I Lakers vogliono tornare a volare: Walton ed Ingram guidano la riscossa

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Kobe Bryant è a Milano a distribuire un po’ della sua Mamba Mentality, mentre i Lakers, dopo 20 anni, stanno costruendo la prima offseason senza la loro leggenda a disposizione. Non è facile ricostruire, i gialloviola ci provano ormai da tre stagioni, in un crescendo sempre più tragico di delusioni. Kevin Durant ha affermato (e non saranno le sole sue parole in questo articolo) di non aver fatto visita alla franchigia perché è “un paio d’anni lontana rispetto a ciò desidera“, ovvero alla lotta per il titolo.

Lakers Summer League - © 2016 twitter.com/Lakers
Lakers Summer League – © 2016 twitter.com/Lakers

Eppure qualcosa si è mosso, un coach rampante e voglioso di vittorie come Luke Walton, che il profumo del successo l’ha già assaggiato da vice-allenatore in quei Warriors ora casa del numero 35, non può attendere. Così, tra luci ed ombre, i Lakers provano ad uscire dal tunnel.

Partiamo col botto: Brandon Ingram, seconda scelta assoluta dello scorso Draft e senz’altro miglior notizia su questa sponda della City of Angels nel recente periodo. E torniamo a dare la parola a KD: “Mi ricorda molto di me, se lavora duro e crede in sé stesso tutto è possibile per uno come lui. E’ il primo giocatore che mi faccia sentire come se mi stessi osservando allo specchio“. Non male come parole di benvenuto in NBA. I 17.3 punti e 6.8 rimbalzi, con il 41% da oltre l’arco ed annesso premio di ACC Rookie of the Year, nell’unica stagione vissuta a Duke parlano chiaro. Le sweet 16 raggiunte con i Blue Devils sono state la consacrazione dopo quattro titoli consecutivi nel North Carolina in high-school, a Kinston. Nessuno avrebbe avuto da ridire se fosse stato scelto alla prima assoluta, non fosse che Ben Simmons pare abbia ancor più da offrire. Le sue qualità al tiro, nonostante i 2 metri e 06 di altezza, fanno drizzare i capelli, insieme con la sua capacità di crearsi lo spazio utile e, se necessario, portare palla. Può giocare da ala piccola o grande senza problemi ed ha interessanti margini di miglioramento in difesa. Il tutto a 19 anni ancora da compiere. Potrebbe preoccupare un fisico ancora da formare completamente, che al momento lo metterebbe in difficoltà contro avversari più statuari, oltre che gli alti e bassi che potrà vivere un ragazzo inesperto con tanti punti nelle mani. Ingram si incastra, comunque, perfettamente con le altre scelte fatte dai Lakers negli ultimi anni, in particolare con Julius Randle.

Quest’ultimo, dopo l’infortunio alla tibia che ha spezzato la sua stagione da rookie all’esordio, ha messo insieme 11.3 punti e 10.2 rimbalzi, riuscendo nell’obiettivo di chiudere in doppia-doppia. L’estate, però, ha portato con sé duro lavoro in palestra per rafforzarsi e voglia di migliorare ulteriormente, soprattutto in jump shot: “Non sono uno che parla molto, se non in campo. Non devo dire a nessuno cosa sto facendo, devo farlo e basta“. D’Angelo Russell ha di recente ricevuto i complimenti di coach Gregg Popovich, che lo ha definito “di ottimo talento, con una grande intelligenza sul parquet“. Nonostante tutto, però, su di lui pesa ancora la pessima decisione che ha portato alle tensioni di spogliatoio con Nick Young, anche se le voci su una possibile trade che lo coinvolgesse, per arrivare a qualche pezzo grosso appetibile, sembrano essersi affievolite. Tanto più che Swaggy P, nonostante abbia ancora un contratto di due anni da 11 milioni di dollari in totale, sembra verrà messo sulla porta per liberare spazio salariale. Nomi di grande impatto come Greg Monroe e Rudy Gay sono sulla piazza in attesa che qualcuno si faccia avanti, ma anche giovani di buona prospettiva come Maurice Harkless dei Blazers potrebbero essere obiettivi sensibili a Los Angeles. L’attesa nel siglare l’accordo con Ingram e le conferme di Tarik Black e Marcelino Huertas lascia aperte molte porte, oltre a coltivare i sogni di portare in città Russell Westbrook o DeMarcus Cousins, eventualmente giocando la carta D’Angelo.

Luke Walton + D'Angelo Russell + Brandon Ingram - © 2016 twitter.com/Lakers
Luke Walton + D’Angelo Russell + Brandon Ingram – © 2016 twitter.com/Lakers

L’offseason per ora ha regalato esperienza tra i giovani ranghi dei Lakers con due affari sulla carta di segno opposto. Luol Deng ha firmato un quadriennale da 72 milioni di dollari. Uno sforzo economico non indifferente, ma di grande importanza per portare in squadra un giocatore che possa guidare le nuove leve, regalando un po’ di quella leadership che manca quotidianamente dal ritiro di Bryant. Timofey Mozgov ed il suo quadriennale da 64 milioni di dollari, invece, hanno tutta l’aria di essere un malaffare per la franchigia. Se il russo tornasse sui livello del 2014/15 l’accordo potrebbe anche avere un senso, ma non basta a cancellare le pessime prestazioni messe insieme in un’annata da 6.3 punti e 4.4 rimbalzi, cui si sono aggiunti dei playoff incollato alla panchina tanto più che i Cavaliers scoprivano la loro anima da oltre l’arco. Quasi è da rimpiangere quel Roy Hibbert tanto criticato che, per lo meno, farà spendere appena 5 milioni di dollari per il prossimo anno agli Hornets. Ottima, invece, la conferma di Jordan Clarkson per 4 anni a 50 milioni di dollari. L’aggiunta di Jose Calderon aggiunge esperienza ai posti di comando, mentre dal Draft, oltre a Ingram, è arrivato anche Ivica Zubac. Il centro croato ha giocato in Summer League con la squadra, anche se ha ancora bisogno di tempo per crescere a dovere. Il talento è da primo giro ed il fatto di averlo raccolto con lungimiranza al secondo quasi sicuramente ricompenserà i Lakers, prima o poi.

Lakers che si augurano che Walton continui a dare scosse alla ricostruzione e possa riportare i gialloviola nell’olimpo delle squadre al vertice, il posto che più le compete.

1 COMMENT

  1. Finalmente si vede un po di progetto. Certo é ancora lunga la risalita ma sfruttare i drago é l unica soluzione. Cmq fossi nei lager avrei provato a fare un pacchetto per arrivare a okafor. Magari sacrificando uno tra Clarkson o randle

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