JJ, Hill, Diaw: mercato scoppiettante e prove di rinascita a Salt Lake City

1
1292

Brillantezza, giovinezza, attenzione tattica, solidità difensiva: qualità indispensabili nella NBA odierna, ma non sufficienti da sole per rendere competitiva una franchigia con ambiziose aspirazioni. I Jazz della scorsa stagione sono la dimostrazione lampante di come le qualità appena descritte non sono bastate a centrare un agevole piazzamento playoff, fallendo l’obiettivo a pochi passi dal traguardo. Nonostante i cronici malanni difensivi, le disattenzioni, la mancanza di una guida morale e tattica, gli Houston Rockets sono riusciti a strappare a Utah l’ultimo pass valido per la post-season, lasciando l’amaro in bocca ai fans di Salt Lake City che da troppo tempo sognano, invano, una reviviscenza degli anni ’90. Esperienza, cattiveria agonistica, responsabilità, clutch player: tutte doti fondamentali di cui il giovanissimo roster dei Jazz era carente e sulle quali la dirigenza ha centrato la propria campagna di rafforzamento in vista della nuova stagione.

GLI ARRIVI

Il lungo infortunio che ha colpito Dante Exum durante la precedente annata ha privato la squadra del proprio playmaker di riferimento e del quale né il separato in casa Trey Burke, né il discreto brasiliano Neto, hanno saputo fare le veci. Alla ricerca di una point-guard esperta, il GM Lindsey ha piazzato il colpo George Hill, bandiera dei Pacers ma in uscita dalla franchigia dopo che ad Indianapolis era arrivato l’ex Hawks Jeff Teague. Ex di San Antonio, oltre che di Indiana, Hill porterà nella terra dei Mormoni la sua qualità, ma soprattutto la sua esperienza, necessaria per permettere ad Exum di recuperare con discreta tranquillità dal suo infortunio ed evitare di sovraccaricare Neto di responsabilità non in grado di sostenere. Trey Burke, invece, è stato spedito a Washington in cambio di una seconda scelta al draft 2021.
A far da chioccia al giovane ma di grande prospettiva front-court è arrivato Boris Diaw, lungo con esperienza da vendere e un titolo NBA alle spalle conquistato a San Antonio. Bobo porterà dal Texas la leadership maturata all’ombra di Popovich, necessaria per contribuire alla crescita tecnica del suo connazionale Rudy Gobert e di Derrick Favors, oltre che la sua eccellente duttilità tattica che in questi anni lo ha portato a ricoprire più ruoli nello scacchiere nero-argento sfruttando le sue abilità di passatore e di tiro dalla media-lunga distanza.
Il fiore all’occhiello della campagna di rafforzamento degli Utah Jazz, però, è la firma a cifre “modiche” del free agent Joe Johnson, che ha deciso di legarsi a Salt Lake City con un biennale da 22 milioni di dollari. Dando uno sguardo alle cifre circolate nelle ultime settimane, l’acquisizione ad 11 milioni di dollari annui di un talento di prima fascia come JJ risulta un vero affare ed ha tutte le carte in regola per essere l’elemento in grado di far compiere il salto di qualità definitivo al progetto. A 35 anni suonati, dopo una carriera passata invano a rincorrere un anello fra Atlanta, Brooklyn e Miami, Johnson ha ancora voglia di mettersi in gioco e potrà essere la pedina in grado di addossarsi le responsabilità dei tiri pesanti, delle giocate più difficili, liberando Gordon Hayward del peso che ha dovuto sostenere nel periodo precedente. Inoltre, la sua capacità di ricoprire più posizioni in campo permetterà a coach Snyder di avere un ventaglio di alternative maggiori nella scelta del quintetto.

IL FUTURO

I Jazz che sommessamente si avvicinano ai nastri di partenza della nuova stagione NBA sono un giusto mix di gioventù ed esperienza, di talento e costanza, di energia e sicurezza nei propri mezzi. A tutto ciò si aggiunga l’estrema versatilità ed imprevedibilità del nuovo roster; una caratteristica non di scarso rilievo per un team che negli ultimi mesi aveva fatto della solidità difensiva e della fisicità il suo unico comandamento. Un roster completo, eclettico, camaleontico ma anche ben nutrito, necessario per far fronte ad eventuali malanni ed infortuni che, sopratutto negli ultimi 12 mesi, hanno ridotto notevolmente le aspirazioni di post-season della franchigia.
Tra l’altro lo scenario che si presenta all’interno della Wester Conference racconta di un vuoto di potere lasciato da Durant ad Oklahoma City e di Duncan a San Antonio, di una indecifrabile confusione nei progetti di Houston, Memphis e Los Angeles Clippers, di diverse franchigie ancorate alle speranze di crescita dei propri rookie e sophomore, di una Golden State apparentemente senza rivali. In questo contesto, in punta di piedi, i nuovi Utah Jazz potrebbero sorprendere tutti e recitare nuovamente un ruolo da protagonisti.

1 COMMENT

  1. Squadra molto interessante, con un discreto nucleo di giovani in crescita (Hayward-Goberts-Favors-Neto) e delle aggiunte abbastanza mirate. Johnson andrà a togliere pressione offensiva a Hayward, mentre Hill farà da chioccia dando stabilità sia a Neto ma soprattutto a Exum, che sarà da capire come rientrerà dall’infortunio.
    Jazz squadra che farà i playoff per me quest’anno.

Comments are closed.