New Orleans Pelicans: rilancio o fallimento? Tutto nella mani di Davis

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Anthony Davis - © 2016 twitter.com/NBA
Anthony Davis – © 2016 twitter.com/NBA
Qualsiasi fans dei Pelicans, se fosse dotato della facoltà di tornare indietro nel tempo, non esiterebbe a riavvolgere le lancette della storia all’aprile del 2014, periodo nel quale la compagine della Louisiana raggiungeva insperatamente un prestigioso ottavo posto nella Western Conference, e di conseguenza il piazzamento ai playoff, primo ed unico da quando la franchigia ha preso il nuovo appellativo. Poco importa se poi quella squadra fu spazzata senza troppe remore dai futuri campioni dei Golden State Warriors al primo giro; i fans sognavano un futuro da big, coccolandosi il talento locale, quell’Anthony Davis che, nonostante la giovanissima età, aveva sfiorato il premio di MVP della regular season.

L’arrivo in panchina di Alvin Gentry, proprio dalla Baia, non ha fatto altro che alimentare ulteriormente le illusioni dei tifosi di vedere, nel breve termine, una squadra capace di competere per il titolo. Invece i Pelicans hanno mancato clamorosamente l’appuntamento con la loro consacrazione, rendendosi protagonisti di una stagione deludente, la scorsa, terminata con uno sconfortante dodicesimo posto. Tuttavia il GM Dell Demps ha optato per la fiducia al coaching staff, limitandosi a puntellare leggermente il roster anziché azzardare una rivoluzione che, alla luce dei risultati confortanti degli anni precedenti, sarebbe stata alquanto discutibile.

ARRIVI E PARTENZE: L’OFFSEASON

L’elemento di novità più intrigante è sicuramente Buddy Hield, sulle cui potenzialità i Pelicans hanno deciso di scommettere la propria sesta scelta assoluta al Draft 2016. Il rookie ex Oklahoma Sooners, qualora rispecchiasse le enormi aspettative ricadute sulle sue spalle, potrebbe diventare la tanto agognata star da affiancare all’uomo franchigia Anthony Davis. E’ una guardia di notevole talento, specializzato nel colpire dall’arco (46% da 3 lo scorso anno) ma pericoloso anche in penetrazione, oltre che discreto passatore. Il suo dinamismo offensivo porterà una ventata d’aria fresca ad un attacco risultato troppo spesso statico e imperniato esclusivamente su The Eyebrow. Con Hield in quintetto, Gentry potrà disporre di un ventaglio di scelte offensive di tutto rispetto, ma dovrà essere paziente nell’attendere la crescita della sua giovane guardia, proteggendolo da una pressione mediatica che si preannuncia insostenibile. Il Draft, inoltre, ha condotto in Louisiana un altro rookie, mediaticamente meno importante del precedente, ma con potenzialità tutte da scoprire: si tratta di Cheik Diallo, centro tecnicamente avverso ma con braccia lunghissime e piedi rapidi, tali da consentirgli la difesa su giocatori con abilità differenti. Aspettarsi un ampio minutaggio fin dai primi momenti è un eufemismo, tuttavia potrà acquisire uno spazio sempre maggiore qualora dimostrasse le sue qualità, soprattutto in termini di rimbalzi e gioco sporco.

Diverse e soddisfacenti sono le acquisizioni giunte dal mercato free agent, tali da coprire, quantomeno numericamente, eventuali defezioni che la scorsa stagione hanno contribuito a far naufragare il progetto. Langston Galloway, Terrence Jones, E’Tawn Moore e Solomon Hill, i pezzi più pregiati del mercato, sono garanzia di qualità ed efficenza in uscita dalla panchina, anche se durante la loro carriera hanno fallito gli step per diventare giocatori di maggiore impatto. Non si sottovaluti poi l’arrivo di Lance Stephenson, che nonostante le due annate sottotono fra Los Angeles, Charlotte e Memphis, resta un giocatore potenzialmente devastante sui due lati del campo; Born Ready, però, ha un contratto non garantito, dunque rischia il taglio prima dell’inizio della nuova stagione, qualora non dimostrasse di valere un posto nella rosa dei Pelicans.
Significative anche le partenze, fra tutte quelle di Ryan Anderson e Eric Gordon, entrambi volati a Houston a dare manforte al già nutrito “reparto cecchini” a disposizione di Mike D’Antoni, e di Norris Cole, che ha momentaneamente abbandonato la NBA per sbarcare nella Chinese League.

LE PREVISIONI PER LA NUOVA STAGIONE 

Le assenze di Tyreke Evans e Jrue Holiday, almeno temporaneamente, peseranno come macigni sulle speranze di rinascita della franchigia. Tuttavia, mentre il primo, nonostante una tenuta fisica poco prestante (la scorsa stagione abbia saltato ben 57 partite), potrebbe rientrare a breve, è Holiday a destare le maggiori preoccupazioni, sia sul campo che a livello personale, in quanto resterà fuori fino a quando (si spera) la moglie non avrà risolto i suoi gravi problemi di salute. Certo, a differenza della scorsa stagione, la dirigenza è riuscita a ridurre il gap qualitativo fra titolari e riserve, ma trovare l’amalgama adatto non sarà semplice, almeno per quanto riguarda le prime settimane.

Al netto di infortuni e altre defezioni, però, l’ago della bilancia attorno al quale ruoteranno le speranze e le preoccupazioni di tutta New Orleans sarà, come è ovvio che sia, Anthony Davis. The Eyebrow è di sicuro nella top 10 fra i giocatori complessivamente più forti della Lega, ma dovrà allargare notevolmente il suo raggio d’azione se vorrà conciliare le proprie enormi abilità con lo small ball, di marca kerriana, che Gentry praticherà. Inoltre, bisognerà fare i conti anche con la fortuna, la stessa che ha voltato troppo spesso le spalle al fenomeno dei Pelicans, fermato per più di 90 partite durante la sua carriera dagli infortuni più vari e bizzarri. I suoi 4 anni di contratto non destino troppa sicurezza ad una dirigenza che, a scanso di altre stelle nel roster, dovrà sperare in una crescita generale di prestazioni e di gioco se vuole evitare possibili, anche se mai pervenuti, mal di pancia dal proprio giocatore di riferimento. Dando uno sguardo alla concorrenza, alla fine dei conti, sembra molto difficile prevedere i Pelicans  in ottica post-season. Nonostante uno scenario confuso, nel quale si fa fatica ad individuare, eccezion fatta per due-tre big, un gruppo di squadre che possano facilmente accedere ai playoffs, New Orleans sembrerebbe apparentemente partire dalle retrovie.