Il valzer degli head coach NBA è cominciato: Brooks, Thibodeau, Walton ed Atkinson

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Il valzer degli allenatori è appena cominciato ed ha già portato a quattro cambi sulle panchine di Wizards, Timberwolves, Lakers e Nets. In attesa di capire cosa sarà di Kings, Knicks, Pacers e Rockets, sempre che non subentrino ulteriori sorprese, si può cominciare a farsi un’idea sul futuro delle franchigie che hanno già scelto il proprio guru per la prossima stagione.

Scott Brooks + Kevin Durant - © twitter.com/WizardsTalk
Scott Brooks + Kevin Durant – © twitter.com/WizardsTalk

Se si dovesse citare una delusione assoluta della recente regular season NBA, gli Wizards potrebbero essere la scelta giusta. A farne le spese per primo è stato coach Randy Wittman, incapace di riproporre l’eccezionale quinta difesa assoluta dell’anno scorso e di preparare un tappeto rosso adeguato per il possibile ritorno a casa estivo di Kevin Durant. Per questo è stato chiamato nella capitale Scott Brooks, che ha allevato il prodotto di Texas University ad OKC fino a farlo diventare una stella di prim’ordine. Ciò non significa che il numero 35 sia ora ad un passo da Washington, che prima deve risolvere le questioni legate ai continui problemi fisici di Bradley Beal ed il calo a picco di alcune sue pedine fondamentali, Nene su tutti, per altro affrontando l’offseason sapendo di non avere alcuna scelta al Draft. Diciamo però che avere oltre 45 milioni di spazio salariale a disposizione, un fenomeno come John Wall ai posti di comando e colui che, in sette stagioni ad Oklahoma City, ha costruito una percentuale di vittorie del 62%, è un ottimo biglietto da visita. Durant o meno, comunque, Brooks era uno degli head coach più capaci a disposizione. Il suo record in carriera (338-207) è il migliore tra coloro che non hanno mai vinto un titolo ed allenato in almeno 500 occasioni. Le sue prime impressioni sono delle migliori: “Sono esaltato, è un gruppo eccezionale. Credo nel basket a due fasi, segnare è divertente, ma serve difendere per vincere“. Uno dei suoi primi obiettivi sarà poi quello di valorizzare i giovani acerbi a roster, Kelly Oubre Jr. ed Otto Porter su tutti. E, possibilmente, rendere la prossima un’estate indimenticabile.

Nelle ultime 12 stagioni a Minneapolis i playoff si sono gustati sempre e soltanto e davanti alla televisione. Oggi, però, il roster è pieno zeppo di giovani talenti pronti ad esplodere. Dopo la morte del compianto Flip Saunders, però, la squadra è stata affidata ad un head coach all’antica come Sam Mitchell, incapace di dare un’identità di gioco innovativa ad un roster che comprende gli ultimi due Rookie of the Year, Andrew Wiggins e Karl-Anthony Towns, oltre ai vari Zach LaVine, Nemanja Bjelica e Gorgui Dieng. Inoltre, i Timberwolves hanno chiuso alla posizione numero 27 difensivamente, subendo la bellezza di 107.1 punti ogni 100 possessi. Per questo la scelta di mettere un allenatore vincente e maestro nella costruzione di casseforti come Tom Thibodeau in panchina e a presiedere le Basketball Operations sembra quanto mai azzeccata. Il contratto da 5 anni e 50 milioni di dollari esprime la volontà del proprietario Glen Taylor di costruire finalmente qualcosa di duraturo e soddisfacente per Minnesota: “E’ un vincente, un leader e uno degli allenatori più rispettabili degli ultimi anni. Il futuro non è mai stato così roseo”. Inoltre, per il posto di general manager, è stato scelto Scott Layden, che arriva direttamente dagli Spurs, a dare ulteriore smalto nei posti di comando della franchigia. Resta da capire cosa si farà con i tre contratti più pesanti: Ricky Rubio (13.4 milioni) è tutto fuorché una certezza nel guidare il gioco, Nikola Pekovic (12.1) ha giocato appena 156 minuti quest’anno e Kevin Garnett (8) compirà 40 anni tra un paio di settimane. Senz’altro, almeno adesso, si può essere più che mai speranzosi di tornare a breve ai playoff.

