NBA Finals 2016: rimonta e storia per i Cavs, Warriors battuti. Le pagelle

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LeBron James MVP Finals 2016 - Stopframe Youtube
LeBron James MVP Finals 2016 – Stopframe Youtube

Per la prima volta nella loro storia i Cleveland Cavaliers sono campioni NBA. E’ servita una serie finale leggendaria per battere 4-3 i Golden State Warriors rimontando da 3-1 e vincendo la decisiva gara 7 in trasferta alla Oracle Arena. LeBron James ha mantenuto la promessa di portare un titolo nel nord dell’Ohio e spezzare un digiuno che durava da 52 anni, dalla vittoria dei Cleveland Browns di NFL. King James, affiancato da un grande Kyrie Irving, ha ribaltato il pronostico contro i Warriors delle 73 vittorie in regular season e uno Stephen Curry MVP all’unanimità.

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Le pagelle delle NBA Finals

LeBron JAMES 10 E LODE
Vincere il titolo NBA coi Cleveland Cavaliers era il suo sogno più grande, il suo obiettivo, la sua missione fin da quando è entrato nella NBA. E finalmente c’è riuscito al termine di una serie leggendaria. Una sconfitta non avrebbe cambiato nulla ma una vittoria, questa vittoria, lo lancia definitivamente senza più obiezione alcuna. Ora è tutta discesa per King James. I numeri? Bah, ha realizzato una tripla doppia in gara 7, ha segnato 41 punti nelle decisive gara 5 e gara 6, ha viaggiato a 29.7 punti, 11.3 rimbalzi e 8.9 assists con una percentuale reale del 53.3% ed è stato il leader delle Finals in ogni categoria statistica, avversari compresi. We are all witness!

Kyrie IRVING 9
L’anno scorso aveva perso le Finals per infortunio, quest’anno nelle prime due gare a Oakland era stato a dir poco osceno. Da gara 3 in avanti è stato letteralmente incontenibile! Ha mandato fuori di testa Curry, lo ha distrutto e ha abusato della difesa dei Warriors con canestri e numeri degni del miglior Allen Iverson. I 41 punti di gara 5 al fianco del suo Re sono stati divini, in gara 7 si è “fermato” a 26 ma ha smesso la tripla che ha definitivamente spezzato le gambe ai Warriors. The Answer 2.0

Draymond GREEN 8
Senza se e senza ma, l’Orso Ballerino è stato di gran lunga il migliore dei Warriors nelle Finals. Ha pagato caro le ingenuità con flagrant e il trash talk, ha saltato una gara 5 che poteva dare l’anello a Golden State e di tutto questo ha fatto mea culpa, dimostrando finalmente anche la testa di un All Star. Ha confermato di essere il giocatore chiave del sistema dei Dubs, il leader vocale e spirituale, quello che tiene tutto assieme e attorno a cui girano i pezzi, anche in attacco oltre che in difesa. Chiude le Finals a 16 punti, 10 rimbalzi, 6 assists e il 40% da tre, con la chicca, inutile purtroppo, dei 32 punti con 15 rimbalzi e 9 assists con 6 triple in gara 7. Leader.

Coach Tyronn LUE 7.5
Non è stato per nulla facile per Lue, davvero per nulla. Promosso al posto di David Blatt tra molte polemiche, ha dovuto subire di tutto, è stato definito solo pupazzo nelle mani di LeBron, è stato più volte deriso, ancora, ricordando lo scavalcamento di Iverson nelle Finals 2001, dopo le prime due gare era considerato un allenatore in balia degli avversari. Da gara 3 però i Cavs han cambiato marcia, soprattutto in difesa, e qualche merito ce l’ha anche lui, senza dubbio. Il pianto liberatorio in gara 7 è stato genuino, di un uomo che ha sopportato tanto ma che ha saputo, come Kerr l’anno scorso, fare il botto al primo colpo. Ora inizia la vera carriera di Ty Lue from Mexico, Missouri.

Tristan THOMPSON 7
Tutti abbiamo storto il naso quando lo scorso autunno Tristan ha firmato un contratto da 82 milioni di dollari in 5 anni coi Cleveland Cavaliers dopo un lungo braccio di ferro. Alla fine però ha avuto ragione il canadese, ancor più determinante dello scorso anno in queste Finals, dopo una stagione comunque positiva. Il suo impatto è andato aldilà dei rimbalzi offensivi e delle giocate difensive, il quintetto con lui da centro ha fatto dei danni e ha distrutto il cosiddetto “Death Lineup” dei Warriors. Chiude la serie a 10 punti e 10 rimbalzi di media con 3 doppie doppie e il 64% dal campo. Sicurezza.

Klay THOMPSON 6
Più pulito di Curry in diverse situazioni ma anche lui ha patito la pressione dopo aver brillato contro Portland e contro i Thunder. Spesso ha sparato a salve, quasi inesistente nelle prime tre gare, si è palesato in gara 4 con 25 punti e poi in gara 5 è stato superlativo con 37 punti e 6 triple ma alla lunga l’assenza di Green ha pesato per la sconfitta. Ha patito particolarmente il calo dell’attacco dei Warriors, sempre meno armonioso con l’andare della serie e quindi senza quegli spazi che gli consento di attaccare o sparare in modo più lineare. In difesa ci ha dato come sempre ma Irving ha massacrato anche lui.

