Cantù vince il derby: uno spiraglio di luce nel gran caos

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Dmitrij Gerasimenko - Stopframe Youtube
Dmitrij Gerasimenko – Stopframe Youtube
Le aspettative attorno alla squadra brianzola ad inizio stagione non erano poche. Un patron con la potenza economica di Dmitrij Gerasimenko è un sogno per diverse società, un allenatore con l’esperienza internazionale di Rimas Kurtinaitis è un lusso che solo in pochi possono permettersi. Cantù ce li aveva entrambi, eppure…

I problemi legati all’assetto societario avevano rallentato parecchio i movimenti sul mercato, tant’è che spesso il direttore sportivo Berti si è dovuto “accontentare” di quei pochi free agents rimasti disposti a trasferirsi in Brianza. Il talento della squadra che era stata costruita è fuori discussione – giocatori come Darden, Pilepic, Travis e Lawal sono indubbiamente profili di primissimo livello – ma la cosa che era mancata, ed era evidente anche prima che iniziasse il campionato, era un criterio valido nella scelta dei giocatori, quella accurata selezione tra profili compatibili al progetto Gerasimenko e quelli non compatibili. Certo, sono state scelte dettate dal ritardo con cui è cominciato il mercato canturino, che hanno portato ad una frettolosa ricerca del talento, a discapito di tanti altri aspetti, come il carattere e la personalità di alcuni giocatori, altrettanto importanti nell’arco di una stagione.

Quindi ha sorpreso soltanto relativamente il fatto che Cantù non sia riuscita ad esprimere un gioco soddisfacente, venendo a volte sconfitta anche da squadre nettamente inferiori sulla carta, ma che avevano già una propria identità di gioco, quello spirito di squadra che a Cantù mancava profondamente. E così sono arrivate le sconfitte contro Brescia, Capo d’Orlando, Caserta, Brindisi, Torino – tutte squadre potenzialmente alla portata del roster del coach lituano.

Fin da inizio campionato era evidente la necessità di qualche modifica, anche sostanziale, al roster. E così, dopo l’infortunio di Dowdell sostituito da Waters (che si sta dimostrando tra i migliori playmaker del campionato), il primo a fare le valigie è stato Romeo Travis, seguito a ruota da Gani Lawal, mentre l’unico movimento in entrata era stato Alex Acker (anche se ora si aspettano ulteriori mosse sul mercato). Sembrava quindi che la scelta della società fosse quella di andare a ritoccare esclusivamente il roster, confermando la fiducia a coach Kurtinaitis. Ma a quanto pare a Cantù ancora non hanno le idee molto chiare, perché qualche giorno fa, prima dell’ultima partita di campionato, è stato comunicato l’esonero/rescissione di Kurtinaitis, con conseguente promozione a capo allenatore del suo vice Kiril Bolshakov.

Di certo non era uno scenario auspicabile nei giorni precedenti al derby contro Varese, sia per i giocatori che per i tifosi. In questo clima di incertezza caratterizzato da grande sfiducia dell’ambiente nei confronti di società e giocatori, è andata in scena a Masnago una delle partite più sentite dal pubblico lombardo: il derby tra Varese e Cantù. Difficile dire quale delle due squadre ci arrivava peggio a questo match. Fatto sta che Cantù, probabilmente nel momento più buio della sua stagione quando sembrava essere entrata in una spirale negativa estremamente difficile da superare, è riuscita a spuntarla, riuscendo a rialzare la china e facendo sprofondare nel baratro i cugini varesini.

Ed è proprio da questa partita che Cantù deve ripartire, lasciandosi alle spalle un inizio di stagione a dir poco complicato. E’ fuori discussione che i principali colpevoli della carenza di risultati sono i giocatori e lo staff tecnico, ma in queste circostanze gran parte del de-merito va ad una società che ancora non riesce a fare chiarezza sul nuovo assetto e sembra incapace di proporre un progetto credibile per questa storica piazza della pallacanestro italiana. Ciò a dimostrazione, ancora una volta, che per lavorare nel mondo della pallacanestro, prima che ottimi imprenditori, bisogna assere amanti dello sport. E’ indubbio che Gerasimenko abbia entrambe queste caratteristiche, ma ora è arrivato il momento di dimostrarlo, per amore del basket e di chi tutte le domeniche va al palazzetto a sostenere la propria squadra.