Se i Timberwolves hanno deciso di andare sul “sicuro”, i Lakers hanno tentato l’azzardo riportando a casa il giovane rampante Luke Walton, vice di Steve Kerr nella Golden State dei miracoli ed allenatore in questa regular season di 39 vittorie per i Warriors a fronte di appena 4 sconfitte, inclusa la partenza da record nella storia dello sport professionistico americano da 24-0. Le fortune di Los Angeles virano tutte intorno al 55.8% di possibilità di mantenere la prima scelta al prossimo Draft, che, nel caso esca fuori dalla Top-3, andrà a finire nelle mani dei Sixers. Con il ritiro di Kobe Bryant serve più che mai l’arrivo di un altro giovane dalle grandi aspirazioni dopo Julius Randle, D’Angelo Russell e Larry Nance Jr, sperando di mantenere il free agent Jordan Clarkson nella City of Angels ad un prezzo ragionevole, dopo una stagione per lui molto positiva. Il GM Mitch Kupchak si è detto entusiasta della scelta di Walton: “E’una delle menti più brillanti tra i giovani allenatori e sarà un grande leader“. Incredibile, ma vero, anche il suo attuale general manager a Golden State, Bob Myers, si è detto felicissimo per l’opportunità data ad uno dei suoi pupilli: “Luke ha fatto un lavoro incredibile, ci mancherà, ma sono emozionato per lui e gli auguro soltanto il meglio“. Walton, da parte sua, non può che essere elettrizzato: “Ringrazio Steve Kerr, gli sarò per sempre grato. E’ sempre stato il mio sogno quello di essere un allenatore e la chance di poterlo fare per una squadra come i Lakers è incredibile“. Il compito è di quelli quanto mai ardui. I gialloviola hanno tenuto il peggior net rating della passata stagione (-10.7 punti ogni 100 possessi) e perso la loro leggenda dopo 20 anni di onorata carriera. Walton dovrà ricostruire da zero un meccanismo vincente. Se riuscisse nell’intento, preparate per lui un posto nella storia.

Kenny Atkinson è atteso ad un vero e proprio miracolo sportivo per provare a rimettere in mare la naufraga nave dei Nets. Il secondo peggior record a Est, fatto di appena 21 vittorie a fronte di 61 sconfitte, non porterà nemmeno la gioia della prima scelta al Draft, considerando che finirà nelle mani dei Celtics. Resta appena la numero 55 e, se nel 2017 le scelte dovranno essere scambiate con i biancoverdi, nel 2018 vi finiranno nella loro interezza. Per di più, i pezzi appetibili da poter scambiare per provare a costruirsi un futuro stanno per finire, considerando che i soli Brook Lopez e Thaddeus Young hanno rilevanza in un roster quanto mai povero di talento. Perlomeno lo spazio salariale sarà in aumento e si spera che le poche giovani promesse che si riescano a raccogliere siano tutte di buon livello come Rondae Hollis-Jefferson. C’è spazio per provare passo dopo passo ad uscire dal baratro. Mikhail Prokhorov, irresponsabile presidente della franchigia, ha ammesso le sue colpe ed ora il general manager Sam Marks, ben più accorto, ha iniziato con il mettere in panchina un giovane esperto di basket come Atkinson, assistent coach di Mike Budenholzer nelle fantastiche ultime stagioni vissute dagli Hawks. Ad Atlanta è sempre stato ritenuto come uno dei migliori assistenti allenatori nel far crescere e migliorare i propri giocatori, ovvero ciò che serve assolutamente a Brooklyn. La sua elezione viene direttamente dalle parole di Marks: “Siamo eccitati nell’accoglierlo in città. Crediamo che la sua filosofia di gioco e le sue capacità comunicative siano di eccezionale valore e perfette per ciò che stiamo cercando di costruire a Brooklyn“.