Stephen CURRY 6
Che dire di Steph… Ha fatto una regular season irreale meritandosi l’MVP all’unanimità, primo nella storia, ha stracciato record su record, ed era atteso a dei playoffs che lo avrebbero consacrato. Invece sulla sua strada diversi fastidiosi infortuni lo hanno frenato, solo a tratti è stato il devastante Steph che conosciamo e nelle Finals è stato letteralmente divorato dalla pressione e dal nervosismo, come dimostrato dal lancio del paradenti contro un tifoso in gara 6 e le pessime gestioni di falli e tiri che lo hanno letteralmente fatto implodere. I numeri parlano comunque di 23 punti di media ma pesano le oltre 4 perse e il 40% dal campo, inferiore al normale. Tolta gara 4, quella da 38 punti con 7 triple, non è mai stato il Curry che conosciamo. E alla fine è mancato.

Coach Steve KERR 6
Coach Kerr ha dovuto fare i conti con tanti problemi in tutti i playoffs ma si è sempre disimpegnato bene. Nelle Finals però gli sforzi oltre previsto coi Blazers e soprattutto la grande rimonta su OKC, ha privato i suoi di tante energie, soprattutto nervose. Dopo le prime due gare sembrava tutto facile ma da gara 3 in avanti i Cavs hanno avuto qualcosa in più e l’allievo di Popovich, Jackson e D’Antoni non ha mai trovato un modo (sempre che esista…) per arginare James e Irving. Ha pagato caro l’abuso del quintetto piccolo ed è stato tradito da molti giocatori, su tutti Barnes, Ezeli ed in parte Livingston, sparito dopo la favolosa gara 1.

Harrison BARNES 5
HB40 da North Carolina è stato il grande sconfitto della serie. Lo scorso autunno ha rifiutato l’estensione da 64 milioni di dollari in 4 anni pensando di capitallizare ora con un max contract e invece si mangerà le mani. Barnes è naufragato con tutto il “Death Lineup”, non ha inciso in attacco ed è stato decisamente sotto il par in difesa, metà da campo dove ha grande considerazione. Dopo una regular season da 12 punti e 5 rimbalzi di media, nei playoffs è crollato (sempre sotto i 10 punti di media) e nelle Finals si è letteralmente sciolto, a dimostrazione che il ragazzo è molto debole emotivamente. La migliore prestazione è stata in gara 3, quella persa di 30 dai Warriors (18 punti per lui), mentre nelle ultime tre gare ha prodotto un totale di 15 punti con 5 su 32 dal campo e 3 su 15 da tre (0 con 0 su 8 in gara 6). Fallimento.

PANCHINA CAVS 5
Cleveland vince il titolo grazie a James, a Irving, a Thompson e agli sprazzi di JR Smith, poco altro. L’unico a salvarsi della panchina è stato Richard Jefferson che, a 13 anni dalle ultime Finals giocate coi New Jersey Nets, ha saputo ritagliarsi un ruolo tutto sommato importante sia in difesa, sia in attacco (5 punti e 5 rimbalzi di media in 24 minuti). Male gli altri, da Iman Shumpert a Channing Frye, preso a febbraio per allargare il campo e segnare da tre, passando per Mo Williams. Mozgov e Dellavedova, due cardini dei Cavs delle finali 2015, sono spariti anche perchè nei pochi minuti in campo hanno fatto più danni della grandine.

6 COMMENTS

  1. Voto troppo alto per Curry, da un MVP votato all’unanimità non possono scappare addirittura 3 match point, e la decisiva gara 7 in casa.

    • Vero che non ha giocato delle grandi partite, però insomma dargli meno di 6 è un po’ ingeneroso. Alla fine hanno perso di pochi punti una gara 7 e lui è stato senza dubbio condizionato dal problema accusato contro OKC.

      • Ha più TO che assist durante la serie… E molte di quelle palle perse sono veramente stupide (palleggi dietro la schiena, passaggi impossibili o no-look). Voto 4,5: se avesse fatto anche solo leggermente meglio, GS avrebbe l’anello.
        Barnes ovviamente è stato il peggiore ma anche Kerr che ha permesso che Curry venisse esposto e caricato di falli in difesa da Irving mi ha molto deluso.

        • Sì sì tutto vero. Non ha giocato delle grandi Finals, ma 4.5 è un voto obiettivo oppure se avessero vinto gara 7 per merito di un suo compagno, il voto sarebbe salito?

          • Se i Warriors avessero vinto gara-7 il voto sarebbe stato 5, l’MVP deve trascinare i compagni non essere trascinato. Sarebbe stato il secondo anno che vinceva titolo ed MVP della regular season per poi non vincere quello delle finali (sarebbe andato a Green).
            Poi ha delle attenuanti eh: era infortunato, Kerr non lo ha coperto e quindi ha giocato sempre gravato da falli, non si è mai risparmiato in difesa, però le colpe in attacco (soprattutto il pressapochismo) sono state troppo gravi per farle passare sotto silenzio.

          • Ci sta alla grande il tuo giudizio allora. In effetti ha giocato sotto i suoi standard e a quello che è richiesto da un MVP e da un leader come lui.
            Gli abbiamo dato 6 perché a nostro parere ha comunque fatto il minimo per ottenere la sufficienza, avendo avuto, come hai detto anche tu, diverse attenuanti.

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