogni statistica: 21.5 punti di media, tirando con il 44% dal campo, il 38%, come detto, da oltre l’arco e l’84% dalla lunetta, cui aggiunge anche 4.4 rimbalzi, 5.3 assist e 1.7 palle rubate a partita. Se l’inizio di stagione era stato tra alti e bassi, come quello di tutta la squadra, dopo il weekend delle stelle Walker ha alzato i ritmi in maniera strepitosa. Nel mese di marzo mette insieme 28.1 punti di media, col 52% dal campo ed il 46% da tre punti, oltre a 5 rimbalzi e 7 assist. Numeri pazzeschi.

Numeri che, a ragione, dovrebbero far pensare a lui come ad uno dei candidati più probabili per il Most Improved Player of the Year e che avrebbero dovuto lasciare perlomeno il dubbio per una sua elezione ad All-Star. Eppure, nel mondo NBA, il suo nome e la fantastica evoluzione del suo gioco e delle sue prestazioni restano ancora parzialmente in ombra. La cosa, però, non sembra turbarlo: “Non ha importanza per me. So che sto giocando alla grande. Voglio soltanto continuare così e provare a guadagnare i playoff per la mia squadra. Allora forse vedranno quanto di buono sto e stiamo facendo qui a Charlotte“. Gli Hornets, privi del loro miglior difensore, Michael Kidd-Gilchrist, per la maggior parte della loro stagione, hanno trovato anche il modo di rimanere comunque la decima miglior difesa in NBA, subendo 101 punti a partita, soprattutto grazie a giocatori come Cody Zeller, concentrato di atletismo e qualità sui due lati del campo. Il rientro di Al Jefferson, spesso fuori per infortunio, è stato fondamentale e ha un risvolto spesso vincente per la squadra. Walker potrà pure rimanere un oggetto misterioso per questioni di fama o di gloria, ma presto potrà probabilmente festeggiare vittorie molto più importanti rispetto alla notorietà.