Power Rankings 2016/17: la meravigliosa scalata verso la vetta di Western Conference

0
1079

#8 Oklahoma City Thunder

Per quanto straordinario, straripante ed affamato possa essere Russell Westbrook, i Thunder non sono assolutamente certi di un posto nei playoff nella prossima annata. La squadra ha raccolto 55 vittorie l’anno passato, ma in estate ha perso quel Kevin Durant che, prima di chiunque altro, aveva reso grande la franchigia, ed anche Serge Ibaka, un tassello da anni fondamentale per l’alchimia di squadra. Tanta pressione sulle spalle di Domantas Sabonis, dunque, ed occhi puntati su Steven Adams ed Enes Kanter, attesi ad un ulteriore salto di qualità per mantenere alte le aspettative di squadra. E Victor Oladipo dovrà ambientarsi da subito nel nuovo contesto se OKC non vuole abbandonare il treno che conta.

#7 Houston Rockets

I Rockets hanno deciso di diventare pressoché unidimensionali nel corso dell’estate: la filosofia offensiva di coach Mike D’Antoni, gli arrivi dai Pelicans di due solidi tiratori come Ryan Anderson ed Eric Gordon, l’addio di Dwight Howard diretto ad Atlanta. Già, ma chi difende? La scelta di allontanare il numero 12 (ora #8) è comunque sensata, soprattutto nel momento in cui Houston ha raccolto Nene a soli 3 milioni di dollari come back-up di Clint Capela. Tanto in squadra quanto nel suo miglior giocatore, James Harden, resta il massiccio problema difensivo da risolvere, ma senz’altro D’Antoni riuscirà a far divertire e, soprattutto, a far uscire il meglio da ogni tiratore in squadra. Sperando che basti per i playoff.

#6 Portland Trail-Blazers

La più grande sorpresa dell’anno passato è attesa ad una conferma di alto livello. Il duo composto da Damian Lillard e C.J. McCollum è uno dei più letali nella Lega e da solo può essere decisivo. La conferma di Allen Crabbe per 75 milioni nei prossimi quattro anni, però, per quanto onerosa, è fondamentale, così come l’arrivo low cost di Festus Ezeli, a soli 15 per le due stagioni a venire. Il colossale dubbio sollevato dall’offseason di Portland è la scelta di portare in città Evan Turner con un contratto pazzesco (le cifre sono le stesse di Crabbe), non soltanto per i soldi spesi, ma anche perché un Marvin Williams, a minor prezzo (54 mil/4 anni a Charlotte), si sarebbe incastrato molto meglio con il backcourt di squadra rispetto a quanto possa fare l’ex Celtics.

#5 Memphis Grizzlies

153 milioni per i prossimi 5 anni ed il contratto più oneroso nella storia NBA è servito. Ora sta a Mike Conley dimostrare di averlo meritato, così come spetta a Chandler Parsons ritrovare i bei tempi di Houston dopo la negativa parentesi ai Mavericks. I Grizzlies hanno due problemi su tutti: l’età e gli infortuni. Tenendo a bada la seconda variabile, soprattutto nel caso di Marc Gasol, la stagione potrà rivelarsi un successo. Coach David Fizdale è alla prima stagione da head coach su una panchina NBA ed ha già sorpreso tutti annunciando che Zach Randolph partirà fuori dal quintetto titolare in favore di JaMychal Green. Se la squadra dovesse assumere un atteggiamento tanto risoluto sul parquet, l’età non sarà certo un problema.

#4 Utah Jazz

Jazz Reunion - © 2016 twitter.com/utahjazz
Jazz Reunion – © 2016 twitter.com/utahjazz

Il lieve infortunio subito da Gordon Hayward (salterà una decina di match ad inizio stagione) non cancella le grandi speranze di Utah per la prossima stagione. Dante Exum sembra pronto a tornare ad alto livello dopo l’annata ai box e potrebbe comporre un quintetto di eccezionale fattura con Rodney Hood, Derrick Favors, Rudy Gobert e lo stesso Hayward. Senza contare gli arrivi estivi di Boris Diaw, George Hill e Joe Johnson, fondamentali per dare esperienza e profondità al roster dei Jazz. Se Alec Burks resterà sano e Trey Lyles sarà in grado di migliorare le prestazioni scritte nella stagione da rookie, la squadra può anche non porsi limiti, in regular season. Nei playoff, soprattutto ad Ovest, è sempre tutta un’altra storia.

#3 Los Angeles Clippers

Potremmo scrivere lo stesso di un anno fa, ma quest’anno lo facciamo con meno convinzione. I Clippers hanno dimostrato che il gap tra loro e gli Warriors non è ancora stato colmato, che non sono ancora pronti a vincere quanto conta davvero e che il trio composto da Chris Paul, Blake Griffin e DeAndre Jordan non è il più efficace e decisivo in NBA. Gli addii di Cole Aldrich e Jeff Green rendono la panchina meno profonda ed i rookie Diamond Stone e Brice Johnson non sembrano pronti ad un ruolo da protagonisti. Fortuna che almeno Jamal Crawford ed Austin Rivers sono stati confermati. E’ un’altra stagione da now or never per la sponda meno fortunata (un educato eufemismo) di Los Angeles. Sarà l’anno buono per iniziare a rispettare le aspettative?

#2 San Antonio Spurs

Il vuoto lasciato da Tim Duncan non sarà colmabile facilmente per gli Spurs, ma certamente l’aver messo le mani su Pau Gasol per occupare il suo posto non può essere la più insensata delle scelte. La partenza di David West verso Golden State toglie qualità dalla panchina nel confronto diretto con l’avversaria principale, ma la percezione che la coppia Kawhi Leonard – LaMarcus Aldridge ancora debba mostrare completamente il proprio potenziale rende il futuro di rosee prospettive. Alle spalle dell’acciaccato Tony Parker si muovono un Patty Mills stellare a Rio 2016 ed il rookie Dejounte Murray, mentre dalla panchina, ancora per un anno, si alzerà tutta l’esperienza ed il talento sempreverde di Manu Ginobili.

#1 Golden State Warriors

Kevin Durant - © 2016 twitter.com/warriors
Kevin Durant – © 2016 twitter.com/warriors

Qui in vetta sembrano davvero esserci poche discussioni. Una squadra da 73 vittorie nella scorsa regular season, andata ad un solo match dal vincere il titolo NBA, ha messo a roster un giocatore mostruoso come Kevin Durant, che peraltro si infila perfettamente in un quintetto da strapparsi i capelli con due tra i tiratori più incredibili di sempre, Steph Curry e Klay Thompson, un giocatore strepitoso sulle due fasi del gioco come Draymond Green, oltre a Zaza Pachulia da centro, perché non si deve dimenticare alcun dettaglio dopo la cocente delusione delle scorse Finals. E Shaun Livingston. E Andre Iguodala. Può bastare per un dominio assoluto sulla Lega nei prossimi anni? In teoria, ma tra il dire e il fare si sa, c’è di mezzo il mare.