I protagonisti della settimana NBA: Antetokounmpo è l’oro dei Bucks, Porter cresce nella crisi dei Wizards

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Dopo due stagioni consecutive concluse in semifinale di Eastern Conference, con un nucleo giovane e di grande talento guidato dalla stella John Wall, per i Wizards si prospettava un futuro di enormi prospettive, deluso in parte dal 41-41 dell’anno passato, giù dal treno per la post-season. Così come successo ai Bucks, tragici in quel 33-49 nel corso di un’annata in cui avrebbero dovuto legittimarsi come contender ad Est.

Giannis Antetokounmpo - © 2016 twitter.com/usatodaynba
Giannis Antetokounmpo – © 2016 twitter.com/usatodaynba

Oggi, però, Milwaukee sta diventando grande, è una squadra ordinata, che costruisce del bel gioco offensivo e difende duro sull’altro lato del campo, con Giannis Antetokounmpo a deliziare ogni appassionato di basket.
Washington, al contrario, è un insieme di personalità individuali di valore, ma senza un meccanismo vincente alle proprie spalle.

Un altro prodotto del Draft 2013 è Otto Porter. La sua crescita è stata graduale, per non dire lenta, ma quest’anno, se si dovesse cercare una nota lieta nella squadra della capitale, sarebbe proprio l’ex chiamata numero 3. Non soltanto per i career-high in termini di punti (14.4) e rimbalzi (7.9), oltre a quasi 2 palle rubate a partita, ma soprattutto perché il prodotto di Georgetown è l’unico ad avere un impatto decisivo sui due lati del campo, pur nel disastro generale di una squadra che ha vinto appena 7 delle prime 20 uscite stagionali. Una débacle difficile da immaginare per un roster che, oltre ad uno dei candidati al premio di Most Improved Player of the Year, ha al suo interno un Wall ai limiti della doppia-doppia di media (24.1 punti, 9.8 assist e 2.1 steal a partita), capace di 52 punti di career-high la notte scorsa, ed un Bradley Beal da 21.4 punti di media, con il 44.1% al tiro ed un infuocato 41.5% da oltre l’arco su 7 tentativi a partita. L’attacco, escludendo questi tre protagonisti, non costruisce pressoché nulla, fermandosi a 104.3 punti a uscita, ma ancor peggio di comporta la difesa, se si pensa al plus/minus di -2.8 che porta i punti subiti oltre quota 107.

Otto Porter - © 2016 twitter.com/HoopsRumors
Otto Porter – © 2016 twitter.com/HoopsRumors

Se non si può biasimare l’operato di Marcin Gortat, in doppia-doppia di media con 11.5 punti e 12.1 rimbalzi a partita, i quasi 13 punti messi insieme da Markieff Morris devono essere letti alla luce di una percentuale reale al tiro del 43.8%. Tra il centinaio di giocatori in NBA che tentano almeno 10 tiri a partita, soltanto una decina scarsa hanno una statistica peggiore, cui si aggiunge un operato poco convincente in difesa. La panchina dei Wizards, infine, ha un impatto pressoché nullo sui risultati di squadra. A proposito di impatto, nessuno come The Greek Freak, al momento, sta lasciando senza parole: 22 punti di media, con il 52% al tiro, 8.9 rimbalzi, 6.1 assist, 2.2 palle rubate e 2.3 stoppate. Numeri che nessuno ha complessivamente mai raccolto se portati fino al termine della regular season. L’ultimo giocatore a collezionare 22+8+5 con un impatto simile in difesa è stato, probabilmente, Kareem Abdul-Jabbar. Antetokounmpo abbina una fisicità statuaria, con un’apertura alare pazzesca, a qualità di ball-handling ed una visione di gioco fuori dall’ordinario. Basti aggiungere che Gregg Popovich di lui ha detto: “Non è più soltanto un fenomeno di atletismo, ha imparato come giocare a dovere. Ha imparato i tempi e a segnare con regolarità. Cose che ti rendono una stella in breve tempo”.

Ai numeri fantascientifici del greco si aggiungono i quasi 20 a partita per un Jabari Parker tornato in grandissima forma. Incredibile pensare che siano gli unici in doppia cifra di media, ma altri sette giocatori sono racchiusi tra i 7.2 e i 9.2. Milwaukee, poi, è quarta per assist (23.7) e la decima miglior difesa della Lega, con 101.8 punti subiti a uscita. Si costruisce così il quinto miglior record ad Est, con 11 vittorie su 20 partite giocate. Magari non eccezionale, ma senz’altro sentore di una squadra in crescita che vuole tornare a vivere un ruolo da protagonista nelle questioni di una Eastern Conference più che mai stravagante e aperta ad ogni tipo di stravolgimento.