Power Rankings 2016/2017: Cavs senza problemi, Raptors, Celtics e Pacers per la seconda piazza

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Fatta eccezione per pochissime franchigie che, nel bene e nel male, paiono avere un destino già scritto, la nuova Eastern Conference presenta, per la maggiore, incognite legate alla prestazione di singoli giocatori, affinità da costruire e adattamento dei giovani agli insostenibili ritmi NBA. Soffermatici in precedenza sulle posizioni dalla 15 alla 9, focalizziamoci sulle squadre che, possibilmente, si giocheranno le maggiori chance di accedere alla post-season.

#8 Detroit Pistons

L’ottavo posto conquistato l’annata precedente è il punto di partenza dal quale i ragazzi di Van Gundy sperano di riportare Motor City ai fasti dei primi anni 2000. Confermato un quintetto ben assortito e con ancora notevoli margini di miglioramento, la panchina è stata rinnovata dagli arrivi di Leuer, Marjanovic, Ish Smith e il rookie Henry Hellenson, lungo dalla doppia-doppia facile prospettato molto più avanti dell’effettiva 19° scelta con cui è stato chiamato. Le cattive notizie giungono dall’infermeria: Reggie Jackson, giocatore imprescindibile e protagonista di una scorsa stagione esaltante, resterà fuori per circa 3 mesi. Difficile, se non impossibile, sostituirlo, la sua assenza peserà significativamente in termini di risultati.

#7 New York Knicks

La franchigia guidata da Phil Jackson è la grande incognita della stagione: la portentosa offseason condotta dai blu-arancio, sarà sufficiente per riportarli finalmente ai playoff? Quantomeno in apparenza, il quintetto di partenza è da vera e propria contender: Rose – Lee – Anthony – Porzingis – Noah, senza dimenticare Jennings in uscita dalla panchina, vanno a rinforzare un roster che beneficerà dei dogmi offensivi del nuovo coach Jeff Hornacek, il quale, si presume, accantonerà progressivamente il triangolo jacksoniano, per attuare un sistema più dinamico e spettacolare. L’adattabilità dei giocatori alle sue idee, però, è tutta da valutare.

#6 Atlanta Hawks

Partiti i senatori Teague e Horford, saranno sostituiti, rispettivamente, dal giovane Dennis Schroder e dal top player del mercato estivo, quel Dwight Howard in cerca di riscatto dopo troppe stagioni in chiaroscuro. Confermati gli altri componenti del quintetto, Korver, Millsap e Bazemore, un significativa modifica dei meccanismi è inevitabile, dal momento che Horford e Howard sono due lunghi con abilità molto differenti. Meno tiro da 3, meno ritmo, ma quantomeno più punti in pitturato, più pick and roll e, soprattutto, un maggior numero di rimbalzi. Almeno per le prime settimane, però, pagheranno lo scotto del cambiamento.

#5 Chicago Bulls

Dopo le partenze di Rose, Noah, Dunleavy e Gasol, ci si aspettava un pesante re-building finalizzato alla costante crescita dei numerosi giovani già presenti nel roster. Fred Hoiberg, che già pregustava un ruolo più manageriale di quello attuale, è stato, invece, ricompensato dagli arrivi di due stelle, Dwyane Wade e Rajon Rondo, che se da un lato aggiungono tanta qualità, dall’altro complicano i piani del coach, in possesso di una rosa di alto livello ma con un amalgama tutta da costruire. Qualora trovassero l’affinità fin dalle prime settimane, i Bulls dei nuovi Big 3 potrebbero ambire a tutti gli effetti ad un ruolo da protagonista.

#4 Indiana Pacers

Superlativa la campagna rafforzamenti eseguita da Bird&Co., iniziata con l’acquisizione di Teague (che va a sostituire George Hill), proseguita con Thaddeus Young e Aaron Brooks, suggellata dall’arrivo del big man da Charlotte, Al Jefferson, i quali vanno ad aggiungersi ad un roster notevole che, oltre alla superstar Paul George, presentava già Monta Ellis e il giovane Myles Turner. All’apparenza possono ambire alle prime posizioni, ma tutto dipenderà dalle capacità del nuovo coach Nate McMillan, già assistente del destituito Vogel, voluto dalla dirigenza per il suo presunto stile di gioco più moderno e dinamico, tuttavia completamente da valutare.

#3 Boston Celtics

Tornati, dopo un breve periodo di purgatorio, alle posizioni che le competono, l’obiettivo di Boston è migliorare ulteriormente i risultati del biennio precedente, giunto non oltre un rispettiabile primo turno playoff. Durant, Westbrook, Love ed altre star ricercate dalla dirigenza, hanno optato per progetti diversi; tuttavia il pacchetto lunghi, anello debole della rosa, è stato rinforzato da un top player del livello di Al Horford, che porterà ai Celtics esperienza, fisicità, intelligenza e tecnica, qualità difficili da riscontrare tutte insieme in un pivot. Non si sottovaluti, poi, l’aggiunta del rookie Jaylen Brown, ala piccola discreta in entrambe le metà campo, che potrà permettere a Stevens di lavorare sulla trasformazione di Crowder in un moderno stretch-four. I Verdi sono pronti a stupire ancora!

#2 Toronto Raptors

L’onerosa riconferma di De Rozan e l’acquisizione di Jared Sullinger da Boston, sono le uniche note liete verificatesi durante l’estate canadese. Per il resto, una rosa praticamente confermata, fatta eccezione per Scola e Biyombo, lunghi che, per esperienza ed esplosività, avrebbero fatto molto comodo alle rotazioni di coach Casey. La partenza del suo principale concorrente nel ruolo, responsabilizza non poco Jonas Valanciunas, atteso alla stagione della definitiva consacrazione dopo una carriera, fin qui, altalenante fra eccellenti prestazioni e mesi in infermeria. Dalla coppia di guardie Lowry-De Rozan, la migliore in assoluto dopo quella della Baia, si attende un ulteriore innalzamento delle prestazioni, soprattutto in ottica post-season. Confermarsi è un obbligo, ma sarà tutto fuorché una passeggiata.

#1 Cleveland Cavaliers

Perso il talismano Dellavedova, oltre che i poco considerati Mozgov e Williams, al roster sono stati aggiunti Chris Andersen, già scudiero di LBJ a Miami, e Mike Dunleavy, esperto catch and shoot da Chicago, mentre i giovani McRae e Felder dovranno dividersi i minuti di riposo di Kyrie Irving. La rosa, leggermente più corta e anziana del passato, non si esclude possa essere incrementata da ulteriori acquisizioni durante l’arco della stagione, quando la dirigenza potrà valutare al meglio l’entità del gap che divide i campioni in carica dai loro rivali per eccellenza, quei Golden State Warriors ansiosi di vendicare lo smacco subito appena qualche mese fa. In ottica di Conference, invece, James&Co. partono, ancora una volta, davanti a tutti.